Sono quelli che oggi definiamo uomini di un'altra generazione, intendendo così persone che alla competenza professionale associavano valori altrettanto e forse più importanti come la serietà, la correttezza, la lealtà. E' per questo che, quando qualcuno di loro se ne va, lascia un senso di vuoto non solo nella sua famiglia ma anche nella comunità. E' il caso di Pierfederico Pierfederici, l'avvocato di Samminiatello che proprio nei giorni scorsi ci ha lasciati. Il tributo che la sua città gli ha dato, sindaco Paolo Masetti in testa con tanto di gonfalone, fa capire come e quanto sia stato in grado di coniugare la sua professione all'impegno a servizio della comunità, quanto l'essere io si sia sempre unito con l'essere noi, un impegno portato avanti sotto lo scudo crociato della Democrazia Cristiana, quando la politica aveva dei valori ben precisi, con il punto più alto toccato nel 1966 con la carica di vice-sindaco.
Ma lo piange anche Empoli e non solo per il fatto che il suo studio è proprio nella nostra città, quanto perchè l'aver lasciato questo mondo ha chiuso una stagione fatta di personaggi che in molti ricordano con affetto, riconoscenza ed occhi lucidi. L'avvocato Pierfederici era l'ultimo di una generazione di professionisti nati negli anni '30, nomi come Giuliano Lastraioli, Renzo Bini, Furio Polimeni, Giancarlo Vezzosi, Piero Quaglierini o Franco Anticaglia che con lui divise la passione per la politica a Montelupo. Nomi che a Empoli si coniugano con quei valori cui accennavamo all'inizio, avvocati ai quali molti devono qualcosa sia umanamente che professionalmente. "Era preparato e cordiale anche con noi giovani avvocati che a lui ci rivolgevamo per avere un consiglio", dice un collega che lo ha conosciuto, una "persona leale, corretta e disponibile con tutti". Il soprannome di Ghigo col quale tanti, inevitabilmente, aggiravano il suo lunghissimo nome, lo rendeva poi eternamente giovane, lo faceva sentire più vicino, un po' meno avvocato, un po' più persona.
Ci ha lasciati un galantuomo, un altro pezzetto della nostra storia che se ne va. Lo saluta Montelupo, lo saluta Empoli con la riconoscenza che si deve a chi non ha vissuto invano, a chi ha dato l'esempio, a quelle persone a cui si guarda e si guarderà sempre con riconoscenza, a quegli uomini di un'altra generazione che hanno tracciato una strada che tocca a noi percorrere. Proprio mentre lui ha iniziato a percorrere quella dell'eternità in cui aveva sempre creduto.
Marco Mainardi
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