Urgente tutelare terre agricole, pascoli e foreste da gestire secondo modalità collettive; il rischio è che esse diventino ancora più preda di privatizzazioni e appropriazioni. È il grido d’allarme lanciato da 69 docenti e ricercatori di 39 paesi nel corso del convegno “I Food Commons: un nuovo paradigma per sistemi alimentari più equi, ecologici e sostenibili? Modo alternativo di pensare al cibo al di fuori delle logiche del mercato. Spunti, riflessioni e casi pratici da tutta Europa” promosso dal gruppo di ricerca AgLaw “Agricultural, Agrifood, Agri Environmental Law”) dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e terminato nel pomeriggio di venerdì 11 giugno.
Il convegno rappresenta la prima tappa di un progetto grazie al quale, per la prima volta, sarà realizzata una mappatura di tutti i territori collettivi da considerare “bene comune” in Europa.
Supera i 12 milioni di ettari, hanno annunciato i ricercatori durante il convegno, il numero delle terre comuni nell’Unione Europea, “nonostante secoli di appropriazioni indebite e privatizzazioni legali”, mentre in Italia, “secondo il censimento dell'agricoltura Istat del 2010, confermato dai dati Eurostat 2013, vi sono ben 2.233 unità (ovvero fattorie, aziende o enti collettivi) che gestiscono oltre 610mila ettari di terreno agricolo secondo modalità collettive e una superficie totale che comprende anche aree non agricole, soprattutto forestali, di oltre un milione e 600 mila ettari.
“Il fenomeno delle terre agricole collettive – spiega Antonio Manzoni, dottorando della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore, assieme a Jose Luis Vivero Pol (University of Louvain, Belgium) del network “Territories of commons in Europe” - costituisce un'esperienza di cui il legislatore e la società civile non possono non tenere conto. In questo momento, si sta svolgendo il settimo censimento ISTAT dell’agricoltura, che si concluderà proprio a giugno. Il timore è quello di vedere un ulteriore restringimento dell’area totale di queste terre collettive”.
“In Italia – prosegue Antonio Manzoni - la gestione collettiva delle terre agricole, dei pascoli e delle foreste è una realtà spesso invisibile anche agli occhi delle istituzioni pubbliche, ma esiste da secoli e costituisce un patrimonio rurale ed ecologico senza pari. Poiché estranei alle logiche del mercato e al classico paradigma della proprietà, secondo l'articolo 42 della Costituzione questi ‘beni comuni’ sono quasi sempre dimenticati dal legislatore e dalla politica. Si tratta di terre comuni divenute sempre più preda di privatizzazioni e appropriazioni negli ultimi decenni, data la loro vulnerabilità".
"Tuttavia – prosegue Antonio Manzoni - esse sono la manifestazione di un modo alternativo ed ecologico di gestione delle risorse agricole e forestali che si tramanda tra le comunità locali di generazione in generazione, e per questo riteniamo che vadano difese. Nonostante costituiscano un patrimonio agricolo, paesaggistico, naturalistico e sociale inestimabile, sono completamente ignorate dal legislatore europeo nella Politica Agricola Comune, nel Green New Deal e nella Farm to Fork Strategy (la Strategia dal Produttore alla Forchetta)".
Fonte: Ufficio Stampa
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