Museo di San Marco presenta la nuova “Sala del Beato Angelico”

Interamente riallestita grazie al contributo dei Friends of Florence


La Direzione regionale musei della Toscana del Mibact inaugura in diretta streaming sulla pagina Facebook del Museo di San Marco la nuova “Sala del Beato Angelico” del Museo di San Marco, interamente riallestita grazie a Friends of Florence. Questo prestigioso intervento chiude idealmente le celebrazioni per i 150 anni del Museo, dopo la presentazione nello scorso anno dei restauri dei capolavori del Giudizio Universale e della Pala di San Marco. La nuova denominazione del vasto ambiente realizzato nel 1918-1921 e chiamato in maniera impropria “Ospizio dei Pellegrini”, poi più semplicemente “Ospizio”, conferma una componente basilare delle origini del celebre museo fiorentino, fondato nel 1869, quella cioè di museo consacrato all’arte del Beato Angelico. Anche nella percezione dei visitatori italiani e stranieri, il Museo di San Marco è indissolubilmente associato alla figura e all’opera del Beato Angelico, padre fondatore del primo Rinascimento fiorentino.

La rinnovata esposizione dei capolavori della sala torna ad offrire al pubblico la selezione più importante al mondo delle opere di una delle personalità più alte e affascinanti della storia dell’arte ma soprattutto ripropone l’incanto stupefacente della qualità sublime che traspare dai suoi dipinti su tavola: un disegno al contempo netto e raffinato, sul quale s’innesta una stesura pittorica che, in particolare dalla fase della prima maturità in avanti, tocca vertici insuperati di delicatezza e trasparenza pittoriche.

Il nuovo allestimento, finanziato generosamente dai Friends of Florence, cambia radicalmente quello realizzato nel 1980 dall’allora direttore Giorgio Bonsanti, grazie alle nuove strutture, alla raffinata cromia e ad una illuminazione tecnologicamente aggiornata. Le opere seguono oggi una coerente successione cronologica, esaltando anche la relazione armonica delle loro dimensioni entro gli spazi della sala. E’ una esposizione monografica ineguagliabile, che presenta 16 straordinari capolavori del pittore e frate domenicano, dalle tavole più monumentali, come la Deposizione di Cristo per la cappella Strozzi in Santa Trinita a Firenze, la pala di Annalena e la grandiosa Pala di San Marco, con le parti superstiti sfuggite alla dispersione, e il Tabernacolo dei Linaioli, ai dipinti di dimensioni minori, come le tavole dell’Armadio degli Argenti, le raffinatissime predelle e i reliquari. Il Compianto sul Cristo morto è stato inoltre oggetto in questa occasione di un intervento di riordino estetico della parte inferiore, già celata da una sagoma oggi rimossa.

Nella sala mancano ancora la Pala di Bosco ai Frati, attualmente in restauro sempre grazie al prezioso sostegno di Friends of Florence, ed il Polittico francescano, anch’esso in restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure.

“L’inaugurazione della Sala del Beato Angelico, è un momento fondamentale della vita e della storia del Museo di San Marco - afferma Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana. Grazie alla disponibilità sempre entusiastica dei Friends of Florence e di tutti i donatori che tramite loro hanno contribuito con grande generosità dagli Stati Uniti, è stato possibile rinnovare radicalmente l’esposizione delle opere su tavola del Beato Angelico. In questa sala è riunita la raccolta più importante al mondo di opere mobili dell’artista, nel contesto dell’antico convento domenicano legato strettamente ai Medici, che ne furono i mecenati assoluti. San Marco è il cuore pulsante del primo Rinascimento fiorentino, non solo dal punto di vista artistico ma anche storico e religioso. La proposta del nuovo allestimento è nata, ed è stata avviata, pur ormai nell’emergenza sanitaria, sotto la direzione di Marilena Tamassia, che ringrazio per tutto il lavoro svolto a favore del museo e delle sue collezioni, e si è conclusa con la direzione di Angelo Tartuferi, che si è speso per portare a termine nel modo migliore possibile, col supporto determinante dell’architetto Andrea Gori, questo allestimento, tappa miliare per San Marco, per tutto il sistema museale riunito sotto la Direzione regionale musei della Toscana, ma anche per la città di Firenze. Un grazie profondo quindi a Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence, per la sua sensibilità e la grande amicizia dimostrata ormai da tempo a questo museo, ma anche ad altri musei della Direzione regionale della Toscana; ai progettisti Maurizio De Vita e Ulrike Schultze, per il bellissimo progetto portato avanti con grande attenzione e disponibilità verso le varie esigenze e gli adattamenti che si sono via via resi necessari; e naturalmente a tutti coloro che a vario titolo hanno prestato la loro opera per raggiungere questo splendido risultato”. “Il nuovo allestimento - sottolinea Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco - riporta alla ribalta internazionale l’incomparabile nucleo di dipinti angelichiani, finalmente con un’illuminazione adeguata, che sono convinto susciterà la meraviglia anche da parte degli studiosi. La visita è arricchita nei contenuti da didascalie e pannelli in italiano e in inglese, che presentano anche le ricostruzioni dei complessi pittorici originari, illustrando le loro parti oggi conservate in altri musei in Italia e all’estero. Questi apparati offrono quindi al visitatore più attento anche la misura della notevole dispersione che purtroppo ha interessato la vasta produzione del grande maestro”. “Il museo di San Marco è sempre stato un luogo molto speciale per Friends of Florence, un’oasi di pace di serenità nel centro della città. - sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence - In passato abbiamo realizzato diversi progetti di restauro dentro il museo: gran parte del Chiostro di Sant’Antonino, poi il bellissimo affresco della Crocifissione e Santi del Beato Angelico nella Sala Capitolare. Adesso tutti potranno vedere le opere della Sala del Beato Angelico con un nuovo allestimento che esalta la maestria dell’artista in modo straordinario. Un’opera manca ancora nella Sala: si tratta della Pala di Bosco ai Frati, ora in restauro grazie a due benefattori di Friends of Florence, che sarà ricollocata qui l'anno prossimo quando uscirà dallo studio di Lucia Biondi. Vorrei ringraziare il Direttore regionale musei della Toscana Stefano Casciu, il Direttore del Museo di San Marco Angelo Tartuferi, il progettista di questa bellissima sala Maurizio De Vita con il suo studio De Vita & Schulze Architetti e tutti coloro che hanno lavorato a questo nuovo allestimento. Desidero soprattutto ringraziare i nostri donatori, sempre innamorati di Firenze, generosi e impegnati. Senza di loro non potremmo realizzare i nostri progetti”.

