Il doposcuola di Cesvot e Fondazione CR Firenze: tutor universitari per gli alunni delle medie

Gabriele Gori, Federico Gelli e Marco Pierini

Presentato il progetto per combattere le lacune educative "da pandemia"


L’emergenza Covid ha lasciato ferite profonde in tutto il tessuto sociale e a farne le spese, come sempre, sono stati i più fragili. Il mondo della scuola è stato una delle realtà che più hanno subito gli stravolgimenti causati dalla Covid: istituti chiusi, lezioni in Dad, classi in quarantena. Lo tsunami generato dalla pandemia si sta ritirando e lascia dietro di sé preoccupanti macerie, ossia l’incremento dell’abbandono scolastico e lo scadimento delle competenze acquisite.

Ed è in questo momento critico che Cesvot e Fondazione CR Firenze sono scese in campo e hanno ideato il progetto “I care. Studiare insieme”.

Per due pomeriggi la settimana, infatti, 30 alunni e alunne della scuola secondaria di primo grado “P. Calamandrei” saranno affiancati da studenti dell’Università di Firenze per lo svolgimento dei compiti e l’approfondimento delle materie scolastiche. L’obiettivo è anche far acquisire agli alunni e alle alunne autonomia e senso di responsabilità.

Il progetto di volontariato I care. Studiare insieme, nasce dalla volontà di Cesvot e di Fondazione CR Firenze di ridurre le carenze educative scolastiche emerse in tempo di pandemia. Collaborano l'associazione Meeting Point, la scuola secondaria di primo grado “P. Calamandrei”, la Scuola di Giurisprudenza e la Scuola di Economia e Management dell'Università degli Studi di Firenze.

E' stato presentato oggi, presso la sede Cesvot a Firenze, da Federico Gelli, presidente di Cesvot, da Gabriele Gori, Direttore Generale di Fondazione CR Firenze e da Marco Pierini, professore ordinario di progettazione meccanica e costruzione di macchine del Dipartimento di Ingegneria Industriale di Unifi, nonché prorettore di Unifi al trasferimento tecnologico, attività culturali e impatto sociale.

Alla conferenza hanno partecipato anche Lucia di Giovanni, professoressa e dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo Calamandrei di Firenze; Paola Lucarelli, presidente della Scuola di Giurisprudenza e docente ordinaria di Diritto Commerciale all'Università degli Studi di Firenze; Marco Bellandi, presidente della Scuola di Economia e Management e professore ordinario di Economia applicata del Dipartimento di Scienze per l'Economia e l'Impresa dell'Università degli Studi di Firenze; Sara Funaro, assessora Educazione e Welfare del Comune di Firenze; Luigi Paccosi, membro dell'Associazione Meeting Point che si occuperà del trasporto degli alunni.

Gli obiettivi di I Care sono: offrire una risposta concreta per aiutare le ragazzine e i ragazzini che frequentano la scuola secondaria di primo grado e realizzare esperienze di volontariato fra gli studenti dell’Università di Firenze.

I partecipanti verranno dotati di un computer portatile, che resterà in omaggio a chi parteciperà con continuità agli incontri formativi. I pc sono la prima concreta attuazione dell’accordo firmato alcuni giorni fa tra l’Amministratore delegato TIM Luigi Gubitosi e il Presidente di Fondazione CR Firenze Luigi Salvadori che ha consentito la donazione alla Fondazione di oltre 600 pc e laptop destinati espressamente alla formazione digitale dei giovani che vivono in famiglie in difficoltà.

I 30 studenti universitari, che ad oggi hanno aderito al progetto, sono iscritti alle Scuole di Giurisprudenza ed Economia e Management dell’Università di Firenze ed hanno già partecipato alla giornata di formazione. La partecipazione al progetto garantirà loro il riconoscimento di Crediti Formativi Universitari, e avranno un bonus di 50 euro per l’acquisto di libri presso la “Libreria Campus”.

Per gli studenti della scuola Calamandrei è previsto anche un servizio di accompagnamento gratuito, a cura dell’associazione Meeting Point, fino alle aule di studio messe a disposizione all’interno del First Lab del Polo Universitario di Novoli.

Gli incontri di studio si svolgeranno da ottobre 2021 a maggio 2022 due volte alla settimana dalle 15 alle 17.

Le dichiarazioni

Soddisfatto Federico Gelli: “Come dimostra l’ultimo rapporto a cura dell’Osservatorio della Caritas di Firenze, la povertà educativa fra le ragazzine e i ragazzini è in pesante crescita, sia sotto il profilo dell’apprendimento sia sotto quello delle competenze relazionali. Si tratta di una condizione aggravata dalla pandemia. L’aumento della povertà economica delle famiglie si è spesso tradotto in povertà educativa dei minori. È necessario intervenire. Con il progetto I care vogliamo sperimentare un modello replicabile, che possa contribuire a far studiare con tranquillità bambine e bambini, grazie alla forza del volontariato di giovani studenti universitari disponibili a donare il loro tempo, il loro sapere e la loro capacità di relazione”.

