Sanità toscana, SCE: "Deficit di autorevolezza preoccupante della Regione"

Nei mesi scorsi abbiamo sollecitato e proposto diversi elementi per un programma di cambiamento del servizio socio sanitario regionale, cambiamento sempre più urgente che non può essere gestito solo con gli annunciati “stati generali” della sanità. La consultazione è un utile momento di ascolto, ma che può diventare solo una passerella, mancando un indirizzo programmatico proprio formulato dalla Regione.

Sappiamo di una crisi della spesa corrente (leggiamo di previsioni di deficit di bilancio notevoli) che condiziona ogni iniziativa ed in particolare blocca le assunzioni. Senza un aumento della spesa corrente, oltre a non ‘rispondere’ ai sacrifici fatti dagli operatori, non si affrontano le diseguaglianze territoriali, non si rilancia davvero la sanità territoriale. Su questo – e su tutti i punti che qui poniamo - è necessaria maggiore informazione da parte della Regione, nonché una rinnovata larga mobilitazione e vertenza verso il governo nazionale.

Ci preoccupa un certo deficit di autorevolezza del governo centrale della Regione, con limiti programmatori evidenti, a cui consegue una autoreferenzialità delle mega aziende sanitarie. Questo è conseguenza della perdurante debolezza della struttura tecnica regionale per la sanità che comporta la mancanza di definiti obiettivi operativi, di sistemi di controllo della qualità dei risultati e rischio di inadeguato uso delle risorse e duplicazioni di strutture specialistiche.

La riforma delle ASL del 2015 deve essere rivista. C’è bisogno di accorciare la distanza tra le Direzioni e i territori attraverso la valorizzazione delle figure intermedie (responsabile di zona, direttore di presidio ospedaliero) e la loro dotazione di strumenti operativi gestionali, per consentirgli di essere referenti “forti” delle zone distretto e dei presidi ospedalieri, nei confronti degli operatori e degli organismi istituzionali come le conferenze di zona dei sindaci.

Dobbiamo superare una specifica discrasia toscana tra alcune norme scritte, pur valide, e la “realtà effettuale”, da esse molto lontana (vedi la questione dell’urgente sviluppo di “vere” Case della Salute) e programmare un rilancio della prevenzione collettiva e degli osservatori epidemiologici. È essenziale un coinvolgimento più intenso del mondo degli operatori. La rappresentanza politica deve avere una forte sensibilità e rispondenza verso gli obiettivi definiti con i cittadini al momento delle elezioni e, nello stesso tempo, deve curare la valorizzazione delle competenze per affermare le migliori “regole” per la qualità dell’operare.

Crediamo inoltre che sia indispensabile agire per fermare una progressiva ‘privatizzazione’, esternalizzazione di servizi e attività, che è cresciuta nel corso di questi ultimi anni, favorita anche dall’affermarsi di un certo tipo di “cultura aziendalista”.

Confidiamo che con il Presidente Giani, l’assessore Bezzini e Sostegni, ci sia possibilità di rinnovare il confronto su questi punti urgenti prima degli ‘Stati generali’. Ma soprattutto è necessaria una grande mobilitazione di tutti i soggetti organizzati che hanno a cuore le sorti della principale infrastruttura sociale; che a loro volta devono rafforzare le capacità di ascolto dei cittadini comuni e dei lavoratori.

 

Enrico Roccato, Mauro Valiani - Gruppo sanità sociale Sinistra Civica Ecologista

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