La nuova esposizione delle opere nella “Sala del Beato Angelico”

Entrando nella sala, la parete sulla destra, dalla quale il visitatore può iniziare il suo percorso, è occupata dalla grandiosa Deposizione dalla Croce eseguita per la cappella di Palla Strozzi, e attigua alla sacrestia della chiesa di Santa Trinita a Firenze, dipinta entro il 1432. L’opera fu infatti cominciata da Lorenzo Monaco, l’artista più importante - con Gherardo Starnina - per la formazione stilistica del Beato Angelico, che la portò a compimento dopo la morte del frate camaldolese, variandone completamente l’impostazione iconografica e stilistica. Dal punto di vista 3 cronologico l’ideale percorso di visita si avvia lungo la parete di fronte all’ingresso, con la pala di san Pietro Martire e il più famoso Giudizio finale, dipinto per la chiesa del convento camaldolese di Santa Maria degli Angeli a Firenze, fino all’importante trittico per la Compagnia di San Francesco in Santa Croce, ultimato intorno al 1430 (in corso di restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure). Da qui in avanti la visita può procedere anche in parallelo sulle due pareti. Quella di sinistra offre al principio la vista della pala di San Marco (lodatissima dal Vasari) e delle altre parti rimaste in loco. Il grandioso complesso fu dipinto negli anni 1438-1440 per l’altar maggiore della chiesa di San Marco, ed è stato restaurato recentemente dall’Opificio. Sulla destra si prosegue con la fondamentale pala di Annalena, dipinta verosimilmente per la cappella Medici nella chiesa di San Lorenzo a Firenze intorno al 1435, fronteggiata sull’altra parete dalle tavole superstiti della copertura dell’Armadio degli Argenti, un tempo nella chiesa della Santissima Annunziata a Firenze; un altro celeberrimo ciclo pittorico della fase matura dell’artista (1450-1452) su commissione di Piero dei Medici. Proseguendo sulla destra si incontrano le tre teche che contengono i raffinati reliquiari eseguiti in tempi diversi per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze e, subito dopo, un’altra teca che consente di ammirare i due tondi con la Crocifissione e l’Incoronazione della Vergine, dipinti nel quinto decennio del Quattrocento, ripresentati nella loro situazione originale come due facce di un’unica tavola, separate poi in epoca imprecisata. La parete sinistra si conclude con un’altra pietra miliare nel percorso dell’artista, la pala di Bosco ai Frati, dal convento francescano osservante di San Bonaventura in Mugello, dipinta nel 1450-52, (oggi in restauro, curato da Lucia Biondi, grazie ad un ulteriore finanziamento dei Friends of Florence).

La parete destra si conclude invece con altri tre esemplari di momenti diversi dell’attività dell’Angelico. Il primo è la preziosa tavoletta con L’imposizione del nome al Battista, elemento di una predella che tuttora non è possibile ricondurre ad una determinata pala, datata entro il 1430. Il secondo è rappresentato dalle due Storie della Vergine ritenute generalmente la predella della paradisiaca Incoronazione della Vergine dipinta verso il 1440 per la chiesa di Sant’Egidio a Firenze, oggi alle Gallerie degli Uffizi.