“Abbiamo molto a cuore questo progetto - ha aggiunto Gabriele Gori - perché interviene nell’ambito educativo che è stato tra i più colpiti dalla pandemia e verso il quale la nostra Fondazione si sta impegnando moltissimo. In questa occasione non solo assistiamo ad una bellissima collaborazione tra Istituzioni e associazioni ma possiamo distribuire degli apparati tra quelli che ci sono stati donati da TIM e che sono stati opportunamente rigenerati in modo da renderli perfettamente efficienti e ridurre gli impatti ambientali connessi al loro smaltimento. Una operazione che ha dunque molteplici valenze e che dimostra che, se c’è la volontà e c’è una buona idea, ci sono i mezzi e le persone che hanno la capacità di attuarla”.

“Il progetto potrebbe costituire uno studio pilota e se funziona, come credo, potremmo riproporlo” ha affermato Marco Pierini. “Purtroppo i dati sugli effetti della pandemia sulla formazione degli studenti, in particolare sui ragazzi che dalle superiori passano all’università, non lasciano dubbi: il decadimento delle competenze è notevole. Quindi, si pone il problema di far recuperare terreno agli studenti a tutti i livelli di studio, tenendo presente che più si scende di grado e più le difficoltà inerenti a strumenti come la dad aumentano, soprattutto per le famiglie meno abbienti con difficoltà a reperire dispositivi e spazi di studio. Inoltre - ha proseguito - non va dimenticata l’importanza della socialità durante il processo di apprendimento per ragazzi di 13-14 anni. I Care, dunque, sarà doppiamente importante: permetterà agli alunni adolescenti di interagire e imparare con giovani tutor più vicini alla loro mentalità, mentre gli studenti universitari faranno un’esperienza che permetterà di arricchirsi sia umanamente che professionalmente.

Lucia di Giovanni confida che “questa iniziativa, per usare un gergo giovanile, diventi virale. Ciò che ha peggiorato la situazione non sono stati solo distanza e dad, ma proprio la mancanza di un confronto in presenza. L’apprendimento è migliore quando ci si confronta 'face to face' e questo è mancato a tutti, soprattutto ai nostri adolescenti. Per questo abbiamo da subito creduto in questo progetto: i tutor universitari saranno degli ottimi maestri per i nostri alunni, perché con il loro approccio più vicino agli studenti potranno trasmettere la voglia di studiare e confrontarsi”.

“La povertà educativa è diventata emergenza vera - ha confermato Sara Funaro -. Nel post pandemia abbiamo registrato un’impennata degli abbandoni scolastici, nonché un calo di rendimento soprattutto nelle fasce più basse della popolazione. Avere iniziative come questa, in cui le istituzioni locali collaborano per aiutare i ragazzi più fragili, ha un valore fondamentale. Inoltre, è assai significativo che questa iniziativa si tenga all’interno di un fiore all’occhiello dell’università fiorentina come First Lab; un contesto che sicuramente stimolerà i giovani alunni allo studio e alla crescita”.

I tutor

Alla conferenza erano presenti anche due dei tutor che animeranno il progetto: Daniele Giovenali e Marco Morandi. Per entrambi è la prima volta in un contesto di insegnamento scolastico: un salto nel buio, come loro stessi ammettono, ma che sono pronti a compiere con grande entusiasmo.

Daniele Giovenali, ha 62 anni ed è studente alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze: “Credo che questo progetto sia una grande occasione per avvicinarsi al volontariato. Mi ritengo una persona fortunata perché ho sempre lavorato, sono stato un dirigente nell'ambito del settore turistico, per questo mi sono avvicinato allo studio in età avanzata. Mio padre ha sempre fatto volontariato in Humanitas ed è stato un donatore di sangue, mi ha insegnato quanto è importante dedicarsi agli altri: per me essere volontario in questo progetto significa finalmente avere questa possibilità. Spero di valorizzare le mie esperienze creando empatia con tutti i ragazzi che incontreró. Mi presenterò a loro mostrando la tessera dell'Università per far capire che, nonostante l'età, sono uno studente come loro”.

Marco Morandi, 26 anni, studente della facoltà di Giurisprudenza di Firenze: “Con questa occasione potrò cercare di trasferire il mio metodo universitario per aiutare ragazzi più giovani accompagnandoli nei loro percorsi di studio. Ho subito voluto cogliere questa opportunità che giudico formativa per tutti”.

Giovanni Gaeta

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