Luci accese per cenare con i dipendenti: in 8mila per la protesta #ioaprosoloinsicurezza

Il portavoce Naccari: “La strada per essere ascoltati è restare nei confini della legalità”


Sono oltre 8mila i ristoranti che hanno aderito al flash mob #ioaprosoloinisicurezza. Treviso, Firenze, Pisa, Salerno, Ravenna, Palermo: in tutto lo stivale gli imprenditori del mondo Horeca hanno acceso le luci e gli impianti stereo e si sono messi a tavola con i loro dipendenti, per una sera nelle vesti di clienti.

Un’iniziativa per ribadire che i nostri locali sono sicuri e che il virus non distingue tra pranzi, cene, giorni feriali e festivi”, ribadisce Pasquale Naccari, portavoce di Tni-Tutela Nazionale Imprese e di Ristoratori Toscana, due tra le associazioni che hanno lanciato il flash mob, promosso insieme a Acs Associazione Commercianti per Salerno, A.I.O.S Palermo, Ristoratori Liguria, RistorItalia, Ristoratori Emilia Romagna, Ristoratori Lombardia, Ristoratori Veneto, Ristoratori Lazio, Ristoratori Campania, Ristoratori Puglia, Ristoratori Trentino, Ristoratori Sicilia, Veneto Imprese Unite.

Comprendiamo la disperazione dei colleghi, perché c’è gente che non riesce nemmeno più a fare la spesa, ma la via giusta è sempre quella di rimanere nei confini della legalità - continua Naccari -. Ricordiamo che aprire i locali infrangendo le regole fa andare incontro a sanzioni pesanti, fino al ritiro della licenza”. Tni vuole essere dalla parte delle leggi. “Abbiamo organizzato questa protesta per ribadire che siamo imprenditori responsabili, sempre dalla parte della legge - continua Naccari -. Vogliamo però conoscere, come spiegato nelle lettere inviate ai prefetti, le prove scientifiche alla base delle misure estremamente restrittive nei confronti dei pubblici esercizi. Chiediamo indennizzi sufficienti per poter coprire tutte le spese vive che sosteniamo. Ad oggi, infatti, quelli ricevuti si attestano in media al 3,3% del fatturato annuo. Sarebbe importante, inoltre, che il Governo iniziasse a prendere in considerazione le startup e tutte quelle attività che sono state dimenticate da tutti i decreti. La nostra battaglia a tutela del mondo Horeca continua”.

L'avvocato Angelo Vassallo del foro di Palermo, vice presidente Aios, spiega che “gli esercenti che aprono quando non è consentito rischiano di sommare al grande danno che stanno subendo per le restrizioni un danno che potrebbe essere potenzialmente superiore a quello già subìto”. Sono previste infatti sanzioni da 400 a 1.000 euro, chiusura del locale da 5 a 30 giorni e, se si continua nelle aperture, il rischio di essere imputati per reato di epidemia colposa, con reclusione da uno a 12 anni.

 

Fonte: Tni-Ristoratori Toscana - Ufficio Stampa

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