Si è svolto ieri in Piazza dei Miracoli, con striscioni e performance, il presidio contro la devastazione delle Alpi Apuane, una risorsa unica per il nostro territorio. Oggi si scende in piazza a Carrara.
Un presidio per dire basta all'estrazione intensiva di marmo nelle Alpi Apuane. Extinction Rebellion e Fridays For Future Pisa sono scesi ieri in Piazza dei Miracoli per difendere un ecosistema di incredibile biodiversità e rilanciare la manifestazione nazionale di oggi a Carrara e Lucca.
"La rapidità, l'impatto e gli utilizzi dell'odierna estrazione del marmo dalle Alpi Apuane non hanno niente a che vedere con la storia secolare di questa attività - denunciano gli attivisti - Le nostre montagne vengono sventrate e polverizzate solo per il profitto di pochi, e l'immagine che oggi rappresentano le Apuane non è quella di sculture o cattedrali, ma di una montagna sventrata e ridotta in briciole. Dagli anni '90 vi è un processo di distruzione ed estrazione intensiva di marmo dalle montagne, reso ancora più drastico dal business generato dal carbonato di calcio che ha immesso nel mercato anche le scaglie di marmo e i detriti di cava incoraggiando l'utilizzo di tecniche esplosive (come la varata) per estrarre più materiale possibile.”
Il marmo estratto e destinato a fini artistici è infatti meno dell'1% del totale. Il 15-20% è destinato al mercato dei beni di lusso mentre l'80% viene reso polvere ed utilizzato nell'industria chimica come carbonato di calcio.
“La moderna industria lapidea – proseguono- non solo ha deturpato il paesaggio, cementificato le falde acquifere, minacciato diversi ecosistemi e inquinato i corsi d'acqua, ma ha anche compromesso la salute e sicurezza del territorio e delle comunità che lo abitano a causa di malattie respiratorie prodotte dalla polvere derivante dal taglio del marmo, dal suo trasporto, e dalle frequenti alluvioni che colpiscono la zona".
Ambiente, ma anche lavoro: "l'introduzione di tecnologie innovative nell'industria estrattiva ha causato una drastica riduzione di impiegati nel settore aumentando al contempo la loro produttività. Questo significa che il marmo viene estratto in misura crescente ma offre sempre meno lavoro nel territorio, un lavoro precario ed estremamente esposto ai rischi".
Per questo, il collettivo Athamanta lancia una mobilitazione oggi sabato 24 alle 15.30 a Carrara.
Marmo, Confindustria “No a chi vuole chiudere le cave”
“E' legittimo manifestare le proprie opinioni con ogni strumento non violento ed è legittimo manifestare la propria volontà di far chiudere le cave e smantellare il settore lapideo della provincia di Massa Carrara. Quello che però non è accettabile è che con falsità e mistificazioni si crei, ad arte, un clima di intolleranza e violenza contro i cavatori e le imprese. Perché il confronto, anche fra posizioni radicalmente diverse, è sempre utile. E' invece sempre dannosa e pericolosa questa continua aggressione basata su bugie contro chi lavora e chi fa impresa.” E' quanto dichiarato dalla delegazione di Massa Carrara di Confindustria Massa Carrara a proposito delle iniziative di protesta organizzate oggi per chiedere la chiusura della cave.
“Questi pozzi pieni di odio vanno svuotati. Il mondo dei cavatori e delle imprese lapidee non è quello che alcuni bugiardi e violenti raccontano. E' un mondo fatto di lavoro, impegno, passione, sacrificio e tanti investimenti. Le cave e i cavatori non sono “delinquenti” predatori come alcuni li vogliono disegnare. Il marmo è fatto da aziende che, al monte e al piano, hanno autorizzazioni nel rispetto delle legge e dei regolamenti di varie autorità statali, regionali e locali.”
