La storia di Malika dovrà risolversi in famiglia, non sui social

Ha assunto la forma di una diatriba familiare, un muro contro muro, dopo essere stata una vicenda di principio sui diritti. Parliamo di Malika, la ragazza di Castelfiorentino che dichiara alla sua famiglia di essere lesbica e sulla quale si sta accentrando l'attenzione mediatica.

Se dopo tre mesi di distanza dai fatti la giovane ha deciso di mettere in piazza la sua vicenda, suscitando clamore e stupore per quanto accaduto, dopo quasi una settimana di 'ribalta mediatica' anche la famiglia di Malika, dopo un'intervista sulla carta stampata, si fa sentire.

E lo fa usando la stessa 'arma' della figlia: rendendo note le conversazioni private con la giovane.

A parlare è il fratello 27enne della giovane, con un commento al vetriolo: "Vendere i propri genitori per 30 mila euro usando 5 parole di troppo e scordandosi i 22 anni di sacrifici meritati nei suoi confronti!"

E poi seguono schermate e schermate di conversazioni private tra i due fratelli. Dal 5 gennaio fino all'8 gennaio e poi una conversazione su Instagram che si apre con il foglio della denuncia di Malika verso i suoi genitori.

"Ti voglio bene Mali, anzi ti amo che non t'immagini. Scusa se ho avuto modi sbagliati per dimostrartelo", si legge tra i tanti messaggi del fratello e le brevi e laconiche risposte della sorella: "Ho bisogno di stare da sola" "Ora lasciatemi stare" "Non accetto più tutto questo, non ho fatto niente per meritarmi tutto questo".

La conversazione traballa tra dimostrazioni d'affetto e avvertimenti. Non è quanto è scritto che fa la differenza, ma il non detto. Il non risolto soprattutto. Perché nelle dinamiche familiari ci sono sicuramente cose sottaciute che chi scrive e chi legge non può certamente giudicare.

Il tentativo del fratello è quello di 'pareggiare' i conti. Quella di Malika è una brutta storia di minacce e di intolleranza, ma sul piano verbale i due affronti potrebbero continuare all'infinito. C'è uno scontro come già detto, che si dovrà sanare con il dialogo, che arriverà prima o dopo il procedimento giudiziario che è in corso.

Oltre a Malika, i genitori e il fratello ci siamo noi che discutiamo della faccenda. Su cui si discute con malignità per entrambi le parti. Sono già sbocciati i complotti su 'Malika che l'ha fatto appositamente per i soldi' o la messa alla gogna dei due genitori. Cosa che è accaduta, con una foto della coppia che è girata con commenti minacciosi.

Anche questo non deve succedere e al di là della bolla mediatica per sollevare un tema giusto come quello dell'accettazione della sessualità, prima o poi si chiuderà il cerchio sperando che la famiglia torni a una vita di dialogo e di affetto.

AGGIORNAMENTO: L'articolo non vuole prendere parte tra Malika e la famiglia, pensando a spostare la discussione su un altro ambito. Nel tentare questo rischia di essere attaccato da ambo le parti. Cosa che è già successa sui social. Gli hate speech, i messaggi di odio, sono stati cancellati nelle nostre pagine Facebook. L'omofobia, per quanto fosse già stato chiarito anche nei pezzi precedenti, è sempre condannata.

Elia Billero

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