Conclude la parete destra la grande tavola raffigurante il Compianto sul Cristo morto (1436-1441) per Santa Maria della Croce al Tempio a Firenze, pagata all’artista almeno in parte in natura, con sessanta staia di grano, che avranno certamente fatto felici i confratelli del pittore a San Marco! Dal dipinto è stata rimossa la mascheratura ondulata che ne occultava la parte inferiore, arrivata a noi gravemente compromessa dai guasti del tempo, apposta nel corso di un intervento di restauro effettuato settant’anni or sono dall’Istituto Centrale del Restauro a Roma. Oggi Rossella Cavigli, restauratrice della Direzione regionale musei della Toscana, ha riordinato la parte finora celata con accorte integrazioni, ben percepibili e, soprattutto, reversibili.

Domina la parete di fondo prima dell’uscita il magnifico Tabernacolo dei Linaioli, racchiuso entro la splendida cornice marmorea disegnata dal Ghiberti, dipinto dall’Angelico nel 1433-34, allora il pittore più importante della città.

Avendo deciso di riservare la sala rinnovata alle sole opere del Beato Angelico, la Madonna col Bambino in trono e angeli dell’allievo Zanobi Strozzi, già qui esposta, è stata trasferita nella Biblioteca di Michelozzo, vicino ad altre sue opere.

Scheda sintetica dell’intervento di riallestimento

Progetto e Direzione dei lavori Studio De Vita & Schulze Architetti Coordinamento della sicurezza Ing. Alberto Roccatelli

La proposta di riallestimento della sala del Beato Angelico (già dell'Ospizio) prende spunto dalla necessità di aggiornamento museografico, sia per quanto riguarda fondali e supporti, che per la godibilità e leggibilità dal punto di vista illuminotenico, ma anche per la volontà di riordinare le opere del grande maestro con attenzione alla loro sequenza cronologica. Il nuovo allestimento propone un fondale omogeneo staccato dai muri perimetrali sul quale esporre le opere seguendo un criterio fondato sia una coerente successione cronologica che sulla relazione armonica delle loro dimensioni con i dati spaziali della sala. Un principio ispiratore del progetto è stato quello dell'interazione fra l'allestimento ed il luogo. Le pannellature si fermano laddove si impostano le volte, alzandosi solo per far da fondale alle opere più grandi, poste distanti dai peducci stessi; le ampie finestrature sono solo schermate per filtrare la luce naturale ma non negate nel loro valore posizionale e funzionale; le pavimentazioni, le coloriture, gli infissi restano gli stessi già esistenti. Le nuove pannellature, insieme alla base continua che funge da distanziatore e da alloggiamento dei nuovi pannelli informativi costituiscono quindi un fondale neutro capace di contenere un racconto fluido e coerente con le premesse espositive, non più soggette ai vincoli di sporgenze e lesene che, pure, si avvertono e restano dietro le pannellature stesse. Fra i pannelli e le pareti uno spazio vuoto molto contenuto è sufficiente ad ospitare la struttura, nascosta e reversibile, come anche l'impiantistica necessaria, i ventilconvettori, le dorsali orizzontali per le alimentazioni. Il progetto illuminotecnico della sala esprime la sintesi tra la necessità di illuminare un ambiente storico e la valorizzazione delle opere d’arte e dell’allestimento, da cui le seguenti linee guida progettuali:

− Conservazione delle opere d’arte, ovvero il mantenimento dei livelli di illuminamento annuali che garantiscano la corretta conservazione delle opere esposte nel tempo.

− Fruibilità delle opere e comfort visivo. La scelta di corpi illuminanti dotati di sistemi ottici con sorgenti schermate e posizionate in modo da avere un ambiente con un comfort visivo ottimale per l’osservatore.

− Una progettazione orientata alla percezione per la migliore fruibilità delle opere usando sorgenti luminose di alta qualità, evitando abbagliamenti generati dai corpi illuminanti o eliminando i livelli di illuminamento non pertinenti.

− Flessibilità dell’impianto di illuminazione ed integrazione a livello architettonico: la scelta del binario elettrificato con faretti esterni garantisce flessibilità del sistema illuminotecnico nel caso fosse trasformato con una semplice modifica dei sistemi ottici e del puntamento dei corpi illuminanti.

− Durata nel tempo: l’utilizzo di LED di qualità elevata consente di azzerare i costi di manutenzione negli anni.

− Regolazione dell’intensità luminosa con tecnologia di dimmerazione a bordo dei faretti per regolare individualmente i corpi illuminanti ed adattare l’intensità luminosa in relazione alla corretta conservazione e percezione delle opere.

− Costi di gestione ridotti dell’impianto/contenimento dei consumi energetici.

Fonte: Ufficio Stampa

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