“Ad esempio – spiega ancora Confindustria - il protocollo per la sicurezza dei lavoratori del marmo è uno dei più avanzati d'Italia e fa da modello anche per altre realtà produttive. Un protocollo frutto dell'incontro e del confronto costruttivo fra imprese, sindacati e istituzioni come ad esempio Regione, Prefettura, Magistratura, Comune, ASL, Vigili del Fuoco, Forze dell'Ordine. Così come non va dimenticato che per ottenere un’autorizzazione all’escavazione, in base a tutte le norme vigenti, bisogna presentare un progetto estremamente complesso che viene vagliato minuziosamente in una conferenza dei servizi dove sono presenti molti enti pubblici: dalla Regione al Comune, dall' Arpat alla Asl. E lì vengono esaminati tutti gli aspetti possibili, dai titoli, alla stabilità dei fronti, alla regimazione delle acque, alle emissioni di polveri in atmosfera, alla valutazione di impatto ambientale, all’aspetto paesaggistico. E solo dopo che tutti questi esami sono stati positivamente superati si ottiene l'autorizzazione."
Analoghi procedimenti autorizzativi sono necessari per le aziende che si occupano della lavorazione del marmo che sono sottoposte a diversi e numerosi controlli ed esami, sia nel momento di avvio sia durante l'attività, svolti da varie autorità locali, regionali e nazionali. "E' una bugia - continua Confindustria - dire ad esempio che le Alpi Apuane sono devastate, perché tutte le cave messe insieme rappresentano meno del 2% del territorio delle Alpi Apuane dato che le aree estrattive interessano un'area di 20 Kmq mentre le Alpi Apuane hanno un’estensione di oltre 2000 Kmq. Senza dimenticare che negli anni l'escavazione è costantemente calata in quantità e aumentata in qualità perché le aziende e i lavoratori hanno migliorato anche grazie a ingenti investimenti la qualità dell'escavazione sia nella tecnica che nei metodi di lavorazione."
"E' un dato di fatto che oggi tutte le imprese lapidee sia al monte che al piano siano dotate di certificazioni ambientali e di sicurezza. Certificazioni date da enti terzi che si ottengono solo a fronte di dati certi e misure concrete. Ad esempio la certificazione EMAS, che molte aziende di escavazione hanno ottenuto, essendo pubblica, viene rilasciata da ISPRA a seguito di verifica e sopralluogo eseguito da Arpat che in maniera molto puntuale analizza tutti i risvolti ambientali in ogni singola fase del processo produttivo. E l'ente certificatore esegue controlli periodici di verifica che le prescrizioni siano eseguite sempre e correttamente altrimenti la certificazione viene tolta."
"Ed è una bugia che il marmo dia lavoro a poche persone e non sia un settore fondamentale dell'economia di Massa Carrara."
Il marmo (dati di di Camera di Commercio, Istat e Irpet) assicura il 24% del Prodotto Interno Lordo della nostra provincia con oltre 1.200 aziende e 5.000 lavoratori diretti e circa 3.000 lavoratori dell’indotto, e rappresenta il 2% del totale dell'export della Toscana quasi alla pari con la percentuale occupata dal vino toscano nel mondo. I dati ad esempio dicono che ogni anno dal marmo arrivano ai lavoratori del settore circa 145-150 milioni e si tratta di persone e famiglie che nel 90% dei casi vive a Massa Carrara. "Senza contare - spiega Confindustria - le ricadute più ampie visto che ad esempio ogni anno oltre 630 milioni di euro vanno ai vari fornitori del settore marmo, fornitori e lavoratori che nel 75% dei casi sono aziende di Massa Carrara. In più dal marmo arriva ogni anno un contributo fondamentale alle casse pubbliche dei comuni che hanno cave nel proprio territorio: circa 30 milioni l'anno versati direttamente nelle casse comunali di cui circa 27 al Comune di Carrara."
