Incidente Zanardi, CNA Fita sul ricorso della famiglia: "Accanimento ingiustificato"

Il camionista non avrebbe colpe: l'autocarro "viaggiava ad una velocità moderata e comunque ampiamente al di sotto del limite di velocità previsto su quel tratto di strada" e non ci sarebbe nessun "nesso causale tra la condotta del conducente del Tir e la determinazione dell'incidente".

È in base a questa conclusione, fondata su una consulenza tecnica, che la Procura di Siena chiede l'archiviazione dell'accusa per l'incidente in cui è rimasto gravemente ferito il campione paralimpico. Unico indagato il conducente del mezzo pesante, associato CNA.

Cna Fita Toscana accoglie con favore la richiesta della Procura, ritenendola una scelta coerente con i risultati degli accertamenti e delle perizie svolte durante le indagini che, ricostruita la dinamica del sinistro per capire se il mezzo pesante avesse o meno superato la linea di mezzeria con le ruote e fatti i dovuti accertamenti sulla velocità dei mezzi e sulle condizioni del manto stradale, hanno escluso sin da subito ogni responsabilità a carico del conducente.

Decisione a cui però si oppongono i legali della famiglia di Zanardi, che insistono nel sostenere la responsabilità dell'autista nel cambio di manovra che portò il campione a perdere il controllo della sua handbike e a scontrarsi contro il mezzo pesante che procedeva in direzione contraria.

"Palesiamo la nostra preoccupazione su un eventuale ricorso e causa privata da parte della famiglia Zanardi, un accanimento ingiustificato su una persona riconosciuta innocente, anch’essa vittima dell’essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato e che è impensabile sia condannata per questo", commenta Michele Santoni, Presidente Regionale CNA Fita Toscana. "Siamo più che consapevoli della sofferenza scaturita da quel terribile 19 giugno scorso e ne condividiamo a pieno il dolore, ma ciò non può in alcun modo giustificare una “caccia alle streghe” nei confronti dell’autotrasportatore", conclude.

CNA Fita ha manifestato da subito la vicinanza all’associato, con cui è in costante contatto. L’associazione ed i suoi membri, infatti, conoscono bene la spada di Damocle che, ogni giorno, gli autotrasportatori si sentono penzolar dall'alto e che è rappresentata dal reato di omicidio stradale così come attualmente previsto.

La legge su tale reato, doverosa e legittima, è però inadeguata: gli autotrasportatori possono essere incolpati di un grave reato penale per tutta una serie di infrazioni del codice della strada, anche minime come può esserlo una semplice lampadina bruciata. Si aggiunga che, nella maggior parte delle strade secondarie, le infrastrutture sono tali che i mezzi sono impossibilitati a rimanere dentro i limiti della propria carreggiata.

Quanto è accaduto a Pienza ha messo senza dubbio in luce la miopia della legge, con il camionista accusato di lesioni colpose gravissime pur non avendo assunto una condotta pericolosa o rischiosa, ma anzi essendosi comportato da vero professionista.

Fiduciosi che la verve da combattente di Alex Zanardi gli permetta una quanto più prossima ripresa, ci auguriamo che l’accaduto rimanga solo un terribile ricordo per tutte le parti coinvolte e che sia altresì l’occasione per rivedere una legge, giusta e doverosa, ma a volte eccessivamente iniqua per chi viaggia quotidianamente sulle strade italiane, in particolar modo per gli autotrasportatori che portano avanti con estrema professionalità e responsabilità un settore strategico nonché vitale per l'intera economia.

Fonte: CNA FITA Toscana

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