Pizzeria succursale della camorra a Firenze, 7 in carcere

L'operazione è partita da Firenze e ha toccato anche la provincia di Prato


Operazione anti-Camorra a Firenze e non solo, sono in corso misure cautelari e perquisizioni per tredici indagati. Polizia e guarda di finanza di Firenze, assieme alla Dda fiorentina e alla Dna, stanno operando tra Firenze e le province di Salerno, Prato, Latina, Verona e Potenza.

L'operazione è diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo.

Stando alle forze dell'ordine sono stati bloccati "l'ascesa di un clan camorristico e finanziamenti Covid". I reati contestati agli indagati sono quelli di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per aver agevolato il clan camorristico, presente nella provincia di Salerno. L’associazione era finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

12 le misure cautelari (7 in carcere, 3 ai domiciliari e 2 provvedimenti di interdizione dall’esercizio di attività professionali, queste ultime riguardano un commercialista e un consulente del lavoro, rispettivamente con studi a Prato e a Nocera Inferiore). Un minore è stato anche collocato in comunità su disposizione del gip del Tribunale dei minorenni di Firenze Eugenia Di Falco su richiesta del procuratore Antonio Sangermano.

Disposto anche il sequestro preventivo di conti correnti e somme di denaro.

L'operazione

Le indagini partono a luglio 2020. Due fratelli si erano stabiliti a Firenze per delle attività criminali. La sede era in una pizzeria di Firenze acquisita all'inizio della pandemia. I membri della gang lì tenevano i loro incontri e si recavano per stoccare e rivendere quanto in loro possesso. La licenza commerciale era stata ottenuta con una falsa dichiarazione sulla sussistenza dei requisiti di onorabilità del richiedente. Infatti quest'ultimo era destinatario di una misura di prevenzione personale a suo tempo adottata dal Tribunale di Salerno.

Erano poi stati ottenuti contributi Covid e finanziamenti per l'attività commerciale per 32mila euro e garanzie per 90mila euro in due banche diverse.

I proventi delle attività illecite erano reinvestiti, sia nella città di Firenze che a Nocera Inferiore (SA). Alcuni fondi venivano dati ai sodali di Nocera, coinvolti in una faida con un clan rivale, la cui violenta escalation era acclarata nel corso delle indagini e aveva preso avvio all’atto dell’uscita dal carcere del capo clan, fratello del gestore della pizzeria fiorentina, avvenuta nel dicembre 2020.

Le numerose ritorsioni tra i clan - i cui violenti episodi si sono concretizzati la vigilia del Natale 2020 e, nei primi mesi del 2021 - hanno interessato anche l’area fiorentina; gli avversari inviarono a Firenze alcuni associati, che si sono resi responsabili della esplosione di una bomba carta avvenuta la notte del 23 febbraio 2021 nei pressi della pizzeria. Episodio che suscitò nella comunità fiorentina un grave allarme sociale.

A carico del gestore della pizzeria del capoluogo fiorentino e di altri sodali sono state infine rilevate responsabilità in tema di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in particolare, per aver tentato di procurare illegalmente l’ingresso sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari, attraverso l’indebito sfruttamento della normativa del luglio 2020 (DPCM 7 luglio 2020 e relativa Circolare applicativa del 12 ottobre successivo in tema di flussi migratori).

Coinvolti non meno di 15 cittadini extracomunitari, prevalentemente provenienti dal Bangladesh, ai quali erano richiesti 1.500 euro per ogni pratica di assunzione.

In pratica, disponendo il sodalizio della disponibilità di oltre un centinaio di copie di documenti di identità di cittadini extracomunitari, erano predisposti falsi contratti di assunzione che indicavano, quale presunto luogo di svolgimento dell’attività lavorativa, sia la pizzeria, sia altri esercizi commerciali fiorentini, nell’unica finalità di consentire la presentazione delle domande da parte di imprenditori compiacenti di volta in volta reperiti.

"Un tentativo di infiltrazione nella realtà fiorentina"

"Per la città di Firenze è stato un bene che si sia intervenuti in questa fase e con grande rapidità. Era in atto un tentativo di infiltrazione, di colonizzazione della realtà locale, partendo da reati di basso livello per arrivare a quelli in materia di armi e di immigrazione".

Lo ha detto oggi il direttore della Direzione centrale anticrimine della polizia di Stato, prefetto Francesco Messina, commentando l'operazione che ha bloccato l'insediamento del clan camorristico dei Cuomo.

"Quella di oggi - ha commentato il generale Alessandro Barbera, comandante dello Scico della guardia di finanza - è stata un vaccino contro il virus della criminalità organizzata"

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