Lo Spazio dell’Orcio, nato nel ricordo di un importante centro artistico voluto da Luciano Marrucci, il sacerdote poeta che guidò tra il 70 e l’80 un gruppo di artisti, scrittori, uomini di teatro, non solo di San Miniato, dà questa volta ospitalità ad una mostra straordinaria, la personale di GUIDO BRAGADINI, un pittore di Cremona, nato nel 1892 e morto nel 1950, che ha con San Miniato un rapporto privilegiato.
A San Miniato è infatti vissuta sua figlia Francesca, più nota come la maestra Tamburini, certo una donna importante nella città di fine 900, dove oltre che insegnante, ha fatto, per tutta la vita, la catechista. Era la moglie di Piero Tamburini, conosciutissimo fattore del Conservatorio di Santa Chiara.
Di suo padre Francesca ha sempre conservato un ricordo discreto, anche se fortissimo, e anche bellissime opere, alle pareti della sua casa sulle colline di San Miniato. Quando è scomparsa ha lasciato questa collezione in mano ai figli, Chiara e Andrea, che adesso la presentano alla città.
Sarà un evento importante che restituisce vita al nostro Spazio dell’Orcio, un luogo rimasto paralizzato dalla recente pandemia. Bragadini era ispirato dai colori della natura, sceglieva il paesaggio da fermare sulla tela, ipnotizzato dalla meraviglia. Le opere che è riuscito a creare sono molto semplici, ma anche straordinarie e soprattutto mai banali. Nascono da una specie di esigenza espressiva, che lo faceva lavorare su qualsiasi supporto, con qualsiasi strumento, anche pezzi di carbone appena tirato via dal fuoco. Il risultato lo si potrà vedere, lascia senza fiato, è assolutamente splendido. Già Pier Giuseppe Leo l’aveva notato, quando nel 1978 ne curò una esposizione antologica nella città di Cremona, e più di recente ne ha scritto con entusiasmo anche Vittorio Sgarbi ed altri critici importanti.
Tra l’altro, nella mostra saranno esposti anche alcuni autoritratti, uno dei quali fa capire meglio di tutto, il rapporto con San Miniato, perché noi vi vediamo in modo stupefacente i tratti dei suoi due nipoti, Chiara e Andrea, che sembrano dialogare con un nonno che non hanno conosciuto, ma di cui conservano una memoria viva.
Fonte: La conchiglia di Santiago
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