Non si sono fatti attendere i commenti in seguito alla chiusura delle indagini sulla morte di Luana D'Orazio, la 22enne vittima di un incidente sul lavoro il 3 maggio scorso. Le persone indagate sono tre: la titolare dell'azienda Luana Coppini, il marito Daniele Faggi ritenuto dagli inquirenti amministratore di fatto dell'impresa e il tecnico manutentore del macchinario Mario Cusimano.
Fratoianni (Si): "Morte evitabile, tanta rabbia"
“Quindi secondo i risultati delle indagini preliminari sulla morte della giovane Luana D'Orazio il macchinario che ha ucciso è stato manomesso per aumentarne la produzione dell'8%. Rabbia, semplicemente tanta rabbia.”
Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni
“Rabbia - prosegue il leader di SI - perché si poteva evitare. Sarebbe bastato un controllo: la manomissione del macchinario era così evidente che si notava ad occhio nudo. Nel 2020 l'86% delle aziende ispezionate dall'Inail è risultata irregolare. Di parole ne abbiamo sentite tante - conclude Fratoianni - ora devono i fatti. Cosa si sta aspettando?”.
Anpit Firenze-Prato: “Fare impresa in sicurezza, aiutiamo le imprese virtuose"
“La morte di Luana è la sconfitta di tutti e ci dimostra quanto ancora siamo indietro come cultura d’impresa. Il problema c’è e i numeri degli ultimi mesi parlano chiaro e impongono una riflessione complessiva” dichiarano congiuntamente Giorgio Gargiulo, Presidente di ANPIT Firenze e Alice Gigliotti, Responsabile ANPIT Prato.
“Certo, la ripresa è difficile, le incognite di mercato sono tante, i sostegni latitano, le infrastrutture sono fatiscenti, ugualmente non si può tagliare sulla qualità del lavoro e dunque sulla salute o addirittura la vita del lavoratore. Fare impresa non può prescindere dalla sicurezza del lavoratore anche perché – rimarcano – ogni danno al lavoratore si traduce, immediatamente, in un danno all’azienda. Bisogna aver chiaro che anche un singolo infortunio penalizza l’azienda e quindi la sicurezza è un investimento a vantaggio di tutti”.
ANPIT Firenze e Prato pone il problema dal punto di vista delle aziende: “La sicurezza è un investimento, non giriamoci intorno, ed è un costo. Per cercare di venire incontro ai virtuosi, che ci sono e che non sono affatto minoritari sebbene ci siano sempre tanti furbetti/colpevoli, bisognerebbe – concludono Gargiulo e Gigliotti – introdurre delle premialità o degli sgravi”.
Stefano Pancari: "Preferita la produttività a scapito della sicurezza"
“Lo ha confermato anche l’indagine: Luana è stata uccisa. In nome di cosa? La cultura della sicurezza in Italia era già di per sé una casa scricchiolante e piena di fessurazioni. Con i cordoni della pandemia che si allentano è partita la corsa all’oro di tante imprese per recuperare il terreno perduto. Una corsa che, come una scossa sismica, fa crollare definitivamente la cultura della sicurezza mettendo a rischio la vita di molti lavoratori. Con i metri in più di tessuto prodotti togliendo i blocchi al macchinario non ci pagheranno né avvocati né fermi produzione, ma soprattutto non riporteranno in vita una delle tante persone sacrificate sull’altare del profitto”.
Lo dichiara Stefano Pancari, Rebel Safety Communicator, da sempre impegnato in prima linea per la diffusione di una cultura della sicurezza.
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