Undicimila imprese con trentacinquemila occupati costrette ancora una volta a chiudere la loro attività: in Toscana le aziende che svolgono l’attività di servizio alla persona sono arrivate a un punto di non ritorno. A lanciare l’allarme Barbara Catani, Presidente Confartigianato Acconciatori Toscana e Pierluigi Marzocchi, Presidente Confartigianato Estetica Toscana.
“Alcune scelte del Dpcm dello scorso 3 novembre non ci hanno convinto fin dall’inizio – spiegano -, in particolare la limitazione progressiva all’esercizio di alcune attività che si erano organizzate per gestire in modo responsabile il rischio del contagio. Il passaggio dalla zona gialla alla zona rossa in pochi giorni ha creato sconforto nelle imprese e confusione nei clienti”.
Reduci da un periodo di chiusura prolungata che ha costretto molte aziende ad abbassare per sempre la saracinesca, i centri estetici e i saloni di acconciatura di Confartigianato hanno raccolto la propria clientela offrendo quella sicurezza che durante il periodo del lockdown primaverile è stata messa a rischio dal dilagante fenomeno degli operatori abusivi.
“I nostri imprenditori hanno investito tantissimo per garantire la massima sicurezza dei loro clienti e dei loro dipendenti – prosegue Catani -, rispettando tutte le norme anti Covid previste dalle schede tecniche: mascherine, sanificazioni dei locali, distanziamento. Sono stati tutti molto scrupolosi nell’applicare alla lettera le procedure richieste”.
Il divieto di spostamento al di fuori del Comune di residenza imposto nel momento in cui la Toscana è diventata zona Arancione e la chiusura in toto dell’estetica con il passaggio in zona rossa non solo ha ulteriormente inasprito le evidenti difficoltà economiche per le imprese ma sta creando anche un crescente disagio per i cittadini che si vedono privati della possibilità di usufruire del loro “operatore di fiducia” o di compromettere radicalmente l’esito di trattamenti in corso che, spesso, non sono sfizi ma necessità.
“Tutto questo – conclude Marzocchi - senza contare che sempre più dati ci indicano che il Covid sta pesantemente colpendo l’occupazione femminile. Ci chiediamo se la scelta di chiudere o di limitare queste attività, che per più dell’80% impiegano proprio personale femminile, sia una scelta appropriata e lungimirante”.
Fonte: Confartigianato Imprese Firenze - Ufficio Stampa
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