La ceramica è da sempre vettore di cultura, di incontro fra mondi diversi. È opportunità di conoscenza e crescita umana.
Sin dalle sue origini, la produzione montelupina è stata fortemente influenzata, attraverso la Spagna, da quella dell’Islam. E proprio grazie alla produzione di oggetti in ceramica, la città toscana è diventata uno snodo fondamentale fra Oriente e Occidente e fra culture diversissime tra loro.
Oggi come allora Montelupo Fiorentino si trova inserito in un progetto internazionale che collega occidente e oriente, nel segno dell'arte e della ceramica.
Il Comune è, infatti, partner di un progetto di cooperazione internazionale nella città di Musul.
Un'opportunità che arriva grazie al coinvolgimento operativo e nella progettazione da parte della Cooperativa Ichnos, la stessa che ha in gestione il Museo Archeologico.
«È un progetto a cui teniamo molto e a cui stiamo lavorando da tempo, doveva partire prima dello scoppio della pandemia. Noi siamo stati coinvolti dall'agenzia titolare, l'organizzazione non governativa di Grosseto, Archi.Media onlus, sia nella fase di progettazione che di realizzazione», spiega Francesco Cini, presidente della Cooperativa Ichnos.
L'intervento prevede il recupero della Moschea di Al Raabyia a Mosul, un luogo storico fortemente danneggiato a seguito del conflitto che ha interessato l'intera area ed è finanziato dalla Aliph Foundation, un'alleanza internazionale per la salvaguardia dei beni culturali nei luoghi di guerra e in aree fortemente a rischio.
"Siamo partiti per l'Iraq agli inizi di giugno per una missione di circa 2 settimane. In questa prima spedizione il nostro compito è stato quello di effettuare i rilievi, avvalendoci delle tecnologie più innovative, grazie al Dipartimento di Architettura dell'Università di Firenze e alla Archeo Tech & Survey di Monteroni d'Arbia, per avere un quadro chiaro della situazione. Poi tornati in Italia stiamo dettagliando il progetto esecutivo.
Il valore di questo intervento è che mentre si va a riqualificare un bene di inestimabile valore culturale, si coinvolge la popolazione nell'attività di recupero. L'idea, infatti, è quella di creare una filiera produttiva partendo dalla realizzazione della ceramica che copre l'edificio. Da qui l'idea di coinvolgere anche l'amministrazione di Montelupo, come partner del progetto.
Mosul è una città distrutta all'80%, un vero scenario di guerra. La cosa che mi ha colpito stando là è che tutte le persone con cui siamo stati in contatto dalle più umili alle più abbienti hanno voglia di tornare a vivere, a lavorare e ricostruire. Nonostante che fra il 2014 e il 2017 abbiano vissuto in una zona di guerra a contatto costante con la morte. Uno degli ingegneri con cui abbiamo collaborato ci ha raccontato di aver perso 30 amici nel giro di tre anni a causa del conflitto", prosegue Cini.
Per l'assessore alla cultura Aglaia Viviani: "La cooperativa Ichnos ha dato una bellissima opportunità a Montelupo di operare in un contesto internazionale e in un progetto di alto valore culturale e sociale. La ceramica è da sempre stata vettore di cultura e di socialità e oggi come mille anni fa conferma questa funzione. Fuor di retorica, penso davvero che sia materia viva e per questo sfugge al tempo e alle innovazioni di altri materiali".
Fonte: Comune di Montelupo Fiorentino - Ufficio stampa
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