La prima non è stata affatto buona e il presidente Giani farebbe meglio ad aggiustare la rotta già dalle prossime ore. Perchè se è vero com’è vero che la Toscana è presidio di cultura e civiltà, è altrettanto vero che questo pomeriggio come comunità politica abbiamo dato prova di non essere all’altezza di questo ruolo. Presidente del consiglio: uomo. Vicepresidenti del consiglio: uomini. Consiglieri delegati: uomini. Unico ruolo attribuito ad una donna - buon lavoro, Federica Fratoni - quello di consigliera segretaria dell’ufficio di presidenza, condiviso però - neanche a farlo di proposito - con un uomo. Della giunta ancora orfana dell’ottavo nome sappiamo per adesso che faranno parte tre donne - Alessandra Nardini, Monia Monni e Serena Spinelli a cui vanno le nostre congratulazioni per la nomina - e quattro uomini.
Resta una casella da riempire, quella che Giani ha dichiarato voler attribuire a Italia Viva. E sia mai che non vengano rispettati gli equilibri di coalizione, se necessario anche a dispetto di quelli di genere. (!) Ancora ignota l’identità di colei o colui che ricoprirà la casella della vicepresidenza. Nel suo complesso, il consiglio di oggi è un rebus di equilibrismi politici in cui la logica delle correnti ha prevalso ancora una volta sulla democrazia paritaria, dimostrando che, no, il nostro Paese non è affatto pronto ad una leadership femminile e che ancora la strada da fare è lunga, dissestata e piena di ostacoli.
Dispiace che sia proprio la Toscana a lanciare questo messaggio fortemente maschilista e dispiace ancor di più che il Partito Democratico non abbia avuto la forza di evitare un simile scenario. Perché, è inutile negarlo, quello che abbiamo è un problema di natura politica prima che culturale. Il PD Toscana non si è dimostrato all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Per questo, come donne e come democratiche ci sentiamo in dovere di aprire un dibattito politico in maniera forte e per i politicanti di lungo corso probabilmente scomposta e inappropriata in un momento così complesso per gli equilibri della futura giunta Giani. Ma se c’è una cosa di cui siamo certe è il fatto che questo non è più il tempo di essere moderate. Davanti ad una netta presa di posizione come quella di questo pomeriggio non possiamo che rispondere con una sonora bocciatura che arriva a viso aperto, senza dietrologie di sorta. Perché quello della parità di genere non è un tema riservato alle segrete stanze del potere ma fondamentale per la nostra crescita collettiva.
Pensavamo di aver messo in soffitta la lotta per l’emancipazione femminile, lasciando spazio alla costruzione di governance veramente paritarie. Evidentemente, ci sbagliavamo. La lotta per l’emancipazione deve continuare e parte del suo esito passerà anche da Firenze e dalle scelte che il presidente Eugenio Giani intenderà compiere per sanare il gravissimo vuoto di civiltà di questo lunedì che sarà ricordato come una triste pagina della politica toscana.
Al presidente Giani chiediamo con la massima urgenza un incontro, peraltro non avuto in occasione delle consultazioni che hanno preceduto il consiglio di oggi, affinché - come dichiarato in campagna elettorale - la giunta sia paritaria e la vicepresidenza venga affidata ad una donna. Alla segreteria del nostro partito chiediamo invece una riflessione ampia e franca su ciò che è accaduto. Affinché non si ripeta mai più che un partito che voglia dirsi davvero democratico si dimentichi delle donne. La violenza, la marginalizzazione, l’esclusione trovano terreno fertile quando si cede il passo all’indifferenza. E noi #nonsiamoindifferenti.La prima non è stata affatto buona e il presidente Giani farebbe meglio ad aggiustare la rotta già dalle prossime ore. Perchè se è vero com’è vero che la Toscana è presidio di cultura e civiltà, è altrettanto vero che questo pomeriggio come comunità politica abbiamo dato prova di non essere all’altezza di questo ruolo. Presidente del consiglio: uomo. Vicepresidenti del consiglio: uomini. Consiglieri delegati: uomini. Unico ruolo attribuito ad una donna - buon lavoro, Federica Fratoni - quello di consigliera segretaria dell’ufficio di presidenza, condiviso però - neanche a farlo di proposito - con un uomo. Della giunta ancora orfana dell’ottavo nome sappiamo per adesso che faranno parte tre donne - Alessandra Nardini, Monia Monni e Serena Spinelli a cui vanno le nostre congratulazioni per la nomina - e quattro uomini.
Resta una casella da riempire, quella che Giani ha dichiarato voler attribuire a Italia Viva. E sia mai che non vengano rispettati gli equilibri di coalizione, se necessario anche a dispetto di quelli di genere. (!) Ancora ignota l’identità di colei o colui che ricoprirà la casella della vicepresidenza. Nel suo complesso, il consiglio di oggi è un rebus di equilibrismi politici in cui la logica delle correnti ha prevalso ancora una volta sulla democrazia paritaria, dimostrando che, no, il nostro Paese non è affatto pronto ad una leadership femminile e che ancora la strada da fare è lunga, dissestata e piena di ostacoli.
Dispiace che sia proprio la Toscana a lanciare questo messaggio fortemente maschilista e dispiace ancor di più che il Partito Democratico non abbia avuto la forza di evitare un simile scenario. Perché, è inutile negarlo, quello che abbiamo è un problema di natura politica prima che culturale. Il PD Toscana non si è dimostrato all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Per questo, come donne e come democratiche ci sentiamo in dovere di aprire un dibattito politico in maniera forte e per i politicanti di lungo corso probabilmente scomposta e inappropriata in un momento così complesso per gli equilibri della futura giunta Giani. Ma se c’è una cosa di cui siamo certe è il fatto che questo non è più il tempo di essere moderate. Davanti ad una netta presa di posizione come quella di questo pomeriggio non possiamo che rispondere con una sonora bocciatura che arriva a viso aperto, senza dietrologie di sorta. Perché quello della parità di genere non è un tema riservato alle segrete stanze del potere ma fondamentale per la nostra crescita collettiva.
Pensavamo di aver messo in soffitta la lotta per l’emancipazione femminile, lasciando spazio alla costruzione di governance veramente paritarie. Evidentemente, ci sbagliavamo. La lotta per l’emancipazione deve continuare e parte del suo esito passerà anche da Firenze e dalle scelte che il presidente Eugenio Giani intenderà compiere per sanare il gravissimo vuoto di civiltà di questo lunedì che sarà ricordato come una triste pagina della politica toscana.
Al presidente Giani chiediamo con la massima urgenza un incontro, peraltro non avuto in occasione delle consultazioni che hanno preceduto il consiglio di oggi, affinché - come dichiarato in campagna elettorale - la giunta sia paritaria e la vicepresidenza venga affidata ad una donna. Alla segreteria del nostro partito chiediamo invece una riflessione ampia e franca su ciò che è accaduto. Affinché non si ripeta mai più che un partito che voglia dirsi davvero democratico si dimentichi delle donne. La violenza, la marginalizzazione, l’esclusione trovano terreno fertile quando si cede il passo all’indifferenza. E noi #nonsiamoindifferenti.
Fonte: Conferenza donne democratiche Toscana
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