Erano oltre mille gli imprenditori del commercio, turismo e servizi arrivati oggi (martedì 13 aprile 2021) a Firenze da tutta la regione per la manifestazione voluta da Confcommercio Toscana per chiedere una data certa di riapertura di tutte le attività del terziario. Senza più blocchi, senza limitazioni, senza più calendari scanditi dai colori. Una ripresa vera con un solo unico impegno: conciliare salute e lavoro, nel pieno rispetto delle normative anticontagio.
Lo hanno gridato a gran voce, sotto le finestre della Prefettura fiorentina in via Cavour, i rappresentanti del sistema Confcommercio delle province toscane, che sono saliti sul piccolo palco allestito in via Cavour per lasciare una dichiarazione su invito del direttore regionale dell’associazione di categoria, Franco Marinoni. Che, insieme alla presidente regionale Anna Lapini e ai presidenti provinciali, alle 12 è stato ricevuto dal Prefetto di Firenze, Sua Eccellenza Alessandra Guidi. A lei, in quanto coordinatrice dei Prefetti toscani, la delegazione ha consegnato un documento unitario di richieste da far pervenire al Governo. La prima e più importante: avere la data certa della ripartenza.
“Abbiamo indicato come data limite quella simbolica del 1° maggio”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “perché quest’anno, dopo oltre un anno di chiusure o ripartenze a singhiozzo, il modo più intelligente di celebrare la “Festa del Lavoro” sarebbe proprio quello di tornare a lavorare. Anche perché ormai è evidente a tutti come non ci sia alcuna relazione tra le nostre attività e l’andamento epidemiologico. Anzi: con locali e negozi chiusi per settimane in zona rossa, i contagi sono addirittura aumentati. Qualcuno deve spiegarci l’arcano”, aggiunge polemico.
I manifestanti hanno preso le distanze dalle violenze di certe proteste (“gli unici fuochi che conosciamo noi sono quelli dei nostri fornelli”, ha detto dal palco Samuele Cosentino, presidente dei ristoratori lucchesi), ma non certo dalle ragioni che le hanno motivate, le stesse per tutti. “Stiamo uccidendo un pezzo d’Italia e della nostra economia, senza alcun risultato concreto in termini di salute, perché mentre alle nostre attività è imposto questo sacrificio, sono invece liberamente operanti le industrie, gli uffici, i supermercati, i mezzi di trasporto pubblici, le scuole e molte altre occasioni di assembramento che evidentemente, invece, sono fonte di contagio – scrive Confcommercio Toscana nella premessa alle richieste inoltrate al Prefetto. “La nostra categoria, e la nostra associazione in particolare, si sono sempre mosse nel pieno rispetto della legalità. Intendiamo continuare a farlo ancora. È indispensabile, però, un ripensamento della strategia di gestione della pandemia, che passi in primo luogo per una massiccia intensificazione della campagna vaccinale. Senza furbizie, prevaricazioni o favoritismi. Al contempo, sarà possibile riaprire quelle attività che possano garantire il più rigoroso rispetto della prevenzione e delle norme di sicurezza. Perché non ha senso consentire la compresenza di sedici persone in un pullman di 40 metri quadrati e neanche una per volta in un negozio degli stessi 40 mq”.
“Tra ingiustizie e assurdità, l’esasperazione della nostra gente è arrivata al massimo e non va sottovalutata. Noi per primi non vorremmo che la situazione ci sfuggisse di mano”, sottolinea la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “ecco perché, ad un mese e mezzo di distanza dalla manifestazione che ci ha visto formare delle lunghe catene umane in tutte le città toscane, torniamo in Prefettura perché il massimo rappresentante territoriale dello Stato possa trasferire le nostre considerazioni al Governo nazionale nella maniera più autorevole. Tre sono le nostre richieste principali: poter riaprire, nel rispetto delle norme anticontagio, accelerare in maniera decisiva il piano vaccinale e, nel frattempo, bloccare i costi delle imprese. Non ce la facciamo più ad andare avanti: le nostre imprese sono in terapia intensiva, abbiamo perso il controllo della situazione economica. Non vogliamo che vacilli anche la nostra fiducia nelle istituzioni”.
