Premio Socialis, a una laureata di UniSi una menzione speciale per tesi su CSR e sviluppo sostenibile

Record di candidature, più che raddoppiate rispetto al 2019, per il Premio Socialis, il più longevo riconoscimento italiano per tesi di laurea sulla responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile, e menzione speciale 2020 per Virginia Mariano, del Corso di Laurea Magistrale in Management e Governance dell’Università di Siena, con una tesi di economia circolare dal titolo “Sostenibilità e misurazione delle performance del framework logistico attraverso Lean Tools: Il caso Sei Toscana S.r.l.” (Relatore: Prof. Federico Barnabè), nella quale ha fatto particolare riferimento alla logistica di ritorno (reverse logistics), volta a creare processi inversi di recupero del valore dei prodotti favorendo il riciclo, il riutilizzo e la riduzione delle quantità dei materiali.

La cerimonia si è svolta in diretta streaming sul canale YouTube di Osservatorio Socialis, collegata a un Talk intitolato “Alla ricerca dell’Energia. Per ripartire”, cui hanno partecipato, tra gli altri, Maria Ludovica Agrò, già Direttore Punto Contatto Nazionale OCSE in Italia; Benedetta Celata, Responsabile Sostenibilità Sogin SpA; Roberto Natale, Responsabile RAI – Responsabilità Sociale; Marisa Parmigiani, Presidente CSR Manager Network; Roberta Perfetti, Sustainability Project Manager TIM; Rosario Valastro, Vice Presidente Nazionale Croce Rossa Italiana.

Gli atenei italiani e i giovani della nuova generazione stanno spingendo sulla formazione di professionalità sempre più legate alla sostenibilità – ha spiegato Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis e organizzatore del Premio – e lo faranno ancora di più in futuro perché le competenze richieste dal mondo del lavoro post Covid-19 saranno più orientate alla circolarità e alla interconnessione dei saperi, all’attenzione al capitale umano, all’inclusività, al riuso dei materiali, all’attenzione al clima e alle risorse, ad un’economia che non sia più solo profitto”.

I NUMERI DEL PREMIO SOCIALIS

In 18 anni di Premio Socialis sono pervenute 1013 tesi di laurea da oltre 70 atenei, quest’anno per il 48% del Nord Italia, seguito dal 32% del Centro, dal 19% del Sud e per l’1% delle Isole. Economia è la facoltà più rappresentata (51% delle tesi candidate nel 2020) insieme a Discipline Umanistiche (26%). Seguono Giurisprudenza (14%), Ingegneria e Altre Discipline (4%). 22 gli enti patrocinanti, 41 aziende sostenitrici, 107 i vincitori (comprese le menzioni speciali), 400 gli articoli e le citazioni sui media.

“UNIVERSITÀ, SOSTENIBILITÀ E NEXT GENERATION”

Nel corso dell’evento è stata presentata l’indagine “Università, sostenibilità e Next Generation” sulle nuove competenze del futuro, condotta da Osservatorio Socialis e CSA Research su un campione di docenti italiani.

“Il crescente interesse dell’offerta formativa delle Università, le tendenze indicate e le esigenze del mondo del lavoro – ha commentato Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis – ci dimostrano quanto la pandemia ci costringa a pensare seriamente a nuovi paradigmi, e a promuovere con forza modelli di sviluppo sostenibile non di facciata. Se vogliamo un futuro migliore dobbiamo organizzare meglio i modelli produttivi e la cultura delle organizzazioni, i consumi e la fornitura dei servizi collettivi, attraverso un processo all’interno del quale istruzione e formazione saranno i principali driver del cambiamento”.

I DATI DELL’INDAGINE

Pur dichiarando l’attuale impegno nella sostenibilità appena superiore alla sufficienza (voto medio pari a 6,5 su 10) per il 95% del campione l’impegno degli atenei sui temi della sostenibilità crescerà nei prossimi 2-5 anni, e per quattro docenti su dieci crescerà molto. Tra le ragioni di queste previsioni prevale tra tutte la consapevolezza della centralità del tema, che «si riverserà necessariamente sulle attività didattiche». Importante anche il ruolo di promozione svolto dalle istituzioni pubbliche e dai fondi dedicati al tema, che orienteranno le agende accademiche. Alcuni docenti ritengono che alla sensibilità sullo sviluppo sostenibile espressa dalla società civile, ed in particolare dai giovani, possa validamente rispondere una specifica offerta formativa, in grado di attirare nuove matricole. Anche il mondo economico esprime attenzione al tema della sostenibilità, richiedendo professionalità adeguate alle sfide del futuro particolarmente complesso. Infine, in una minoranza di risposte si considera la sostenibilità un ossequio alla «moda», prevedibilmente destinata quindi ad esaurirsi nel tempo.

Per il 65% dei professori la crisi sanitaria legata all’emergenza Covid-19 avrà un impatto sui percorsi didattici legati ai temi della sostenibilità. Crisi che impone di allargare il campo ad una visione di tipo eco-sistemico, di accompagnare la società in un percorso di «resilienza trasformativa dei modelli produttivi, dei consumi e della fornitura dei servizi collettivi, di ripensare tutte le attività, compresi i percorsi didattici universitari, per renderli più accessibili ed inclusivi”.

7 professori su 10 sostengono che sarà il mondo accademico e della ricerca ad agire da propulsore nell’attivazione di percorsi didattici legati alla sostenibilità, mentre il 50% si dice convinto che sarà (anche) la società civile ad esigerli.

A livello didattico circa 4 professori su 10 affermano che esiste una prevalenza di corsi su vari temi specialistici declinati in chiave di sostenibilità che coesistono in egual misura con corsi specifici sulla sostenibilità. Nel futuro il 60% degli intervistati prevede un aumento della coesistenza di entrambe le tipologie, mentre gli atenei tenderanno a puntare ancora meno su corsi specifici.

Ad ulteriore dimostrazione della pervasività del tema della sostenibilità, vi è la previsione di un’ampia diffusione di tali percorsi didattici in ambito economico e scientifico (71% in entrambi i casi), ambientale ed ecologico (66%), ingegneristico ed architettonico (53%).
Per quanto attiene le competenze acquisibili, l’indagine individua due filoni principali: il primo, promosso da un numero maggiore di docenti, in linea con quanto espresso dall’Agenda 2030, pone l’accento sul patrimonio di conoscenze e competenze orizzontali, trasversali ed interdisciplinari, che spingano i giovani ad alzare lo sguardo al lungo periodo, con l’obiettivo di pensare, pianificare e costruire nuovi modelli di sviluppo, per una società in continua evoluzione.

Il secondo filone predilige l’acquisizione di conoscenze e competenze verticali e specifiche, relative all’ambito scientifico di riferimento.  I temi della sostenibilità come nuovo paradigma nella formazione di competenze tecniche e specialistiche relative all’uso delle risorse ambientali, alla misurazione dell’impatto delle attività antropiche ai processi gestionali dell’economia circolare e della finanza sostenibile.

Tali approcci antitetici gettano comunque le basi per una proficua dialettica tra saperi, creando i presupposti per una contaminazione tra ambiti e processi di ricerca: continuano ad essere le università i luoghi di elezione in cui sviluppare conoscenze e tecnologie volte a ristabilire un nuovo equilibrio tra individuo, società e ambiente.

Fonte: Ufficio Stampa

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