"Si tratta di traguardi ottenuti anche grazie alla moltiplicazione degli investimenti da parte delle imprese che stanno mettendo tante risorse anche nella ricerca tecnologica per incrementare le quantità e la qualità delle lavorazioni in loco. Perché è nello stesso interesse di chi fa impresa aumentare il valore del prodotto e non di svalutarlo."
"Sarebbe insomma più utile - conclude Confindustria - per tutta la nostra comunità, se il legittimo confronto sul marmo e sul futuro della nostra economia provinciale fosse libero da bugie e pregiudizi, perché queste hanno come conseguenza non solo la cecità di fronte ai fatti oggettivi, ma anche la creazione di una cultura dell'odio e della violenza, contro il mondo del lavoro e delle imprese, che rischia di minare le basi stesse della nostra comune convivenza."
Potere al Popolo Firenze: "Il marmo non è una risorsa infinita"
Oggi abbiamo solidarizzato da decine di città della Toscana con la protesta della popolazione di Massa Carrara per dire Basta alla devastazione delle Alpi Apuane, un gioiello di natura e paesaggio che purtroppo rientra tra i 40 siti più devastati del mondo.
A Firenze abbiamo voluto farlo insieme a rappresentanti di associazioni e comitati, affacciandoci sui cantieri del sottoattraversamento Tav, opera costosa, inutile e dannosa. Siamo al fianco del collettivo Athamanta e dei tantissimi comitati, associazioni e movimenti che hanno aderito alle azioni diffuse contro ogni forma di devastazione del territorio in nome del profitto!
L’estrattivismo è un sistema che piega i territori producendo devastazione non soltanto sul piano ambientale e della salute ma anche su quello lavorativo, economico, sociale, politico e culturale.
Non può durare per sempre la capacità dei territori di sopportare queste attività: il dissesto idrogeologico che producono le cave di marmo delle Alpi Apuane ha causato 8 alluvioni in 20 anni, distrutto le casse pubbliche, spopolato paesi, creato povertà e precariato.
Il marmo non è una risorsa infinita: la fine del sistema estrattivo basato sul carbonato di calcio (80%) e, in piccola parte, sul marmo in blocchi è inevitabile. Dobbiamo pagarlo con la distruzione di un ambiente, in teoria parco naturale, unico nel suo genere per flora e fauna, meta di studio e turismo ambientale e sportivo da tutto il mondo? Dobbiamo pagarlo con il numero esponenziale dei casi di cancro superiori alla media regionale e nazionale in una area vasta 2 province? Dobbiamo pagarlo continuando a riversare nelle acque dei nostri mari tonnellate di scarti che distruggono la vita marina ma anche la nostra possibilità di farci un bagno estivo e ci costringono a spendere 500.000 euro all’anno in costi di depurazione?Dobbiamo pagarlo con la pelle di operai e cavatori che muoiono ogni anno per permettere il profitto di pochi? Dobbiamo pagarlo con una possibile devastazione causata dal gigante di marmo dai piedi di argilla, destinato a caderci addosso? Dobbiamo pagarlo con il dissesto idrogeologico, che fa sì che in 20 anni nella provincia di Massa Carrara ci siano state ben 8 alluvioni, in cui le cave, che distruggono la capacità di tenuta del terreno, hanno giocato un ruolo fondamentale?
Nel prossimo futuro non ci sarà né lavoro, né sostentamento, né vita per noi e per i nostri figli se non si pone al più presto fine a questo scempio mascherato da ricatto occupazionale (a tempo determinato) che ha come solo scopo seminare la guerra fra i poveri per far arricchire i pochi e pagare i danni della distruzione ai tanti.
Decidiamo noi cosa produrre e come, cosa coltivare, come far fruttare il territorio, non il profitto di una minoranza senza scrupoli. Riappropriamoci del nostro diritto al lavoro, alla salute ed un ambiente integro per noi e per i nostri figli, rifuggiamo le imposizioni dall’alto su come dovremmo soccombere ad un mondo apocalittico e innaturale come unica soluzione per portare a casa la pagnotta.
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