Oltre alla data certa per la riapertura, Confcommercio ha ribadito l’assoluta e urgente necessità di misure a sostegno delle imprese di commercio, servizi e turismo, le più penalizzate dagli effetti della pandemia e ora a serio rischio di sopravvivenza:
-ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato;
-riapertura immediata in sicurezza di tutte le attività chiuse;
-moratoria fiscale per gli anni 2020-2021;
-proroga della cassa integrazione e della moratoria dei mutui e finanziamenti fino al 31 dicembre 2021;
-rimodulazione delle locazioni commerciali e blocco degli sfratti;
-taglio del cuneo fiscale che grava sulle imprese;
-creazione di un piano “ripartenza” per il terziario;
-vaccinazione immediata di imprenditori e addetti del terziario;
-pagamento immediato di tutti i bonus ristori e indennizzi sospesi;
-passaporto sanitario europeo per spostamenti Ue.
Le medesime richieste sono state consegnate al governatore della Toscana Eugenio Giani, che alle 13 ha ricevuto nel suo ufficio di piazza Duomo una rappresentanza di Confcommercio, insieme all’assessore regionale Leonardo Marras. Assente giustificato dalla manifestazione fiorentina il presidente della Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che nelle stesse ore era a Roma come vicepresidente vicario nazionale di FIPE per la grande iniziativa dedicata al mondo dei pubblici esercizi. Cursano, insieme al presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli e ad altri rappresentanti di categoria è stato ricevuto dal presidente del consiglio Mario Draghi e dal ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
Confcommercio Pisa: "Una data per ripartire, o riapriamo il Primo maggio”
“Vogliamo una data certa per riaprire, oppure dal Primo maggio riapriremo tutti”. Questa la richiesta che si leva dalla grande manifestazione di Firenze a cui Confcommercio Provincia di Pisa ha partecipato insieme a tutte le Confcommercio della Toscana. Più di mille imprenditori, commercianti e partite Iva si sono mobilitate davanti alla Prefettura di Firenze per chiedere una data certa per poter riaprire le proprie attività. Una manifestazione che si è conclusa con la consegna al Prefetto di Firenze Alessandra Guidi, da parte della presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini, insieme a una delegazione delle Confcommercio toscane, di un documento con le richieste delle imprese del terziario. Al termine dell'incontro, la delegazione è stata ricevuta dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dall'assessore all'Economia Leonardo Marras.
“Basta incertezza! Non ci accontentiamo più di promesse e parole. Dopo 14 mesi siamo al punto di partenza, ancora più stremati dopo le tantissime ingiustizie che solo noi imprenditori abbiamo pagato” tuona la presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini, “Vogliamo una data certa in cui verrà garantita l’apertura delle nostre attività. Se il Governo non risponderà ce la prenderemo da soli, e sarà il Primo maggio. Una data simbolica, che rappresenta la festa dei lavoratori, in un anno in cui le imprese non hanno lavorato, ma che segna anche il limite della nostra sopportazione.”
“Stiamo subendo le decisioni di chi non conosce le dinamiche del nostro lavoro, e noi non siamo soltanto lavoratori, ma anche datori di lavoro. È arrivata l’ora di ascoltarci. Nelle attività che potrebbero stare aperte e accogliere i clienti rispettando tutte le condizioni di sicurezza non è ancora possibile lavorare, ed è ora che il cambio di passo tanto invocato venga messo in atto: abbiamo bisogno di una data per riaprire”.
“Non si deve abusare e approfittare della pazienza di aziende e imprese familiari a cui sono stati chiesti sacrifici enormi e a questo punto inutili, visto che il numero dei contagi in questi mesi non è diminuito” afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. “C’è un tempo per resistere, e le imprese lo hanno fatto con enormi sacrifici. e uno per ripartire. Ora serve una risposta immediata, domani potrebbe essere già troppo tardi per molti, e la riapertura deve essere definitiva. Le imprese non sono più in grado di reggere ulteriori e inique chiusure”.
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