Poche settimane fa l'odissea della coppia toscana in India. Questa volta sono due fiorentini, Elisabetta e Francesco a temere di non poter tornare in Italia in tempi brevi per costruire quella famiglia che da anni stanno aspettando.
Sono arrivati a Manila il 21 Maggio, hanno prima seguito la procedura di quarantena 10 giorni isolati in hotel, poi finalmente il 1 giugno incontrano il bambino.
Qualche giorno insieme, pochi per gestire una situazione così delicata come un'adozione, ma ridotti per l'emergenza pandemica. La speranza di poter volare a casa e ricongiungersi con il figlio primogenito ed il resto della famiglia e poter affrontare tutto con calma e tranquillità nel loro paese.
Ieri sarebbero dovuti rientrare, ma il bambino risulta positivo al tampone. Incredibile che le autorità filippine non avessero previsto di controllare la salute del minore prima dell'incontro con i genitori adottivi.
Adesso, sono in stanze separate, in un hotel a loro spese, in attesa che passino i 15 giorni di ulteriore quarantena, sperando che nessuno dei due genitori risulti positivo. La situazione è oltremodo complicata e difficile sia a livello di gestione che a livello psicologico, con un bambino di 11 anni, E. Il primogenito affidato al nonno, che vive il tutto a distanza, con emozioni inevitabilmente amplificate.
La rabbia e la frustrazione per un vaccino negato dalla Regione Toscana: Elisabetta aveva chiesto in ogni modo che fosse anticipato il suo vaccino prima della partenza, bastavano pochi giorni. Ma dalla Regione Toscana nessuna deroga alle regole generali, deve aspettare che si aprano le prenotazioni per il suo millesimo.
Il Presidente Giani risponde il giorno stesso della loro richiesta (il 14 aprile 2021) informandola che avrebbe segnalato il suo caso all'Assessore alla Salute della Regione Toscana, Simone Bezzini. Passano i giorni, il 23 aprile riescono a parlare al telefono con la segretaria dell'Assessore e la conferma di non rientrare nelle categorie che possono accedere ai vaccini, ovvero, oltre agli anziani, i medici, gli insegnanti, le forze dell'ordine e gli avvocati.
Dopo il caso dei genitori bloccati in India, Elisabetta ritenta un disperato sollecito, ma non riceve nessuna risposta. Inaccettabile che in piena pandemia non si prevedano vaccini per le coppie che affrontano questo delicato e coraggioso percorso all'estero.
Triste ironia: mentre è già nelle Filippine la stessa regione ha aperto gli “open day”, chiunque può vaccinarsi, ma non era possibile trovare una dose (solo una dose sarebbe bastata) per permetterle di viaggiare in sicurezza. Il marito Francesco, lavorando nel settore ospedaliero, aveva già concluso l'iter vaccinale.
Adesso, Elisabetta e Francesco chiedono al loro paese che si prenda carico del loro caso e che possa farli rientrare in Italia con delle procedure speciali e di emergenza. Hanno già preso contatti con l'ambasciata italiana a Manila, l'unità di crisi, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il Ministro della Famiglia Elena Bonetti e con alcune autorità della loro città di origine, Firenze.
Nella speranza che qualcosa possa smuovere le acque e che possano rientrare e concludere la giusta procedura di quarantena nel loro paese.
Rimane per loro una speranza: che si possa trovare una soluzione e che ci sia la volontà di attivare procedure
speciali ed i emergenza affinché possano tornare, quanto prima, tutti a casa.
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