Circoli Arci chiusi, preoccupati i sindaci del comprensorio: "Vanno equiparati ai bar"

Le ultime disposizioni del Governo contro la diffusione del contagio da coronavirus impongono la sospensione delle attività dei centri culturali, dei centri sociali e dei centri ricreativi, chiusura che non è condivisa dai quattro sindaci del Comprensorio del Cuoio (San Miniato, Santa Croce sull'Arno, Castelfranco di Sotto e Montopoli in Val d'Arno), che chiedono per questi spazi un trattamento equiparabile a quello previsto per i bar.

"Siamo consapevoli della necessità, da parte del Governo, di promuovere e adottare misure che contengano il rischio di diffusione dei contagi in un momento come questo e, come sindaci, stiamo collaborando perché la tutela della salute venga perseguita in modo unitario e su tutti i fronti possibili - spiegano gli amministratori -. Con altrettanta consapevolezza riteniamo però che, la chiusura dei Circoli, rischi di togliere spazi e servizi che, soprattutto nelle zone periferiche, sono essenziali, perché rappresentano veri e propri presidi, al pari di bar e botteghe. Ed è per questo che chiediamo al Governo di ripensare a queste attività equiparandole ai bar, per i quali la chiusura è prevista solo a partire dalle 18.00 - e proseguono -. Appena scoppiata l'emergenza sanitaria, i Circoli si sono attivati da subito e responsabilmente, limitando le proprie attività, adoperandosi per un attento rispetto delle linee guida, adottando specifici protocolli anti contagio, formando i propri dirigenti e i volontari. E' innegabile che, anche durante il lockdown, abbiano contribuito alla coesione sociale delle nostre comunità, in particolare con le persone più vulnerabili. Ci sembra quindi un'ingiusta differenza costringerli a stare chiusi, quando potrebbero invece offrire, nel pieno e completo rispetto delle loro attività, un servizio di prossimità essenziale ed importantissimo".

La preoccupazione dei sindaci riguarda anche il livello occupazionale che potrebbe essere pericolosamente danneggiato da questa scelta. "Siamo preoccupati anche per la continuità del lavoro di tutte le persone impiegate in queste strutture - dichiarano -, oltre ad avere il concreto rischio di vedere azzerato l'impegno del mondo associativo nei confronti della collettività, facendo venir meno un contributo prezioso e importante per la tenuta del tessuto sociale - e concludono -. Da parte nostra auspichiamo che questa decisione venga al più presto rivista, in modo da evitare conseguenze sociali difficili da gestire, consapevoli che Circolo dovrà attenersi scrupolosamente al rispetto dei protocolli, evitando le attività considerate a rischio, ma offrendo ai nostri cittadini questi momenti di socialità che contribuiscono a rigenerare le nostre comunità, a costruire aggregazione e a rendere le nostre città più accoglienti e vivibili".

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