Turni massacranti per 2 euro l'ora, ai domiciliari tre titolari a Prato

Era ospite di un centro di accoglienza straordinario ma era stato assunto a nero da una ditta di confezioni di Prato gestita di fatto da 3 cittadini cinesi, una coppia di coniugi con un'altra donna.

Per le condizioni di lavoro inaccettabili (turni giornalieri di 12 ore, nessun riposo settimanale e 2 euro l'ora di paga, senza ovviamente tutele sindacali, dispositivi di sicurezza nei macchinari) l'uomo, di origine nigeriana, si è rivolto allo Sportello Immigrazione del Comune di Prato e ha fatto partire l'operazione Prato in Rete. Le indagini erano state compiute dalla polizia municipale e dalla guardia di finanza per i reati di sfruttamento sul lavoro.

Sono stati effettuati appostamenti e pedinamenti, oltre all'installazione di telecamere di sorveglianza, ed è stata provata dall'accusa lo sfruttamento di 9 lavoratori extracomunitari (cinque di origine africana, quattro cinese).

Gli accertamenti di natura patrimoniale hanno riguardato i soggetti cinesi a capo dell’organizzazione i quali, tramite prestanome, nel corso degli ultimi 5 anni hanno - di fatto - gestito due ditte di confezioni succedutesi nel tempo, negli stessi locali, con lo stesso personale ed i medesimi macchinari.

Alla luce dell’esito delle investigazioni, il Tribunale di Prato ha emesso tre ordinanze di custodia cautelare (arresti domiciliari) nei confronti dei tre cinesi, che sono state eseguite dai Finanzieri e dalla Polizia
Municipale nella mattinata odierna.

Oltre a ciò, si è proceduto al sequestro preventivo, disposto d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Prato, finalizzato alla confisca in via diretta e per equivalente, fino alla concorrenza di circa 60mila euro, del profitto del reato, costituito dai debiti previdenziali dovuti dalle due ditte individuali. In aggiunta, sono stati sottoposti a sequestro anche un autocarro nonché tutti i macchinari utilizzati nell’attività di impresa.

Sindaco Biffoni: "Istituzioni non si voltano dall'altra parte, con Procura lavoro sinergico"

"Esiste a Prato, ma non soltanto, un problema di sfruttamento lavorativo e il Comune di Prato, insieme con le altre istituzioni, se ne fa carico. Le istituzioni di questa città combattono ogni giorno contro questo reato infame con strumenti che tutelano chi denuncia e, come dimostrato, non si limita ad enunciarlo, ma lo fa con i fatti". Il sindaco Matteo Biffoni ribadisce l'impegno continuo del Comune di Prato, in sinergia con la Procura della Repubblica, le forze dell'ordine, Asl, Inps e Ispettorato del lavoro per contrastare lo sfruttamento lavorativo: "L'operazione Venus Ark, per la quale mi complimento con la Procura della Repubblica di Prato, la Polizia Municipale e tutti gli enti coinvolti, ne è una riprova: lo sportello antisfruttamento del Comune di Prato funziona. Chi vive una condizione di sfruttamento lavorativo può e deve denunciare, perché la legge tutela chi denuncia e, se ce ne sono le condizioni, scatta il sistema di sanzione di chi viola le regole e di tutela delle vittime", aggiunge il sindaco.

"Si parla di "sistema Prato" per indicare il sistema di sfruttamento lavorativo, ma esiste un "sistema Prato" di reazione della Città, un sistema quasi unico in Italia che vede lavorare insieme, con un chiaro obiettivo condiviso di tutela delle persone e della legalità, il Comune di Prato, la Procura della Repubblica, la Asl, l'Ispettorato del lavoro, l'Inps. Quello che serve, lo ribadiamo, è il potenziamento degli organi periferici dello Stato in un territorio complesso come il nostro distretto", chiosa l'assessore Simone Mangani.

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