A Corazzano, luogo di culto in Italia di questa santa della campagne, don Simone Meini, attuale sacerdote di quelle chiese, intitolate anche a Sant’Eurosia, presenterà altri due sacerdoti, don Ricciarelli e don Mario Costanzi, che si sono felicemente cimentati con una storia pieno di fascino e anche di mistero. Farà loro da spalla Andrea Mancini, editore del libro, ma don Mario si esibirà anche in alcune delle canzoni che accompagnano l’elegante volumetto, arricchito dalle illustrazioni di Andrea Meini e dalla prefazione di una storica della chiesa come Anna Scattigno. Sarà una serata importante, anche perché nell’antica pieve si conserva la statua di santa Eurosia e una sua reliquia, unica in Italia.
La presentazione del libro Eurosia, la stella dei Pirenei, edito da La Conchiglia di Santiago, si terrà domenica 30 maggio alle 18 nella pieve di San Giovanni Battista a Corazzano (San Miniato)
Si tratta di un progetto complesso che ha richiesto la collaborazione di vari artisti: il soggetto e i testi sono di Francesco Ricciarelli, le musiche e gli arrangiamenti di Mario Costanzi. Le canzoni sono state interpretate da Benedetta Bruno (Eurosia), Francesco Gronchi (Fortunato), Sandro Toncelli (Lupo), Vittorio Picchianti (Giovanni), Stefano Torriti (il Tempo) e dallo stesso Mario Costanzi (un Monaco). Gli arrangiamenti sono arricchiti dalla partecipazione di Alberto Piva (pianoforte), Edoardo Bruni (chitarra elettrica), Lorenzo Alderighi (basso elettrico), Vito Perrini (percussioni) e Andrea Lucchesi (sax).
"Spesso è nei piccoli luoghi, lontani dalle rotte più trafficate della corsa del mondo, che si compiono le storie importanti, quelle davvero grandi. La montagna di Yebra de Basa, teatro di scontri, sconfitte e riconquiste durante l’alto Medioevo, custodisce un segreto che forse fino in fondo mai riusciremo a conoscere e che solo la devozione popolare, rimasta cristallizzata in antiche preghiere liturgiche, ha potuto far riecheggiare fino a noi. Eurosia racconta questa storia, partendo da ciò che sappiamo e da ciò che è plausibile. Come un paziente restauratore Francesco Ricciarelli ha riempito gli spazi rimasti senza colore, invisibili; con il tocco del cesellatore della narrazione ci fa conoscere una storia nella storia, fa trasparire ideali e fiotti di spiritualità che, oltre la cronaca, ci riportano alle radici di una scelta, di una vocazione, di un martirio".
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