A volte viene quasi da pensare che questa nostra benedetta Costituzione sia il condensato di ogni male. Sono 30 anni ormai che ogni governante (dimenticandosi che la sua funzione è temporanea) pensa di risolvere ogni problema del Paese modificando il documento che rappresenta quella base giuridica e di valori sui cui il Paese si fonda e si sostiene.
Una classe politica sempre meno credibile e preparata, che cerca di svicolare dalle proprie responsabilità aggredendo le regole fondamentali come se quello fosse il problema.
Con il risultato di “riforme” (e a chiamarle in tal modo ci vuole coraggio) che hanno sempre più cercato di snaturare un documento, forse bisognoso di alcune revisioni, ma non certo meritevole degli attacchi e dei tentativi, per fortuna decaduti e sconfitti, di stravolgimento radicale che ha subito.
Dal progetto di “grande riforma” Craxiana, verso un presidenzialismo estraneo alla nostra tradizione repubblicana, ci si è poi indirizzati, per compiacere forze disgregatrici dell’unità nazionale quali la Lega Nord degli anni 80/90, sulla modifica del titolo quinto (tra l’altro scritto in linguaggio incomparabilmente più complicato e astruso rispetto al limpido italiano del resto del documento: basta confrontare i periodi, la lunghezza e la comprensibilità).
Per inciso: tale modifica ha dato l’assist, venti anni dopo, alla sciagurata ipotesi di regionalismo differenziato.
Si è poi tentato, sotto il governo Berlusconi, un nuovo assalto, rintuzzato come lo sarà quello, altrettanto, se non più deleterio, del progetto Renziano: una delle proposte più confusionarie, caotiche e inquietanti mai viste.
Come tacere poi del vero stravolgimento, portato avanti in sordina e senza clamori mediatici, dato dalla modifica dell’Art.81? Una legge fondamentale che ha nell’Art.1 (*) il proprio perno, è stata spostata con questa modifica verso una visione ideologica. L’ideologia neoliberista, ordo-liberista e anti-popolare, che mette prima di tutto la stabilita dei prezzi e il pareggio bilancio rispetto al lavoro e alla dignità della persona.
Come si vede non è necessario cambiare i punti fondamentali, basta togliergli la sabbia sotto i piedi e rendere quei principi, di fatto, inutilizzabili.
Così è stato per le leggi elettorali maggioritarie a fonte di una naturale inclinazione al proporzionale che la nostra costituzione porta con sé. Il principio su cui poggia la carta è la rappresentanza, non il governo. E dopo 20 anni di regime fascista la cosa è assolutamente comprensibile.
Meno comprensibile è di quale antifascismo si possa fare professione se si dimenticano i fondamentali.
Arriviamo quindi all’oggi, dove si ritorna all’attacco del Parlamento con la riduzione dei rappresentanti del popolo, e quindi con minore possibilità di rappresentanza per i cittadini. Giustificando questa vera e propria vergogna con un misero risparmio.
Qualora avesse davvero un senso parlare di risparmio in contrapposizione alla rappresentanza democratica, sarebbe stato forse sufficiente abbassare lo stipendio dei parlamentari. Si è scelta una strada che porta sempre più lontano dalla democrazia come pratica partecipativa reale, e non solo come “messa in scena” di atti senza vero potere di scelta (“voti utili”, ”sbarramenti”, fine dei partiti di massa).
E questo in modo analogo alla fasulla democrazia europea, in mano a non eletti, che scrivono leggi senza consenso popolare, ma con tutto il sostegno delle potenti lobby economiche e finanziarie.
Qualche anno fa Colin Crouch, in suo libro così intitolato, parlò di “postdemocrazia”. Ovvero di un luogo dove le forme sono rimaste apparentemente democratiche, ma la prassi le ha completamente eliminate.
Siamo ormai oltre questa fase, e se questa modifica passerà, se non ci sarà un compatto e netto “NO” al prossimo referendum costituzionale del 20 e 21 Settembre, il cittadino italiano avrà ancora meno scelta rispetto ai passati e antidemocratici “listini bloccati”, e sarà sempre più spettatore passivo, sempre più propenso a credere agli aspiranti stregoni di turno.
(*) Art.1 - L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Francesco Polverini, Consigliere comunale Montelupo
Leonardo Masi, Consigliere comunale Empoli
Florian Heusl, Consigliere comunale Montespertoli
Serena Francalani, Consigliera comunale Montespertoli
Cinzia Farina, Consigliera comunale Montespertoli
Beatrice Cioni, Consigliera comunale Empoli
Michele Brandi, Consigliere comunale Montespertoli
Fonte: Ufficio stampa
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