La stagione di raccolta dei funghi è alle porte e già si è registrato, nei giorni scorsi, un primo caso di intossicazione sul territorio dell’Asl Toscana nord ovest. Sette turisti, che credevano di aver raccolto i “Cantharellus cibarius”, ottimi funghi commestibili chiamati anche “Galletti”, hanno invece raccolto e consumato alcuni esemplari di “Omphalotus olearius” (fungo dell’olivo).
Queste sette persone hanno dovuto ricorrere nel corso di questo mese di agosto 2020 alle cure del Pronto Soccorso dell’ospedale di Pontremoli. Cinque di loro sono poi stati ricoverati, ma sono stati nel frattempo dimessi.
Dal 2007 in Toscana ben 1673 persone hanno accusato sintomi, da gravi a lievi, a seguito del consumo di funghi, perché non commestibili o per intolleranze personali, oppure ancora per utilizzo di funghi in cattivo stato di conservazione o non correttamente processati.
L’82% dei casi è riferito a funghi raccolti in maniera autonoma. Le specie maggiormente responsabili sono l’ “Entoloma sinuatum/lividum” con 471 persone intossicate (28% dei casi) e proprio l’ “Omphalotus olearius”, responsabile di gastroenterite in 331 persone (19,7%). Alle due specie insieme sono imputabili quasi la metà dei casi complessivi (47.7%).
Nello specifico sul territorio dell’Asl Toscana nord ovest ogni anno si verificano circa 40 episodi di intossicazione da funghi.
Questi dati confermano che ancora molte persone consumano i funghi con inconsapevolezza o leggerezza rispetto alla loro pericolosità, scambiando spesso specie tossiche per altre commestibili, talvolta con gravi danni alla salute.
Prima della consumazione, dopo averli raccolti, il consiglio è quindi sempre quello di far certificare i funghi agli Ispettorati micologici, presenti in maniera capillare in tutti i territori dell’Azienda USL Toscana nord ovest (in allegato l’elenco delle sedi con riferimenti ed orari). In queste strutture aziendali, personale qualificato è in grado di offrire gratuitamente il servizio di riconoscimento e controllo della commestibilità dei funghi.
Da evidenziare quindi che da ben 20 anni in Toscana è attivo un sistema di sorveglianza specifico delle malattie trasmesse da alimenti e dal 2007 sono confluite in questo ambito anche le malattie da consumo di funghi, che occupano una larga fetta delle patologie da consumo di alimenti, anche a seguito dell’abitudine di andare a funghi tipica di molti residenti in Regione, che in qualche caso dimostrano una fiducia eccessiva nelle proprie abilità di riconoscimento delle specie.
Nello specifico, la differenza tra la specie commestibile, “Cantharellus Cibarius”, e quella tossica “Omphalotus olearius” (fungo dell’olivo), consiste in due aspetti principali: il fungo buono da mangiare è terricolo e sotto il cappello non ha lamelle, ma pieghe. Il fungo dell’olivo, invece, è di colore arancio e lignicolo e sotto il cappello presenta lamelle ben evidenti, bioluminescenti ovvero visibilissime al buio.
Fonte: Asl Nord Ovest
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