Keu, Mainardi (Cgil): "Possibile 'bomba sociale', serve chiarezza"

(foto gonews.it)

Il segretario Filctem Cgil Pisa: "C'è preoccupazione. Il rischio è che il sistema consortile si regga in piedi con l'illegalità"


"L'inchiesta Keu può essere una bomba sociale. C'è preoccupazione, l'illegalità potrebbe aver tenuto in piedi un intero sistema consortile. E ora rischiano anche lavoratori e lavoratrici". Per descrivere ciò che è avvenuto a Santa Croce sull'Arno non usa giri di parole Loris Mainardi, segretario Filctem Cgil Pisa.

Cgil vuole vederci chiaro, si schiera dalla parte della legalità e del lavoro sicuro. Seguendo le norme anti-Covid, lunedì 19 aprile alle ore 12 si terrà un picchettaggio di fronte alla Camera del Lavoro di piazza Matteotti a Santa Croce: "Bisogna capire cosa è successo. Serve chiarezza, perché rischiano il lavoro migliaia di persone che non c'entrano nulla".

Keu mette in mezzo la depurazione e il riciclo, due punti fondamentali del lavoro in conceria. Mainardi lo sa bene: "C'è preoccupazione, se si blocca la depurazione si blocca la lavorazione. Significa bloccare anche il lavoro delle persone".

Le conseguenze potrebbero diventare una "bomba sociale", come dice lo stesso Mainardi. Il caso è grosso e viene dopo altre inchieste che hanno toccato il distretto, come Vello d'Oro o Blu Mais. "Sembra che queste azioni abbiano portato risparmi per 28 milioni di euro. Secondo la stampa, sembrano essere stati usati non per ville o barche, ma dovrebbero essere rimasti nel sistema consortile. La paura è che questi soldi lo abbiano tenuto in piedi" continua il segretario.

E se il sistema frana? "C'è chi può arrangiarsi con un depuratore in proprio, per esempio, ma sono pochissimi. In tanti saranno costretti a chiudere. Il distretto di Santa Croce è uno dei più grandi al mondo grazie al sistema consortile su depurazione e riciclo. Ci lavorano circa 5000 persone. La grossa paura è che questo sistema non stia in piedi fuori dall'illegalità, ma vedremo poi cosa dirà la magistratura".

La Zona del Cuoio si basa anche sul lavoro che le grandi firme fanno nelle aziende. E se il territorio pisano-fiorentino non 'attraesse' più proprio per la sua immagine minata dalle inchieste? E se le grandi firme decidessero di spostare la lavorazione altrove? Sono solo domande a cui per ora è impossibile dare risposte.

Quel che è certo, conferma Mainardi, è che la situazione non è delle più rosee: "Mi auguro che chi è coinvolto chiarisca la sua posizione e esca nel miglior modo possibile. Come detto, il distretto si regge sul sistema consortile e non è un caso che le firme vengano a comprare le concerie qua o che si spostino dal Veneto. Finora è stato possibile perché si è lavorato nella legalità, adesso vedremo".

Gianmarco Lotti

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