Lunedì 4 settembre 1944. Pomeriggio inoltrato. Altopascio è liberata. Quel giorno di 77 anni fa è stato festeggiato oggi con l’iniziativa “Le strade della memoria - una staffetta per la libertà”, organizzata dall’amministrazione comunale di Altopascio, con l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Lucca, l’Anpi Lucca e l’associazione Linea Gotica della Lucchesia. In piazza Gramsci, oltre alla rievocazione in costume della V armata, si è tenuta la celebrazione ufficiale, conclusa e omaggiata dal passaggio delle frecce tricolori, portate in cielo dai deltaplani.
E a riaffiorare oggi è stata soprattutto la storia di una famiglia ebrea, quella di Giulio Blei e Vlasta Strassberger, con il piccolo Davide, e di un altopascese, Francesco Rosellini, che li portò in salvo in Svizzera, prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943, per proteggerli e salvarli dalla deportazione nei campi di concentramento. A lui è stata dedicata la targa che, da oggi, si trova sul palazzo comunale, in piazza della Magione, inaugurata dal sindaco di Altopascio, Sara D’Ambrosio e dal presidente consiglio comunale, Sergio Sensi. Una storia ritrovata, può essere definita così, quella che ha preso vita grazie al lavoro di ricerca e ricostruzione portato avanti dalla presidenza del consiglio comunale. Una storia che parla di solidarietà e coraggio, altruismo e amore.
È la storia di Giulio Blei, professore di lingue straniere, e di Vlasta Strassberger, giovane studentessa di Zagabria: entrambi ebrei, entrambi internati ad Altopascio, dove si conobbero. Malgrado le loro misere condizioni di vita e lo stretto controllo da parte del regime che ne limitava la libertà da tutti i punti di vista, Giulio e Vlasta decisero di sposarsi e dettero alla luce Davide.
Ed è la storia di Francesco Rosellini. Gestore dell’agenzia di Altopascio del consorzio agrario di Lucca, già in dissenso con l’amministrazione fascista comunale di allora, Rosellini entrò in contatto con la famiglia Blei e, poco prima dell’arrivo dei tedeschi ad Altopascio (10 settembre 1943), decise di mettere a repentaglio la propria stessa vita per portare in salvo Giulio, Vlasta e Davide. Dapprima li nascose a Vetriano, nel comune di Pescaglia, e poi da lì, fornendo loro documenti falsi e aiuti economici, consentì loro di raggiungere la Svizzera in sicurezza.
Fonte: Ufficio Stampa
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