A quasi tre mesi dallo scoppio della vicenda Keu, grazie anche alla mobilitazione che stiamo conducendo sul territorio e alle rivendicazioni che finora abbiamo avanzato, in questi giorni amministrazioni e autorità stanno annunciando le prime operazioni da compiere, anche se mancano ancora i dettagli. Alla luce dei risultati del primo prelievo compiuto sui terreni, il dato di fatto è che la macchina amministrativa è in enorme ritardo rispetto alle azioni di salvaguardia della salute dei cittadini. Si comincia a parlare di bonifica, ma ancora non ci sono certezze né sulle modalità, né sui tempi. Mentre arrivare a bonificare le aree contaminate è la priorità assoluta in questo momento e quindi pretendiamo che si avvii con urgenza il procedimento di bonifica con l’affidamento del piano di caratterizzazione e l’analisi sito specifico.
Tuttavia, la bonifica dell’unica area ad oggi controllata su mandato della procura e su cui sono stati riscontrati livelli allarmanti di inquinamento da cromo, arsenico e nickel non basta. Riteniamo necessario, infatti, che vengano effettuati carotaggi sui terreni lungo tutto il tratto della nuova strada regionale, dal momento che i residui tossici della lavorazione dei fanghi conciari potrebbero essere stati utilizzati anche in altri siti del cantiere, non solo sul V lotto. Inoltre chiediamo prelievi in profondità per controllare le acque di falda. Ad oggi, infatti, la Regione ha fatto sapere di aver stanziato 70mila euro - cifra esigua rispetto al piano di verifica trimestrale - solo per il monitoraggio delle acque dei pozzi privati del V lotto. Intanto, anche sul fronte dell’allaccio all’acquedotto pubblico delle abitazioni che ne sono sprovviste i tempi di realizzazione sembrano essere molto lunghi. Per questo chiediamo che venga attivato, di concerto con i residenti, un servizio di fornitura alternativa di acqua potabile - autobotti o sacche di acqua - fino a quando non saranno conclusi i lavori.
Altro aspetto riguarda il finanziamento di tutte queste opere necessarie e urgenti al fine di mitigare l’enorme rischio per la sicurezza dei cittadini. Finanziamento che non può ricadere sulle spalle della collettività e che deve essere in capo a chi ha provocato questo danno, lucrando sulle spalle della collettività. Un danno che si è compiuto ed evidentemente continua a compiersi, dal momento che l’impianto ex Ecoespanso attualmente gestito dal consorzio Aquarno non ha bloccato la produzione di Keu non conforme, ma questo viene semplicemente stoccato in discarica. Arpat prima e Regione poi, infatti, hanno confermato che il consorzio di proprietà di Assoconciatori ha violato le norme, anche al di fuori dal perimetro interessato dall’inchiesta, almeno dal 2018. Perciò chiediamo che venga immediatamente bloccato il processo di produzione di materiale inquinante e rivendichiamo che a pagare sia proprio quel consorzio che ha violato le regole, ha inquinato e devastato i territori aggirando leggi e chiedendo aiutini a politici e malavitosi.
Ciò che sta venendo alla luce è gravissimo e impone a chi ha la responsabilità delle decisioni politiche di prendere atto dell’insostenibilità di questo sistema di gestione dei servizi, dei beni e delle opere pubbliche. È necessario rompere il vincolo di sangue tra pubblico e privato che va nel senso del massimo profitto e della minima tutela delle comunità che abitano i territori. E allo stesso tempo di bloccare le produzioni inquinanti, come la concia attraverso agenti chimici, e imporre processi meno impattanti, come la concia vegetale che esiste e che in alcuni contesti è già una realtà.
Fonte: Assemblea 'No Keu'
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