Il mecenate Serafini permette il restauro dei tesori del Museo San Francesco

Anche la munificenza può essere una questione di genetica. Il ‘cuore grande’ che batte per aiutare il prossimo e, in forme diverse, si prodiga a favore dello sviluppo e della tutela di una comunità, rinasce, impresso a caratteri cubitali nel Dna della famiglia Serafini. Il mecenatismo contemporaneo, che replica al Covid con la forza della solidarietà e la cultura del welfare, passa di padre in figlio. Da Fulvio, illustre chirurgo degli anni ’60, fondatore di una clinica ortopedica sulla costa tirrenica, a Stefano, affermato diplomatico in pensione, approdato tra le colline di Greve dove abita da alcuni anni.

E’ la felice scoperta, considerati anche i tempi difficili che il paese travolto dalla pandemia sta attraversando, che ha fatto l’amministrazione comunale di Greve in Chianti dopo aver raccolto il desiderio del ‘navigatore’ americano di farsi promotore di una serie di azioni e opere a sostegno del territorio. Lo statunitense Stefano Serafini si è offerto infatti di finanziare le opere di restauro che potranno salvare dai segni del tempo alcuni dei più prestigiosi beni storico-artistici locali. Una nuova forma di mecenatismo contemporaneo che non teme il Covid. Anzi lo combatte con la sensibilità di un uomo che conosce, investe e promuove il valore delle risorse e del patrimonio culturale del Chianti, volano turistico-economico di un intero territorio.

“Come mio padre, che da medico specializzato in ortopedia, conosciuto a livello internazionale, – commenta Stefano Serafini - si prendeva cura delle persone, io che vivo e amo da cittadino questo territorio, ricco di identità e testimonianze del passato, ho deciso di rendermi utile e fare qualcosa di significativo per risollevare la grande bellezza che caratterizza il Chianti, partendo dalla conservazione e dalla valorizzazione dei tesori custoditi nel Museo San Francesco”. Il gesto di Stefano vuole essere il primo di una serie che ricorda l’amore per il padre, scomparso da alcuni anni, che quest’anno avrebbe compiuto cento anni.

“Siamo onorati di poter collaborare con Stefano Serafini - annuncia l’assessore alla Cultura Lorenzo Lotti – grazie alla sua donazione procederemo con il restauro dell’opera più preziosa del Museo, una tavola pittorica del quattordicesimo secolo, attribuita ad un ignoto pittore fiorentino, che da alcuni giorni è stata affidata alla Soprintendenza e al team di restauratori per studiarla e successivamente effettuare l’intervento”.

Una pagina attuale di vita vera che ancora una volta incrocia il destino del Chianti con quello degli Stati Uniti. Una storia fatta di legami, amicizie e solidarietà che ancora oggi alimenta scambi e progetti culturali di ampio respiro. Dall’esploratore Giovanni da Verrazzano, simbolo della storica relazione con la Grande Mela, il viaggio continua. E va oltre i tempi bui del Covid.

 

Fonte: Ufficio stampa associato del Chianti Fiorentino

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