"Per Amatrice un peposo da San Miniato": il racconto a 5 anni dal terremoto

Il ricordo di Dario Fanciullacci della Protezione Civile della Misericordia da San Miniato: "Vidi l'Italia veramente unita"


Il 24 agosto è una data simbolo della storia d'Italia recente. Nel 2016 la terra tremò e il Centro Italia visse una delle sue pagine più dolorose. Amatrice e le zone limitrofe furono al centro di un terremoto di cui portano ancora le ferite, ben visibili.

A distanza di cinque anni è impossibile dimenticare, non solo l'orrore del terremoto ma anche la catena di solidarietà e bei gesti che seguì quel drammatico 24 agosto 2016.

Dario Fanciullacci, 41enne di San Miniato, dal 1994 è nella Misericordia di San Miniato. Fa parte della Protezione Civile della Misericordia sanminiatese e nel 2016 per una settimana fu a Cornillo Nuovo (Rieti, Lazio), al centro allestito dalla Regione, come referente per le Misericordie della Toscana.

Qual era il vostro compito?
Davamo cibo, vestiti e posti da dormire a circa una cinquantina di persone. Però facevamo anche una sorta di sostegno morale per persone che avevano perso tutto. Ricordo anche le molte associazioni inviate sul posto con psicologi o clown per cercare di tirar su grandi e piccini. Anche noi cercavamo di far passare meglio le giornate a chi era al centro: organizzavamo cene con prodotti toscani, una volta cucinammo addirittura il peposo.

Che ricordo hai di quella settimana?
Sicuramente è stata un'esperienza che mi ha colpito. Amatrice e gli altri paesi erano stati rasi al suolo. La gente ci vedeva come dei 'salvatori' e ci fece sentire a casa, ci trattarono benissimo, quando eravamo noi ad avere il compito di aiutarli. Da quel punto di vista è stato emozionante. Avevano una gran voglia di uscire da un momento terribile.

Cosa ti ha colpito di più?
Ho molte diapositive in testa. Ricordo che una donna aveva bisogno di assorbenti particolari per via di un'allergia e girammo tutte le farmacie rimaste in piedi, poi li trovammo e fu felicissima. La generosità dopo la tragedia fu incredibile.

In che senso?
Tantissime persone volevano dare una mano. Molto spesso ci siamo persino trovati a dire di no a un moto di generosità incredibile. C'è chi da altri paesi del Lazio ha donato una lavatrice. Chi arrivava a dare vestiti, anche se non ne avevamo bisogno, ma la voglia di aiutare era enorme. Un ex palasport venne trasformato in un centro di raccolta e, dalla quantità di doni da tutto il Paese, sembrava il supermarket più grande di tutti... Vidi l'Italia veramente unita.

C'è un'immagine che più di altre porti con te?
Sì, ed è un'immagine nel vero senso della parola. Spesso si pensa che le associazioni si facciano la guerra, in realtà non è così. Quindi scattai una foto con volontari da tutta Italia, tutti di spalle e con una bandiera italiana che portava la scritta "Forza Amatrice". Sui social la condivisero in tantissimi. Poi ricordo anche altro.

Cosa?
Una sera, finalmente, riuscimmo a andare a farci un caffè in un bar. Arrivò un'altra scossa molto forte, ma fortunatamente eravamo tutti fuori e non ci furono danni a persone. Però ricordo che c'erano scosse ogni tre-quattro ore. La gente ogni tanto esclamava "Eccolo, eccolo!".

Sei più tornato in quelle zone?
Sì, circa un anno dopo. Ho fatto un giro ma purtroppo tutto era rimasto uguale. Con la Misericordia di San Miniato però negli anni abbiamo organizzato degli Open Day. Una volta abbiamo invitato una famiglia di Amatrice che fece un resoconto toccante di quell'esperienza. Fu una grossa emozione.

 

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