E’ possibile identificare il legame tra la sensazione di vertigine e patologie tempo dipendenti? Secondo un gruppo di studio della Society of Academic Emergency Medicine AEM, una delle due più importanti società scientifiche di medicina d’urgenza a a livello mondiale, non c’è accordo degli esperti su questo argomento e sono urgenti delle linee guida specifiche.
E’ stato infatti avviato un progetto di ricerca internazionale (Guidelines for Reasonable and Apprioriate Care in Emergency Medicine GRACE-3: Acute dizziness) al quale partecipa il dottor Simone Vanni, Direttore della Medicina d’Urgenza Ospedale San Giuseppe di Empoli, con l’obiettivo di produrre le prime linee guida mondiali sulla gestione in pronto soccorso dei pazienti con vertigine acuta.
Negli Stati Uniti è abitudine usare il termine dizziness per trattare in senso più ampio l’argomento, poiché con questo termine si includono diverse manifestazioni vertiginose, dalla sensazione di testa vuota, instabilità o indecisione nel movimento, alla tendenza a cadere, etc.. Saper gestire nelle prime ore questo tipo di sintomi è fondamentale per identificare in tempi rapidi tra le varie cause le patologie più gravi, come ad esempio l’ictus, e trattarle con le terapie più adeguate.
Il progetto di ricerca ha la durata di un anno e ne fanno parte nomi illustri di importanti università e strutture ospedaliere, dalla Harvard Medical School, Beth Israel Medical Centre, alla Mayo Clinic, alla Johns Hopkins School of Medicine.
“Sono orgoglioso di essere stato invitato a partecipare a questo gruppo di ricerca all’interno del quale ci sono nomi illustri della medicina internazionale. Riuscire a stilare per primi linee guida sulla vertigine è un segnale di grande passo in avanti per la gestione di questi pazienti in fase acuta. Oggi circa il 3% dei pazienti accedono in pronto soccorso accusando sintomi assimilabili alle vertigini, che di solito sono legate a patologie benigne, ma che nel 10% dei casi potrebbero nascondere patologie più gravi come l’ictus- precisa il dottor Vanni- per questo è fondamentale avere linee guida sulla gestione in acuto della vertigine, per gestire il paziente in modo corretto e in tempi rapidi.”
Il dottor Vanni da oltre 10 anni si è interessato al tema contribuendo con alcuni colleghi dell’Ospedale Careggi alla pubblicazione di alcuni importanti studi, tra cui nel 2017 “Differential Diagnosis of Vertigo in the Emergency Department” a cui ha collaborato anche il Professor Jonathan A Edlow della Harvard Medical School. La ricerca ha ipotizzato e validato un algoritmo per riconoscere in fase acuta le vertigini e differenziarle da processi infiammatori dell’orecchio interno, come ad esempio la cosiddetta labirintite.
Il quadro clinico di ictus deve essere prontamente identificato soprattutto per quei casi che possono essere trattati nelle prime ore con terapia trombolitica, da tempo somministrata direttamente in pronto soccorso a Empoli, oppure con cateteri per riperfusione meccanica per via endovascolare. In questo caso il paziente viene centralizzato all’Ospedale di Careggi. Dal gennaio 2020 al San Giuseppe sono stati trattati 62 pazienti in fase acuta, 49 con trombolisi sistemica e 13 mediante trattamento locoregionale a Careggi.
Anche l’ospedale San Giuseppe rientra nella rete territoriale (stroke team), coordinata dal dottor Pasquale Palumbo, direttore Area malattie cerebrovascolari e degenerative Ausl Toscana Centro, di collegamento tra 8 ospedali aziendali (San Giovanni di Dio di Firenze, Santa Maria Annunziata, Santa Maria Nuova, Ospedale del Mugello, Ospedale di Pistoia, Pescia, Prato) e l’Azienda Careggi per attivare interventi tempestivi in fase acuta di ictus, sia di tipo ischemico che emorragico.
Fonte: Asl Toscana Centro
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