Il tradizionale corteo del primo maggio a Empoli quest’anno non ci sarà. Per noi rappresentava un importante appuntamento, un momento di incontro e dibattito e uno strumento per denunciare di volta in volta una molteplicità di temi. La scelta del percorso era essa stessa significativa, nel corso degli anni abbiamo sanzionato agenzie interinali e banche, messo in evidenze l’assenza della politica su varie tematiche sociali (inclusione, politiche abitative, welfare…), il malaffare e la devastazione ambientale dei territori. In un anno caratterizzato fortemente dalla crisi pandemica, i temi di denuncia non sarebbero mancati. Le vicende dell’ultimo periodo hanno messo ad esempio in evidenza le questioni legate agli sversamenti tossici nella nuova SR 429 e le responsabilità di una classe politica letteralmente piegata agli interessi particolari di alcune categorie (non solo i conciari, ma anche le lobby del marmo, balneari, vivaisti etc). Interessi spesso collusi e permeabili alle infiltrazioni mafiose e documentati da tempo dagli stessi report che la regione Toscana commissiona alla scuola Normale Superiore di Pisa. A differenza del sindacalismo concertativo, abbiamo sempre evidenziato la pericolosità di una contrapposizione tra salute e lavoro e denunciato la mancanza di regole stringenti nel sistema degli appalti pubblici. Lo abbiamo fatto presentando alle amministrazioni locali un Protocollo con una serie di impegni puntuali e immediati, in grado di evitare infiltrazioni e garantire regole, diritti e sicurezza.
Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma nella gestione dei servizi e delle opere pubbliche, le norme che regolano gli appalti devono essere funzionali agli interessi comuni e non di quelli privati. Quesiti posti in commissione affari generali del comune di Empoli in merito al protocollo d’ intesa in materia di appalti pubblici, sottoscritto durante l’ ultima campagna elettorale per le comunali, restano inevasi dal lontano novembre 2019.
Il tema della pandemia ha attraversato e caratterizzato l’ultimo anno, distrutto tante famiglie e accresciuto fortemente le disuguaglianze: lo 0,1% possiede il 10% di ricchezza complessiva. Tante storie di sopraffazione e abusi (basti pensare alla mancata zona rossa in Val Seriana) e un utilizzo della pandemia come strumento di ricatto e costrizione padronale: i contagi sul lavoro denunciati all’Inail alla data dello scorso 31 gennaio sono 147.875, pari a circa un quarto delle denunce complessive di infortunio sul lavoro, 461 i decessi.
Ai temi ambientali e a quelli legati alla crisi pandemica, avremmo affiancato naturalmente quello dei Diritti, tema che ha sempre caratterizzato il nostro corteo e su cui intravediamo i pericoli legati ad una sempre più frequente contrapposizione fra garantiti e non garantiti. Noi affermiamo, al contrario, che nessuno deve essere lasciato indietro, che i diritti o sono per tutti o semplicemente non sono. Di fronte al riemergere di una destra becera e negazionista, riaffermiamo il principio della salute come bene collettivo: diritti, tutele, vaccini e reddito per tutti, nessuno deve essere lasciato indietro. Ribadiamo la necessità di interventi a sostegno di chi è stato maggiormente colpito dalla crisi pandemica, soprattutto a fronte di nuovi “Decreto sostegni” che continuano a destinare i 2/3 dei 32 miliardi stanziati, alle imprese.
Il primo maggio noi abbiamo sempre scelto da che parte stare, fuori dalla vuota e inutile cerimoniosità ufficiale, a fianco di chi lotta contro l’oppressione di genere, di classe e dei confini.
Invitiamo tutti/e alle 13,00 al pranzo sociale nel giardino del CSA Intifada, nel rispetto delle regole anti-covid, per prenotarsi scrivere alla pagina Facebook.
Fonte: Cobas ATI, Cobas Empoli-Valdelsa, Comunità in Resistenza, CSA Intifada
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