"L’infermiere che incrocia le braccia è il simbolo delle lavoratrici e dei lavoratori che non accettano più di farsi sfruttare, vuole essere l’immagine di chi non sopporta di farsi chiamare eroe mentre viene lasciato solo.
Gli infermieri non sono soldati, gli ospedali non sono trincee e l’unica guerra degna di essere combattuta è quella contro il sistema che sfrutta i lavoratori e le lavoratrici".
Con questa motivazione è stato apposto un mezzobusto di una lavoratrice della sanità pubblica con le braccia incrociate in segno di protesta, in gesso e materiali misti, davanti all'ospedale Apuano di Massa (Massa Carrara). L'opera è stata donata dall'artista Elia Buffa. "Abbiamo installato questa scultura di fronte all'ospedale nuovo apuano in segno di protesta - scrive lo stesso autore -. La targa sul basamento recita 'non chiamateci eroi. Finanziamenti alla sanità pubblica - tutele - sicurezza e assunzioni stabili' a critica della narrazione dominante messa in campo nel primo lockdown, che ha visto riempirsi la bocca di tali parole quegli stessi che negli ultimi trent'anni non hanno fatto altro che tagliare finanziamenti alla sanità pubblica, firmare contratti scandalosi a discapito dei lavoratori e delle lavoratrici di questo settore e anzi aprire le porte e fare l'occhiolino alla sanità privata. Hanno- conclude- per mesi chiamato eroi i medici, gli infermieri, il personale sanitario senza però immaginarsi un piano reale di assunzioni, tutele e finanziamenti nel settore in vista della seconda ondata".
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