“Non bastavano la pandemia e i Dpcm che, di volta in volta, hanno limitato sempre di più il raggio di azione dei pubblici esercizi, ora ci si mette pure la Regione Toscana, che con il provvedimento preso dal presidente Eugenio Giani di fatto, in un momento terribile per le imprese, rende lecita sul mercato la concorrenza sleale permettendo ai circoli ricreativi di fare asporto e consegne a domicilio di alimenti e bevande.
I circoli in Toscana possono quindi lavorare esattamente come i bar e i ristoranti, senza tuttavia sottostare a quell’insieme di pesanti regole, oneri e adempimenti fiscali, igienico-sanitari, contributivi e quant’altro ai quali sono sottoposti i bar e i ristoranti. Autorizzare questo non significa forse inquinare il mercato con soggetti che, avendo molti privilegi e meno costi, possono pure permettersi di vendere prodotti a prezzi più bassi? Dove è finito il principio “stesso mercato, stesse regole” al rispetto del quale più volte abbiamo richiamato le istituzioni?
Il presidente Giani e la sua Giunta dovranno risponderne non solo agli imprenditori, gravati in questo frangente da mille preoccupazioni sul futuro delle loro attività, ma anche ai loro dipendenti, molti dei quali sono ancora in cassa integrazione e non hanno alcuna certezza che, una volta terminati gli ammortizzatori sociali, potranno ancora avere un posto di lavoro.
Ma c’è di più: le agevolazioni riconosciute ai circoli valgono perché, per legge, vendere alimenti e bevande per asporto o la somministrazione deve essere per loro una pura attività accessoria a quella principale, ovvero la ricreazione. Una funzione – questa – meritoria e di grande valore sociale per le nostre comunità, e che quindi nessuno intende mettere in discussione. Ma che senso ha, ora che ogni attività ricreativa è stata interrotta a causa della pandemia, consentire ai circoli – con le stesse agevolazioni di prima - di svolgere come principale una funzione che non è loro propria e che, anzi, drena quei pochi clienti rimasti alle imprese su un mercato così in sofferenza?
Le nostre associazioni di categoria esprimono sconcerto, più che rammarico, per questa decisione insensata e profondamente errata nel merito e nel modo, visto che è stata presa senza alcuna concertazione con “l’altra metà del cielo”, ovvero le imprese che noi rappresentiamo. E, soprattutto, senza alcuna considerazione e rispetto per gli immensi sacrifici che stanno facendo gli imprenditori dei pubblici esercizi per restare a galla e garantire al nostro territorio, una volta fuori dalla pandemia, di ritrovare la stessa rete di locali e servizi che finora ha garantito qualità al nostro vivere e ha reso il modello toscano di ospitalità e accoglienza amato in tutto il mondo”.
Fonte: Fipe Confcommercio e Fiepet Confesercenti - Uffici Stampa
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