Ponte a Elsa, un caso di gestione illecita di rifiuti

Gestione illecita di rifiuti speciali non pericolosi, un caso a Ponte a Elsa (Empoli). Il titolare di una ditta empolese di attività edilizia e movimenti terra, nonché di un impianto gestione rifiuti, è stato segnalato all'autorità giudiziaria.

Inoltre sono stati posti sotto sequestro penale probatorio d'iniziativa cinque cumuli di rifiuti per un quantitativo complessivo di circa 1100 mc presso un sito e cinque cumuli di rifiuti per un quantitativo di 80 mc presso l’altro sito.

I carabinieri forestali sono entrati in azione accertando un deposiuto di materiale ferroso su fondo agricolo. Il proprietario aveva acquistato la terra da una ditta di Empoli per effettuare un innalzamento del piano di campagna.

Secondo la ditta, il materiale terroso rinvenuto era un rifiuto cessato, venduto come “sabbione” e prodotto dall'impianto di gestione dei rifiuti, di proprietà della stessa, che effettuava anche attività di recupero dei rifiuti, cioè di vagliatura dei rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione.

Il titolare ha esibito infatti un rapporto di prova a dimostrazione che i cumuli di materiale terroso non fossero qualificabili come rifiuto ma i militari non ne avevano avuto riscontro dal sopralluogo.

Quindi è stato richiesto supporto a personale del Dipartimento ARPAT di Empoli, con cui i Carabinieri forestali hanno fatto un sopralluogo anche presso un altro sito in gestione alla stessa ditta, che lì teneva accumulato altro materiale.

In conclusione i cumuli presenti sui due siti a Empoli, l’uno come sito di stoccaggio e l’altro come sito di deposito finale, non potevano essere classificati come sottoprodotti da terra e rocce da scavo ai sensi del Regolamento recante la disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo, né rifiuti cessati ai sensi del Testo Unico Ambientale, ma dovevano essere classificati per la loro composizione come rifiuti.

Il titolare ha ammesso che i tutti i cumuli provenivano da attività di scavo e non si trattava di Materia Prima Secondaria (MPS) cioè non erano stati ottenuti da attività di recupero dei rifiuti.



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