Nel corso del 2020, nonostante la riduzione di attività a seguito delle misure restrittive per far fronte alla pandemia, ARPAT ha garantito il monitoraggio dello stato ecologico e chimico delle acque superficiali toscane.
Il 2020 è stato il secondo anno del triennio 2019-2021, quindi i risultati della classificazione (ecologica e chimica) derivanti dal monitoraggio svolto da ARPAT sono da considerarsi provvisori, sia perché il numero delle stazioni monitorate (distribuito nel triennio) non è completo, sia perché ogni indicatore viene ricalcolato con il set completo di dati a fine triennio. La classificazione che è emersa nel 2020 e che qui riportiamo in sintesi potrà dunque subire modifiche alla fine del triennio, ovvero alla fine dell'anno in corso.
Per quanto riguarda il monitoraggio chimico, pur avendo perso alcuni mesi di campionamento, l'Agenzia è riuscita a garantire circa il 90% delle analisi programmate. Il biomonitoraggio è stato invece più penalizzato, a causa della perdita di tre mesi non campionabili, corrispondenti proprio all’inizio del periodo primaverile caratterizzato dall’accrescimento della comunità biotica.
I risultati del monitoraggio chimico
La classificazione dello stato chimico prevede due classi, buono e non buono, e richiede il monitoraggio delle sostanze indicate nella tabella 1A allegato 1 parte III del DLgs 152/06, sia sulla matrice acqua che sul biota; le due classificazioni sono considerate però separatamente, data la significativa differenza di analisi eseguite nella matrice acqua rispetto al numero ancora limitato di stazioni su cui si esegue di anno in anno il monitoraggio del biota.
In sintesi, lo stato chimico è buono nel 64 % dei punti, considerando la sola matrice acqua. Invece i dati relativi ai campioni di biota restituiscono uno stato chimico non buono nel 100% dei punti su cui è stato prelevato il campione di pesce.
Nella colonna d’acqua i parametri che più frequentemente superano lo SQA (standard qualità
ambientale) sono il mercurio, con superamenti in 34 stazioni, PFOS in 10 stazioni, benzo[a]pirene in 8 stazioni, tributilstagno in 3 stazioni, cadmio e nichel in 2. I superamenti dei parametri che determinano il “non buono” rimangono pressoché costanti negli anni.
I risultati del monitoraggio ecologico
Lo stato ecologico deriva dal risultato peggiore tra tutti gli indicatori applicati, ovvero macroinvertebrati, macrofite, diatomee, limEco, sostanze pericolose indicate nella tabella 1B del DLgs 152/06.
Pur trattandosi di dati provvisori, possiamo dire che nel 2020 l’obiettivo di qualità dettato dalla direttiva europea 2000/60 (livello elevato-buono) è raggiunto nel 66% dei corpi idrici. Vista la regola fondamentale per ottenere gli indicatori, ossia il peggior risultato è quello predominante, il quadro completo dei bioindicatori raggiungibile a fine triennio potrebbe modificare anche sostanzialmente le percentuali attuali.
Dal monitoraggio effettuato emerge che le comunità vegetali e animali riflettono trasformazioni importanti degli habitat fluviali, sempre più sottoposti a pressioni antropiche, che vanno dagli attingimenti, alle modifiche morfologiche che snaturano l’efficienza ecologica dei corsi d’acqua, ai cambiamenti del clima, che determinano sempre più spesso fenomeni di siccità in mesi diversi dalla piena estate.
I 5 indicatori applicati
Macroinvertebrati: l’analisi della comunità di macroinvertebrati eseguita su 50 punti di campionamento (quota parte in programma nel 2020) riporta una percentuale di qualità elevata/buona del 56%
Macrofite: l’analisi della comunità di macrofite, effettuata su 37 punti di campionamenti (quota parte in programma nel 2020), riporta una percentuale di qualità elevata/buona del 57%
Diatomee: l’analisi della comunità di diatomee, eseguita su 48 punti di campionamenti (quota parte in programma nel 2020), riporta una percentuale di qualità elevata/buona del 79%
LimEco: il livello di inquinamento da macrodescrittori (percentuale di ossigeno in saturazione, azoto ammoniacale, nitrico e fosforo totale) presenta una percentuale di qualità elevata e/o buona pari al 68%, calcolato su 83 stazioni di monitoraggio
Sostanze pericolose: la concentrazione media annuale delle sostanze, ricercate in base all’analisi delle pressioni, è stata calcolata su 145 stazioni, restituendo una qualità elevata/buona nel 79% dei casi. I parametri critici che determinano lo stato sufficiente sono prevalentemente il glifosato e il suo prodotto di degradazione AMPA, seguito dalla somma dei pesticidi totali, a cui ovviamente i due principi attivi contribuiscono in modo determinante. Altri principi attivi rilevati, il cui valore medio supera lo standard di qualità ambientale, sono metolaclor, carbendazim, tetraconazolo, rinvenuti ognuno in un unico punto di prelievo (Maestro Della Chiana ad Arezzo, Ombrone_Pt Medio a Quarrata, Usciana-Del Terzo a Calcinaia). Presenti in più stazioni di campionamento risultano il diclofenac e l’arsenico, quest’ultimo nel bacino del Cecina.
Nel 2020 ARPAT ha completato il biomonitoraggio con l’applicazione dell’indice NISECI sulla comunità ittica. Tale attività, per il primo anno a livello sperimentale e di formazione di una parte degli operatori, è stata condotta a seguito della collaborazione scientifica tra Regione Toscana e Dipartimento di biologia dell’Università di Firenze, con il coinvolgimento dell’Agenzia. I risultati di questa attività saranno oggetto di una prossima Arpatnews.
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