Lavinia Bini, il soprano empolese conquista l'Arena di Verona

Venerdì 21 agosto, alle 21.30 all'Arena di Verona è andata in scena l'unica opera del 2020 in forma semiscenica Gianni Schicchi. Una scelta geniale portare in scena Gianni Schicchi, con i suoi 13 personaggi e la sua costruzione, a differenza di molte opere che prevedono contemporaneamente in scena un numero maggiore di personaggi, si è prestata alla perfezione alle nuove regole di distanziamento che i teatri devono rispettare per contenere la diffusione del coronavirus covid19.

Un debutto, perché 'Gianni Schicchi', opera comica in un atto di Giacomo Puccini, basato su un episodio del Canto XXX dell'Inferno di Dante (vv. 22-48) e inserita nel Trittico di Puccini, è stata rappresentata per la prima volta all'Arena di Verona.

Lavinia Bini

L'emozione, e la responsabilità, di intonare per la prima volta all'Arena di Verona la celebre aria 'Oh mio babbino caro', sono spettate al soprano empolese Lavinia Bini, che ha interpretato Lauretta, figlia di Gianni Schicchi, interpretato da Leo Nucci, regista dell'opera.

"Un'opera a cui tengo tantissimo- commenta la soprano Lavinia Bini-. Gianni Schicchi è ambientata a Firenze, nomina l'Empolese Valdelsa, tra i poderi di Fucecchio e le terre d'Empoli. È stata l'opera del mio debutto nel 2012 al Maggio Musicale a Firenze e ora l'ho interpretata per la prima volta all'Arena di Verona".

L'opera e lo 'stop coronavirus'

Un doppio debutto che arriva dopo un periodo molto difficile per il settore. "I teatri sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire a causa dell'emergenza coronavirus - afferma Lavinia Bini, dando voce a centinaia di operatori del settore che da un momento all'altro sono rimasti senza un lavoro e non sanno quando potranno riprenderlo-. "Ero in produzione a Trieste per 'La Bohème', ma a una settimana dalla prima abbiamo chiuso dopo i Dpcm dell'8 marzo. In seguito ho perso tre contratti per l'emergenza coronavirus".

Un'emozione poter tornare a calcare la scena dopo un lungo periodo di incertezza. Lavini Bini è tornata nel ruolo della Zerlina a Macerata il 26 luglio. "In questa estate segnata dal coronavirus, sono stata fortunata perché ho eseguito due opere, il 'Don Giovanni' allo Sferisterio per il Macerata Opera Festival, dove ho rotto il ghiaccio. Qui eravamo tutti molto tesi perché gravati dalla responsabilità di andare in scena con le nuove normative. I movimenti scenici devono rientrare in determinate regole, tra  cui quella dei due metri di distanziamento. A Verona abbiamo provato per tre giorni. L'opera con pochi personaggi e così costruita, semiscenica e semisferica, ci ha permesso di rispettare i distanziamenti, e indossare la mascherina quando non si canta".

Le produzioni estive sono agevolate grazie agli spazi all'aperto. Un esempio su tutti è proprio l'Arena di Verona con una capienza di 14mila posti, che per rispettare il distanziamento apre a 4.000 spettatori per i concerti estivi. La stagione invernale porta con sé dubbi e preoccupazione. "Dietro ogni spettacolo lavorano dalle 300 alle 400 persone- prosegue la soprano-. I teatri si stanno organizzando per l'inverno con una capienza notevolmente ridotta e tante incertezze".

Lavinia Bini-Lauretta

La proposta per interpretare Lauretta all'Arena di Verona ha raggiunto Lavinia Bini durante il lockdown. Una chiamata che ha il sapore di un nuovo piccolo debutto. I 4.000 spettatori hanno acclamato Lavinia Bini sull'onda dell'emozione. Un luogo che la soprano ha sempre frequentato, da spettatrice sin da bambina, con il suo babbo scomparso di recente.

"È stato diverso per me. Ho perso di recente mio padre e quando sono salita sul palco ho sentito un'energia densa. Un'emozione, rivedermi con lui d'estate in quell'Arena di Verona dove poi ho avuto un successo notevole interpretando proprio 'Oh mio babbino caro'".

Acclamata dal pubblico che ha "sentito tutto il sottotesto" ed è stato esso stesso emozione.

Chiarastella Foschini

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