Chianti, Primo Maggio in difesa di chi lavora al Cementificio Testi

Dietro i palloncini e le bandiere delle organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, l’amara consapevolezza di un primo maggio diverso, sofferto e precario come il futuro del territorio. Non un momento di festa per i dipendenti dello stabilimento di Testi che, anche questa mattina, si sono ritrovati con i sindaci dell’Unione comunale del Chianti fiorentino, Paolo Sottani (Greve in Chianti), Roberto Ciappi (San Casciano in Val di Pesa) e David Baroncelli (Barberino Tavarnelle), il sindaco Francesco Casini (Bagno a Ripoli), l’assessore Laura Cioni (Impruneta) e altri amministratori comunali per tenere accesi i riflettori sulla difficile situazione occupazionale in cui da tempo versa l’impianto. Ma una denuncia serrata, necessaria a salvare il posto di lavoro, a mantenere la dignità di chi alle dipendenze dello storico sito industriale, ha costruito la propria vita lavorativa, sociale e familiare, ha messo radici nel Chianti entrando a far parte attivamente della comunità locale.

“La nostra è una lotta che nasce da un’ingiustizia, ci sentiamo piccoli come Davide ma abbastanza forti contro Golia per non mollare, i sogni dei nostri figli valgono più di ogni logica di mercato, il Chianti, come il resto del nostro paese, si cura con il lavoro perché è sul lavoro che si fonda la nostra Costituzione”. Lo hanno detto con un fiore, un garofano rosso, offerto ai passanti, davanti al presidio permanente che, tra sorrisi e lacrime, vivono da sei mesi e con sacrificio tengono aperto ininterrottamente dal tramonto all’alba per protestare contro la multinazionale Buzzi Unicem, intenzionata a chiudere il cementifico di Testi dal prossimo 30 giugno 2021. Dagli accampamenti allestiti in piena emergenza sanitaria, economico e sociale, al luogo-simbolo che si nutre della solidarietà delle istituzioni e delle comunità per continuare a combattere e difendere i 72 posti di lavoro a rischio. Oggi primo maggio 2021, figlio di un anno di pandemia, condizionato dai dati della curva epidemiologica, la voce libera delle lavoratrici e dei lavoratori del cementificio di Greve in Chianti si è alzata ancora una volta per chiedere alla proprietà di continuare a credere nelle qualità produttive dell’impianto, di non interromperne l’attività a soli due anni dall’acquisizione, mettendo al bivio le vite delle tante persone che hanno determinato la crescita economica del territorio.

“Il nostro futuro è qui, a Greve in Chianti, in questo stabilimento che ha dato lavoro a intere generazioni – dichiarano i rappresentanti Rsu  Gabriele Spadini per Fillea Cgil, Daniele Degl’Innocenti per Feneal/Uil e Gennaro Postiglione per Filca Cisl - siamo persone non più giovani per essere ricollocate e neanche vicine alla pensione, con famiglia, figli da sostenere e mutui e spese da pagare, abbiamo investito il nostro percorso di vita sul lavoro e ora che rischia di venire meno ogni fonte di sostentamento ci sentiamo mancare la terra sotto i piedi, non abbiamo più chances. Lottiamo per sopravvivere, la nostra vita è sotto il giogo di un’azione speculativa”.

Solo una settimana fa il Consiglio dell’Unione comunale del Chianti aveva approvato con voto unanime una mozione di sostegno alla vertenza dei lavoratori. I sindaci del Chianti sono tornati a celebrare il loro primo maggio al fianco dei 72 dipendenti, portando anche la solidarietà di altre realtà vicine come il Circolo Arci de La Romola, frazione di San Casciano, dove storicamente si celebra il primo maggio con un evento collettivo che quest’anno non si è potuto tenere nel rispetto delle misure antiCovid.

“I lavoratori sono comprensibilmente divorati dall’ansia, e noi insieme a loro – rimarcano i sindaci –ci preoccupa l’avvicinarsi di una data che potrebbe sancire la fine di una pagina di vita e lavoro, una realtà produttiva centrale per la storia economica del Chianti che ha contribuito alla costruzione della nostra identità. Il 30 giugno scatterà l’avvio della procedura per la cessazione definitiva dell’attività dell’impianto e la sospensione della cassa integrazione. Fino a quel giorno lavoreremo con un’attività costante perché la proprietà individui una strada che garantisca la qualità del lavoro e la tutela di diritti dei nostri 72 cittadini, faccia un passo indietro sulla decisione di dismettere l’impianto o, in alternativa, investa per reindustrializzare il sito e metta in campo un adeguato piano sociale di tutela dei lavoratori. La Buzzi Unicem si assuma le proprie responsabilità sullo stabilimento di Testi sotto il profilo occupazionale e ambientale”.

Fonte: Comune di Greve in Chianti - Ufficio stampa

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