Il Teatro della Toscana aderisce all'appello 'Facciamo luce sul Teatro'

Oggi lunedì 22 febbraio, dalle 19:30 alle 21:30, il Teatro della Pergola di Firenze, il Teatro Era di Pontedera e il Teatro ‘Mila Pieralli’ di Scandicci si illuminano per dire che il Teatro ci manca.

Con questo gesto la Fondazione Teatro della Toscana condivide e aderisce all’appello “Facciamo luce sul teatro” di UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo).

A un anno di distanza dal primo provvedimento governativo che come prima misura di contrasto al Coronavirus ha intimato la chiusura immediata dei teatri nel Nord Italia, estendendo rapidamente il provvedimento a tutto il territorio nazionale nel giro di pochi giorni, con questa iniziativa si intende chiedere al nuovo governo e a tutta la cittadinanza che si torni a parlare di teatro e di spettacolo dal vivo. Bisogna fare luce.

Niente può sopperire alla mancanza di una rappresentazione dal vivoafferma il Presidente della Fondazione Teatro della Toscana Tommaso Sacchi – abbiamo tenuto viva la luce della produzione culturale grazie al digitale in questi mesi difficili, ma adesso, attenendoci al rispetto di tutte le necessarie misure sanitarie, spero sia vicino il momento di riaprire i nostri teatri, le nostre sale musicali, i nostri cinema e tornare così a godere di nuovo dello spettacolo nelle forme alle quali eravamo abituati prima della pandemia: dal vivo. Ringrazio UNITA per questa iniziativa densa di significato e necessaria. Oggi il Teatro della Pergola e i nostri teatri non potevano non accendere una luce e lanciare un messaggio al mondo”.

“La cultura è un investimento in coscienza: per il futuro, per la società, per i propri figli, per sé stessi – ricorda Stefano Accorsi come Direttore artistico della Fondazione e Socio Fondatore di UNITA ritengo sia necessario fare luce sul teatro. Gli artisti, i tecnici, le maestranze tutte, non sono tempo libero, sono lavoro e molto di più. Come ha detto il Maestro Claudio Abbado: «La cultura è un bene comune primario come l'acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti».

“Il nostro è un gesto simbolico – dichiara il Direttore generale della Fondazione Marco Giorgetti il Teatro ci manca nel suo avverarsi con il pubblico, perché è fondamentale dire che in realtà non ha mai smesso di lavorare, allestendo e preparando gli spettacoli della riapertura. Bisogna riprendere a nominarlo subito in ogni sede pubblica e decisionale, è necessario programmare e rendere operativo un piano che porti il prima possibile al ritorno degli spettatori”.

Come sottolineato da UNITA “proteggere e liberare le città dai danni provocati da un’epidemia – intimava Sofocle nel suo immortale Edipo – significa innanzitutto conoscere se stessi, prima che un’intera comunità si ammali di tristezza non riuscendo più a immaginare un futuro”.

Il futuro, come investimento soprattutto nei giovani e nelle relazioni internazionali, è nel DNA del Teatro della Toscana fin dalla sua nascita. Ma non possiamo costruirlo da soli. Per questo, dobbiamo tornare a incontrare la parte essenziale e indispensabile senza la quale il teatro e quindi il nostro lavoro semplicemente non è: voi spettatori.

Notizie correlate



Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro

torna a inizio pagina