A settembre 2020 nel terziario fiorentino mancavano all’appello ben 900 imprese rispetto all’anno scorso. Un decremento frutto della fortissima decelerazione dell’apertura di nuove attività. Perché la voglia di fare impresa è la prima ad essere stata sacrificata dall’ondata pandemica che in questi mesi ha travolto anche l’economia. Così, le circa 59 mila imprese di commercio, turismo e servizi della provincia di Firenze attualmente nei registri camerali coincidono con il numero più basso degli ultimi 10 anni per il terziario, abituato ad una crescita costante.
È quando emerge dal focus di approfondimento sulle imprese del terziario della provincia di Firenze, realizzato nell’ambito dell’Osservatorio Congiunturale Toscana da Confcommercio Toscana in collaborazione con Format Research.
L’indagine rivela l’estrema preoccupazione degli imprenditori del settore di fronte alla seconda ondata di contagi e alle misure più restrittive prese dal governo per contenerla: se a livello regionale sette su dieci si dichiarano spaventati da un nuovo lockdown, in provincia di Firenze sono otto su dieci. E per una impresa su 4 equivarrebbe alla chiusura definitiva, con ricadute irreversibili soprattutto su ristorazione e turismo, ma anche commercio non alimentare.
Le previsioni per la fine dell’anno sono improntate al pessimismo ed è calata una scure sui timidi segnali di ripresa che si erano avvertiti d’estate. Già ora il 55% delle imprese del terziario della provincia di Firenze si dice in difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali. Un dato che è nettamente più elevato presso gli operatori di ristorazione e ricezione turistica. Molti i segnali di sofferenza anche dal punto di vista della tenuta finanziaria: è cresciuta la quota di imprese che hanno fatto domanda di credito nel periodo compreso tra aprile e settembre (40%). Dopo le difficoltà che hanno caratterizzato i primi mesi, in due casi su tre la risposta degli istituti di credito è stata positiva.
La crisi economica, poi, accentua i timori degli imprenditori fiorentini di rimanere vittima della criminalità: il 22% teme l’incedere del fenomeno dell’usura e i tentativi della malavita di impadronirsi delle aziende. Timori fortemente accentuati dal particolare momento storico e legati all’incertezza degli operatori economici del territorio, specialmente quando questi avvertono un senso di abbandono dal punto di vista del sostegno (e di aiuti concreti) erogati dalle istituzioni.
“Ormai l’abbiamo capito: trattenere il fiato fino a che non sarà finita la pandemia equivale a morire. E i contagi non si combattono con le chiusure ma aumentando le misure di sicurezza e soprattutto la responsabilità personale. Anche perché probabilmente dovremo tutti imparare a convivere con la pandemia, come sostengono molti esperti internazionali, piuttosto che seppellirci vivi”, dichiara il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. “Per questo motivo chiediamo di rivedere le misure restrittive che hanno capito molti settori del terziario e che rischiano di farci perdere non solo imprese e occupazione, ma attività vitali per le nostre città. Non possiamo risvegliarci dall’incubo Covid tra le macerie di città senza più negozi, bar, ristoranti. Quindi chiediamo più sostegno per le imprese a tutti i livelli istituzionali, dai Comuni alla Regione e al Governo. Ognuno può e deve fare qualcosa, nell’ambito delle proprie competenze”.
Fonte: Ufficio stampa
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