Nell'anno della pandemia la sanità dell'emergenza ha continuato ad operare fra mille difficoltà. Non ha conosciuto soste il mondo dei trapianti che si è trovato a gestire la delicatissima fase emergenziale che viveva il nostro paese con l'esigenza di non potere fermarsi per non mettere a rischio la vita di tanti malati. I trapianti sono interventi salvavita e nonostante il lockdown il midollo osseo e le cellule staminali che i registri mondiali dei donatori individuano devono continuare a viaggiare da donatore a ricevente che si trovano spesso in luoghi molto distanti del mondo.
“Durante i momenti più difficili dello scorso marzo – racconta Massimo Pieraccini presidente del Nucleo Operativo di Protezione Civile logistica dei trapianti – la direttrice del registro italiano donatori midollo osseo mi chiamò per chiedermi aiuto perché da lì a poco l'unico aeroporto che avrebbe funzionato, seppur a regime ridottissimo sarebbe stato Roma Fiumicino e lì sarebbero arrivati tutti i “doni della vita” che i colleghi stranieri portavano in Italia; toccava poi a noi proseguire il viaggio in auto per consegnare quel prodotto salvavita agli ospedali di ogni parte d'Italia.”
Invece oggi, dopo un anno complicatissimo in cui i volontari del Nucleo Operativo Logistica dei Trapianti hanno percorso oltre 200.000 km in auto in tutta Europa per permettere il buon esito di molti trapianti, è la burocrazia che rischia di fermarli mettendo a repentaglio la sopravvivenza di molte persone.
“Viviamo un momento molto difficile – continua Pieraccini – perché i nostri volontari che in quest'anno hanno fatto missioni complicatissime con viaggi infiniti, aeroporti deserti, coincidenze improbabili, frontiere chiuse da aprire, soggiorni chiusi in hotel e addirittura in un caso uno dei nostri è stato costretto a dormire in aeroporto, ci troviamo a lottare, ogni giorno, contro l'interpretazione individuale di ogni Paese di norme che non ci sono o, se ci sono, sono molto confuse e approssimative.
In ogni Paese in cui dobbiamo recarci a ritirare il prodotto salvavita ci richiedono sempre documenti diversi che spesso cambiano di giorno in giorno e in alcuni casi con richieste improbabili di tamponi che devono essere ripetuti prima di ogni imbarco come se noi fossimo semplici turisti e non corrieri che stanno trasportando midollo osseo per un trapianto salvavita.
Ultimo episodio è di ieri in Germania: sono cambiate e regole d’ingresso ma una solerte impiegata ha pensato di voler cambiare anche quelle in uscita e quindi ha bloccato una delle nostre volontarie diretta in Spagna imponendogli di fare un test COVID, che si poteva fare in aeroporto per 'soli' 250,00 €. Un paradosso difficile da accettare! Chiediamo, ed è la prima volta in 28 anni di viaggi e 12.000 vite salvate in ogni angolo del mondo, aiuto alle istituzioni sia locali che nazionali.
Siamo tutti vaccinati e tamponati – conclude Pieraccini - ma in ogni aeroporto c'è sempre il rischio che qualcuno ci fermi e con noi la vita che portiamo nel nostro frigo. Possibile che le istituzioni nazionali ed europee non riescano a fornirci un passaporto vaccinale o un altro documento “lasciapassare” per ogni paese che ci permetta di abbattere la burocrazia e di poter continuare a viaggiare per il mondo per salvare vite?”
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