Non possiamo che essere preoccupati di quella che è senza dubbio la più grave crisi economica attraversata dal Paese dal dopoguerra ad oggi, e che vede alcuni settori fondamentali come il commercio, il turismo ed i servizi oggettivamente esposti più di altri a difficoltà crescenti se non a veri e propri drammi. Del resto, legate alle sorti delle imprese di questi comparti ci sono ovviamente quelle dei lavoratori che rappresentiamo. Del disagio dunque non solo nutriamo profondo rispetto, ma non ci tiriamo certo indietro per tentare di comprenderlo in ogni sua possibile ragione, così come in ognuna delle sue diverse manifestazioni.
Dobbiamo confessare di essere rimasti tuttavia stupefatti per l'iniziativa di sciopero fiscale che Confcommercio Toscana ha annunciato in questi giorni. Parlare di sciopero fiscale significa infatti, secondo noi, rompere il patto costitutivo della convivenza civile e, letteralmente, far saltare in aria l’erogazione di ogni servizio pubblico: dall'illuminazione delle nostre strade all'educazione dei nostri figli a scuola al mantenimento dei presidi sanitari e della nostra salute. Se i lavoratori dipendenti del commercio, del turismo e dei servizi (e, ovviamente, non solo loro ma tutti i lavoratori dipendenti) dovessero anch'essi esternare tutto il loro disappunto per dover continuare a pagare le tasse in tempo di crisi, peraltro anche in regime di cassa integrazione, saremmo qui ad evocare davvero la rivoluzione, con tanto di riferimenti storici, visto il noto apporto, nient'affatto trascurabile, di questi contribuenti alla fiscalità generale.
Ma i problemi non si affrontano così, facendo a gara a chi la spara più grossa, semmai sviluppando la politica con la “P” maiuscola che si pratica con la determinazione delle idee, di ogni idea, fermo rimanendo il patto costitutivo della convivenza civile sopra richiamato. Peraltro, a proposito di idee, noi rimaniamo fermamente contrari alla distribuzione a pioggia dei finanziamenti pubblici alle imprese, convinti come siamo che gli aiuti che lo Stato eroga come prestatore di ultima istanza non possono invece che essere ispirati a criteri selettivi, alla tutela e alla qualità del lavoro, ed orientati a politiche economiche e di sviluppo finalmente sostenibili.
Massimiliano Bianchi, segretario generale di Filcams Cgil Firenze
Notizie correlate
Tutte le notizie di Firenze
<< Indietro