"Ci auguriamo che da questo momento drammatico nasca un ripensamento sui cicli produttivi"
Se quello che si legge in questi giorni è vero e corrisponde alle indagini in corso e, se le imputazioni saranno confermate, emergono infrazioni molto gravi nella gestione del ciclo di trattamento degli scarichi delle concerie, inviati al depuratore Aquarno, così come nella gestione dei fanghi e poi delle ceneri che sono uscite da Ecoespanso.
Come Legambiente, siamo preoccupati per le conseguenze della dispersione nell’ambiente di tali scorie, arrabbiati perché questo sistema è andato avanti per anni, ma certamente non sorpresi. Non sappiamo cosa verrà confermato nell’eventuale sede processuale, ma le indagini riferiscono di fanghi sversati tal quali nell’alveo dell’Usciana, di sforamenti sistematici degli scarichi, del traffico di ceneri da Ecoespanso verso impianti di aggregati in mano a ditte vicine a clan della ‘Ndrangheta, infine, di spandimenti di questi aggregati direttamente nell’ambiente o come riempimenti nei lavori della SR 429.
E questo, ci preoccupa per diversi aspetti, non ultimo per il fatto che la salute e l’ambiente paiono risultare come variabili; e che ben fissi si rivelano invece i costi di produzione e i profitti delle aziende coinvolte. Ci chiediamo poi, con altrettanto sbigottimento, com’è stato possibile che consiglieri regionali della nostra zona abbiano presentato un emendamento che avrebbe dato la possibilità al depuratore Aquarno di funzionare senza Valutazione di Impatto Ambientale. In deroga palese delle normative ambientali vigenti e in aperto contrasto con le linee guida del Ministero dell’Ambiente.
Il materiale proveniente da Ecoespanso, mescolato a inerti e riciclato in un aggregato, sembra sia stato usato nei lavori per la SR 429 da Empoli a Castelfiorentino, nel maneggio di Peccioli, nella lottizzazione del Green Park a Pontedera, all’aeroporto militare di Pisa e in numerosi altri siti. Se il processo di bonifica di queste ceneri fosse davvero incompleto e truffaldino, potrebbe portare a un materiale contenente pericolosi metalli pesanti, quali il famigerato cromo esavalente. Sostanza altamente cancerogena capace di contaminare suolo e falde acquifere, provocando gravi danni alla salute umana e alla catena alimentare.
Vorremmo anche capire se è vero che Ecoespanso ha ricevuto decine di milioni di euro di finanziamenti europei, destinanti a progetti “end of waste”, cioè di chiusura del ciclo dei rifiuti. Perché è di tutta evidenza che è fondamentale accertare la verità in ordine alla reale salubrità del prodotto finito che quell’impianto ha fatto uscire sul mercato in questi anni. L’economia circolare, infatti, per poter definirsi tale, ha bisogno di rigore e di certificazioni indipendenti irreprensibili.
Gli affari della criminalità organizzata hanno già coinvolto la Toscana negli anni ‘90: i rifiuti tossici toscani, anche di questo distretto, andavano nelle mani della Camorra, avvelenando in Campania la cosiddetta “Terra dei Fuochi” e la salute di molte famiglie che in quei luoghi abitavano. Oggi si legge basiti di ‘Ndrangheta. A livelli che mai ci potevamo aspettare tanto gravi.
Per fare un parallelo con il processo sui fanghi in agricoltura che si sta svolgendo in questo periodo a Pisa: come può un imprenditore serio non capire che quei “conglomerati” costano meno di altri materiali (o non costano per nulla!) e credere che siano davvero riciclati? Il settore conciario è un settore molto importante ad alto valore aggiunto assieme a tutte le lavorazioni collegate del comprensorio. Negli anni sono stati fatti enormi passi in avanti nel recupero delle acque e nel risparmio energetico, soprattutto all’interno delle aziende.
Molti progetti sono stati finanziati con denaro della Regione e/o con fondi europei; il dubbio atroce che ci assale oggi è che questi notevoli investimenti pubblici non siano finora riusciti a minimizzare l’impatto ambientale e sanitario di queste lavorazioni. Che sia stata solo una enorme operazione di Green Washing? Il pensiero poi va a quegli imprenditori e a quei manager onesti (ce ne sono, ne siamo certi), per i cui sforzi di rinnovamento in questi anni l’inchiesta Keu cade come una mannaia, doppiamente beffati, dalla concorrenza sleale di chi ha perpetrato ecoreati e dal danno d’immagine di essere comunque associati al malaffare che sta emergendo. Per questo, ci auguriamo come associazione, che da questo frangente così drammatico per l’economia della nostra regione, nasca un generale ripensamento sui cicli produttivi che comportino gravi rischi per gli ecosistemi e la salute umana. Una grande rivoluzione degli stili di produzione, dal settore della concia a quello della depurazione, simile a quella che in modo endogeno decise di percorrere il settore vitivinicolo dopo lo “scandalo metanolo”.
Per chi avrà a cuore, oltre al mero profitto, il rispetto della salute umana e della casa comune (la biosfera), si sappia che avrà sempre e comunque Legambiente al suo fianco.
Fonte: Legambiente
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