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Bitcoin, il crollo delle quotazioni era legato al trend dell’inflazione?

Non è sorprendente ma, in sede di commento di quanto accaduto sul fronte criptovalutario, è interessante sottolineare ancora una volta come molti nuovi investitori abbiano scoperto il brivido del trading nelle valute digitali durante la crescita di mercato e, ora, stiano assaporando nuovi brividi con il trend inverso rispetto a quello rialzista.

Ma cosa significa tutto questo in termini più sistemici? Il crollo delle criptovalute a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane ha un significato più ampio per i mercati finanziari?

Perché il Bitcoin è crollato oltre il 50% del suo prezzo record?

Anche se non sappiamo se Bitcoin abbia toccato o meno il fondo, per il momento non possiamo che rilevare come il minimo di circa 30.000 dollari a cui sembra essersi ben supportato sia oltre la metà dei prezzi record a cui aveva abituato gli investitori a metà aprile.

Tralasciando il motivo per cui BTC sembra aver arrestato la sua caduta intorno a questa soglia, risulta di interesse domandarsi quali siano state le determinanti di questa contrazione.

Ebbene, ci sono molte ragioni condivisibili.

In primo luogo, la Cina. Il Paese asiatico ha nuovamente represso Bitcoin, e sebbene si stia preparando a una nuova moneta digitale, che si può trovare sulla piattaforma del yuan pay group, l’antagonismo nei confronti di Bitcoin e delle criptovalute private sembra essere ben evidente.

In secondo luogo, Elon Musk. Il fondatore di Tesla ha prima aperto le porte a Bitcoin, salvo poi fare un repentino passo indietro.

Ancora, possiamo citare il ruolo delle banche centrali e dei propri progetti di sviluppo di valute digitali nazionali, che potrebbero nuocere alla sostenibilità e all’utilizzo dei progetti decentralizzati.

Tuttavia, forse una delle ragioni più importanti, su cui si parla troppo poco, è quanto accaduto il 12 maggio. Ovvero, il giorno in cui il prezzo di Bitcoin è passato da poco meno di 60.000 dollari a poco meno di 50.000 dollari in 24 ore. È in quel giorno che l'inflazione degli Stati Uniti ha superato le aspettative dei mercati.

L’inflazione è il vero motivo del crollo di Bitcoin?

A guardare i grafici macro e il trend di Bitcoin, sembrerebbe esserci un collegamento abbastanza chiaro tra l’evoluzione dell’inflazione USA e i prezzi di Bitcoin. Ma perché, dunque, gli investitori sono così preoccupati per l'inflazione americana?

È semplice: il timore principale che sta maturando è che le banche centrali - e la Fed in particolare – restringeranno le condizioni monetarie andando a ridurre la liquidità in circolazione sui mercati. Di conseguenza, un asset come il Bitcoin potrebbe diventare molto meno attraente.

Peraltro, questa visione sembra essere supportata dal fatto che anche Bitcoin ha avuto una terribile giornata il 19 maggio, quando la Fed ha rilasciato i verbali delle proprie riunioni, che suggerivano che potrebbe essere giunto il momento di iniziare a pensare a un cambio di rotta nella politica monetaria.

Quali altre risorse finanziarie potrebbero essere vulnerabili?

Come abbiamo visto, potrebbe esserci una forte relazione tra le aspettative di inflazione e il prezzo di Bitcoin. Tuttavia, le criptovalute non sono certamente l’unico asset che potrebbe essere messo in crisi dai prezzi al consumo troppo ripidamente in ascesa.

Tra questi, il mercato azionario Nasdaq è probabilmente l’indiziato maggiore. Ma anche l’oro merita uno sguardo di specifica attenzione. Diamo uno sguardo a quanto accaduto, per cercare di interpretare cosa potrebbe accadere.

Nelle ultime settimane le quotazioni dell’oro sono cresciute, anche se Bitcoin è precipitato, dimostrando ancora una volta come Bitcoin e oro non siano influenzati dalle stesse determinanti. L'oro sta certamente iniziando a beneficiare delle preoccupazioni sull'inflazione, poiché se l'inflazione e i tassi di interesse salgono contemporaneamente, la minore liquidità potrebbe andare a svantaggio di criptovalute e titoli tecnologici, ma non necessariamente dell’oro, soprattutto se l'inflazione salirà più velocemente dei tassi di interesse.

Di fatti, a guidare i prezzi dell'oro non è tanto la liquidità, quanto la caduta dei tassi di interesse "reali" (cioè i tassi di interesse al netto dell'inflazione). Quindi, anche se i tassi aumentano, fintanto che la banca centrale rimane, con la sua politica monetaria, "dietro la curva", l'oro dovrebbe comunque prosperare.

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