Nel giorno del suo compleanno, l’Istituto Madonnina del Grappa, la storica struttura religiosa che si occupa di servizi di accoglienza, ricorda don Corso Guicciardini a otto mesi dalla sua scomparsa. Sabato, 12 giugno, nella sede dell’istituto in via delle Panche, una giornata per rendere omaggio all’ex presidente della Madonnina scomparso di Coronavirus all’età di 96 anni, lo scorso 5 novembre. Allievo di don Giulio Facibeni, fondatore della Madonnina del Grappa, don Corso si era spogliato dei suoi averi proprio come San Francesco per abbracciare la Chiesa. Parroco per sedici anni di San Giovanni Evangelista, a Empoli, era tornato nuovamente a Firenze nel 2006 per guidare la Madonnina. Da allora aveva avviato una lunga stagione di apostolato nel penitenziario di Sollicciano insieme al cappellano don Russo, a cui era legatissimo. La giornata sarà anche l’occasione per ricordare il fondatore della Madonnina del Grappa don Giulio Facibeni, scomparso il 2 giugno 1958.
La giornata si aprirà alle ore 9.30 con la Santa Messa celebrata ai piedi della Statua della Madonnina del Grappa, presieduta da Mons. Giancarlo Corti, Vicario generale della Diocesi di Firenze. La mattinata proseguirà con lo spettacolo teatrale della Compagnia delle Seggiole dal titolo “Rifredi: attenti a quei due”, uno spettacolo (con sceneggiatura di Elena Giannarelli) attraverso il quale gli attori della Compagnia rievocheranno la storia di accoglienza e solidarietà del quartiere di Rifredi, a partire dalla fondazione della chiesa di Santo Stefano in Pane nel tredicesimo secolo fino alla nascita della Madonnina del Grappa negli anni Venti, prendendo spunto da alcune riflessioni di don Corso Guicciardini e di don Giulio Facibeni contenute nel libro di Carlo Parenti dal titolo “Don Corso Guicciardini. Passare dalla cruna dell’ago”.
“La città di Firenze ha nel cuore Don Corso e gli è molto legata - ha detto il sindaco Dario Nardella -. La solidarietà e l’attenzione agli ultimi hanno caratterizzato la sua vita e il suo percorso da presidente dell’Opera della Madonnina del Grappa. È stato un punto di riferimento spirituale per la nostra comunità, e non solo. Aveva sempre una parola di speranza per tutti, giovani e adulti. Don Corso ha lasciato un segno indelebile tra noi e per tutto quello che ha fatto gli siamo grati”.
“Sarà una festa speciale - ha detto l'assessore al Welfare Sara Funaro -. Sarà la prima senza Don Corso, ma sarà come se ci fosse perché lui era speciale, con lui avevo un legame molto profondo. Don Corso continua a far sentire la sua presenza tra noi attraverso quanto di buono e bello ha fatto nella sua vita, trascorsa al fianco dei più deboli, e alla Madonnina Del Grappa. Fa parte della storia di Firenze, è stato una guida per tante persone che cercavano la propria strada e coloro che sono riusciti a trovarla e tornavano sempre da lui. Perché lui era un faro di luce nella loro vita. La festa di sabato sarà l'occasione per riunire tutte le persone che gli volevano bene, rendendogli omaggio nella sua Madonnina".“Sono entrato nell’Opera perché c’era la povertà – dice don Corso nel libro di Parenti - perché era un elemento che il Vangelo faceva affiorare nella mia coscienza. I poveri ti rivoluzionano il mondo interiore, perché ti fanno capire che non sei nulla, ti avvicini e ti assorbono, ti prendono tutto, ti trasformano. Essere cristiani non è il chiedere a Dio quello che noi vogliamo da lui, ma è fare quello che Lui vuole da noi. Non si può vivere il Vangelo senza abbracciare la povertà. Noi s’andava alle case popolari di via Benedetto Dei e s’incontrava e famiglie”.
“Quest'anno celebriamo la nostra tradizionale festa della Madonnina per la prima volta senza Don Corso - ha detto il presidente dell'istituto Don Vincenzo Russo - Don Corso è stato per decenni l'anima della Madonnina del Grappa, testimone di Don Facibeni. Noi vogliamo mantenere viva la sua eredità, soprattutto sul tema della carità, che nasce dall'alto ed è una grazia che riceviamo da Dio e vogliamo mettere in pratica ogni giorno".
“Sono entrato nell’Opera perché c’era la povertà – dice don Corso nel libro di Parenti - perché era un elemento che il Vangelo faceva affiorare nella mia coscienza. I poveri ti rivoluzionano il mondo interiore, perché ti fanno capire che non sei nulla, ti avvicini e ti assorbono, ti prendono tutto, ti trasformano. Essere cristiani non è il chiedere a Dio quello che noi vogliamo da lui, ma è fare quello che Lui vuole da noi. Non si può vivere il Vangelo senza abbracciare la povertà. Noi s’andava alle case popolari di via Benedetto Dei e s’incontrava e famiglie”.
La celebrazione, a cui parteciperanno anche gli assessori al welfare del Comune Sara Funaro e all’agricoltura della Regione Stefania Saccardi, si svolgerà in rispetto delle normative di distanziamento anti Covid.
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio Stampa
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