Amara scoperta per diversi fan che, dopo aver comprato dei biglietti per assistere ad un concerto di Vasco Rossi, hanno atteso il desiderato spettacolo invano. Infatti, una volta arrivati lì a pochi metri dal palco, gli è stato riferito che quel biglietto non era valido. È una disavventura che ha riguardato più persone, ai tempi del tour del 2018, tra cui qualche sfortunato che dal Cuoio e provincia è caduto nella truffa. La notizia è riportata oggi sul quotidiano Il Tirreno.
Ancora non è arrivato il rimborso per questi fan che, dopo aver speso per il biglietto e per raggiungere i concerti, figurano come parti offese nel processo in cui sono imputate sei persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, sostituzione di persona, abuso di marchio, concorrenza sleale e indebito utilizzo di carte di credito.
Una delle persone truffate, come prosegue la notizia, risiede a San Miniato dove fa la commerciante: nella truffa ha perso 270 euro. Un'altra vive a Pisa, è un avvocato e ci ha rimesso quasi 600 euro. Sempre un'altra donna, che sta sul litorale pisano, ha perso 484 euro. Altre due cadute nel tranello vivono una a Lucca, che ha perso 230 euro e una a Viareggio, 417 euro.
Tra le persone indagate e ritenute responsabili dalla polizia postale e Procura di Bologna, competente per territorio, vi sono un medico e un imprenditore, entrambi residenti a Sassari.
L'acquisto dei biglietti, e dunque la truffa, risale al 2018. Per l'accusa i due avevano ideato un sistema di clonazione di siti, compreso un'importante sito di vendita di biglietti online. La truffa ammonta a circa mezzo milione di euro, arrivati attraverso pagamenti online con carte e poi convertiti in Bitcoin. Sotto il medico e l'imprenditore dei complici agivano come prestanome, a cui erano intestati i conti e le carte prepagate su cui venivano accreditati i soldi dei falsi biglietti comprati online dagli ignari clienti. I siti erano creati proprio per attrarre l'interesse di chi poi è stato raggirato e, come spiegato dalla procura, sono stati creati e sequestrati "siti ingannevoli" così come usati conti, carte e schede telefoniche non intestate agli effettivi utilizzatori, proprio per realizzare truffe.
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