Lunedì 5 luglio alle 21 incontro sulla piattaforma Facebook di Sinistra Civica Ecologista
Proprio a metà strada dell’Autostrada del Sole c’è la ‘chiesa dell’Autostrada’, di San Giovanni, grande opera di Giovanni Michelucci. Oggigiorno la più parte ha dimenticato che il ‘monumento’ (anno 1964) fu realizzato per ricordare i tanti morti nella costruzione dell’A1. Che monumento dobbiamo pensare oggi di fronte alle tante, troppo tragedie come quelle di Luana? La questione dell’insicurezza sul lavoro vede poussé di attenzione dei media e delle comunità per via di una serie di drammatici infortuni sul lavoro in un momento nel quale molte energie sono concentrate nella “ripresa produttiva”, con gli eventi più gravi e mortali che avvengono molto spesso con le stesse modalità e dinamiche degli anni ’50-’60. Non siamo in ‘tempi normali’. Il duro colpo dell’epidemia Covid-19 ha visto il campo della ‘salute e sicurezza sul lavoro’ sofferente di una lunga crisi strisciante. Dal 2019 al 2020 gli infortuni mortali all’INAIL sono “improvvisamente” passati da 1089 a 1270. Alla data del 31 maggio 2021 INAIL rileva 175.323 denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate dall’inizio dell’epidemia, (per il 66% sono stati interessate lavoratrici e lavoratori del socio sanitario) con 639 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale da Covid-19. E la ‘storia’ del Covid non è finita, con le varianti e la gran parte del mondo ben lontana da una adeguata copertura vaccinale. Non atteggiamoci a: ‘passata la tempesta, ritorniamo ad un tranquillo ‘status quo ante’.
Siamo stanchi di chi usa la cultura della sicurezza nel luogo di lavoro solo come un intercalare del discorso pubblico. È necessaria una scossa nella discussione, nelle modalità di affrontare questo problema. Per rispondere al ‘che fare’ dobbiamo passare in rassegna i grandi piani logici sui quali si combinano le concause che determinano le situazioni a maggior rischio e che pongono il nostro paese in situazione critica nel contesto europeo. Il primo ordine di questioni da considerare è la concreta realtà lavorativa che è molto cambiata e complicata in questi ultimi lustri. Con l’incremento della instabilità e varietà delle mansioni, speso il lavoro è un lavoro individuale, addirittura per molti si svolge “in solitario”. Giungle di differenti rapporti di lavoro (più di 800 contratti di lavoro in gran parte inventati da sigle sindacali improvvisate; sono anni che il sindacato invoca una legge sulla rappresentanza sindacale) e notevole diffusione di lavoro ‘povero’. Un lavoro ‘disprezzato’, ha detto Landini. E intanto fioccano ‘lotte tra poveri’, contrasti penosi tra sindacati confederali e sindacati di base.
Ogni volta che accadono tragedie sul lavoro bisogna sforzarsi tutti di ricordare che la prima responsabilità di tali eventi è “dentro” il luogo in cui gli stessi accadono e “dentro” quell’organizzazione, in quella catena organizzativa o al massimo nella più ampia catena di produzione. Come sempre accade in queste occasioni, la soluzione più invocata è quella dell’aumento dei controlli nei luoghi di lavoro. Chi quotidianamente si occupa di salute e sicurezza sul lavoro sa bene che la vigilanza è necessaria e fondamentale (e c’è anche un tema della sua maggiore efficacia). Ma non è il solo strumento. I controlli, da soli, non possono portare ad un risultato stabile. C’è la questione rilevantissima della qualità della formazione (perché la sicurezza sul lavoro non diventa una materia ‘normale’ nelle scuole, specialmente negli istituti tecnici?), con particolare riguardo a tante risorse buttate in corsi per avere il foglio di carta, senza qualità.
In realtà il cuore del problema è il valore che la società dà al lavoro e alla sua dignità. Che ora è oggettivamente ai minimi termini (vedi la sfrontatezza della polemica sulle difficoltà di trovare lavoratori…). E poi c’è il tema delle istituzioni preposte, in primo luogo i servizi di prevenzione collettiva delle ASL (che hanno risentito delle difficoltà del servizio sanitario pubblico, che ben sappiamo), la politica regionale (è una materia con competenza “ripartita” tra Stato e Regioni). Non è forse un caso che gli operatori che hanno i compiti di prevenzione e vigilanza nei luoghi di lavoro siano oggi meno della metà di 15-20 anni or sono. Ad es., dai dati di bilancio di una Asl come quella della Toscana Centro, negli anni 2016-2019 risulta una riduzione del 25,91% della spesa per la voce ‘Sorveglianza, prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro’.
Dobbiamo registrare anche un certo sentimento di avvilimento nel mondo degli operatori dei servizi pubblici, che pure hanno dato un contributo di flessibilità e di impegno straordinario
durante la pandemia. Sappiamo di operatori anziani demotivati, sappiamo di una tendenza dei più giovani a lasciare questi servizi (la questione del mero adempimento budgetario dei ‘numeri da fare’…), il turn over non c’è stato… Molte sono le necessità di intervento legislativo e soprattutto di ‘guida’ e di coordinamento nazionale in materia. Un riordino della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è stato previsto anche nella legge finanziaria 2020.
Infine, dobbiamo puntare l’attenzione sul livello di consapevolezza e di preminenza che viene dato – o non dato - dalla politica e dai partiti (di ciò che resta, dei partiti…) su questo tema. Senza una certa ampiezza strategica, insieme ad obiettivi specifici di cambiamento, con particolare riguardo alle risorse per i servizi pubblici per l’incremento delle attività di assistenza, informazione e vigilanza, i soli discorsi generali e i programmi rischiano di rimanere lì, appesi, ‘come un caciocavallo’, come diceva Benedetto Croce a proposito della filosofia.
Riusciremo a far sì che non si realizzi una corrispondente impennata di danni alla salute con la ripresa economica che è in atto? Per questo la discussione promossa da Sinistra Civica Ecologista per lunedì 5 luglio alle 21 (Obiettivo Prevenzione: occorre una svolta!) potrebbe portare, per la qualità degli interlocutori, un utile contributo. Ci saranno Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, operatori della sanità pubblica, dirigenti sindacali di settori più a rischio come quello dell’edilizia, una personalità di importante riferimento come il già Procuratore della magistratura toscana, Beniamino Deidda, che discuteranno (collegamento pagina Facebook di SCE), con l’assessore regionale alla Salute, Simone Bezzini.
Fonte: Mauro Valiani, Gruppo sanità sociale Sinistra Civica Ecologista
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