Matrimoni combinati per il permesso di soggiorno, 56 indagati

Sono 56 gli indagati tra italiani, sudamericani e nordafricani per 24 falsi matrimoni in Itaia per ottenere il permesso di soggiorno. Gli stranieri dovevano pagare chi era disponibile a sposarsi. La guardia di finanza del comando provinciale di Livorno e 10 reparti (totale 100 militari) ha eseguito in questi due giorni 5 misure cautelari e 55 perquisizioni tra Livorno, Siena, La Spezia, Torino e Padova.

Le ipotesi di reato sono quelle di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e induzione in falso in atto pubblico. Coinvolti, in particolare, un cittadino della Repubblica Domenicana, un 55enne arrestato in carcere e 4 livornesi di cui una donna sottoposti all’obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria: si tratta degli organizzatori “seriali” dei falsi matrimoni, nei cui confronti il GIP del Tribunale di Livorno ha disposto, accogliendo la richiesta formulata dall’Ufficio del Pubblico Ministero, l’adozione di provvedimenti cautelari personali.

Ignari e incolpevolmente coinvolti nel sistema illecito sono risultati anche i pubblici ufficiali intervenuti nella celebrazione dei 24 falsi matrimoni (in 23 casi presso il Comune di Livorno e in un’occasione presso quello di Rosignano Marittimo) e nel rilascio dei titoli di soggiorno nei confronti di 24 stranieri (16 provenienti dalla Repubblica Dominicana, 2 dal Perù, 1 da Cuba, 2 dalla Nigeria, 1 dal Marocco, 1 dalla Tunisia e 1 dal Senegal).

24 matrimoni falsi

Gli italiani disposti a sposarsi spesso erano persone che gravitavano in zona piazza della Repubblica e via Garibaldi, che avrebbero accettato pur di avere soldi per acquistare droga, quindi anche un matrimonio con persone sconosciute. Sono stati 24 livornesi – 15 uomini e 9 donne – che, tra il 2014 e il 2019, hanno celebrato le proprie nozze con cittadini stranieri.

Le coppie di “sposi” erano spesso caratterizzate da una differenza d’età, a volte anche consistente, tra i coniugi. In due casi, le “spose” dominicane si sono, poco dopo il matrimonio, ritrovate già vedove di uomini anche trent’anni più anziani. A carico di una di queste, poco più che quarantenne, è stato contestato anche l’abbandono di persona incapace di provvedere a se stessa in ragione delle patologie sofferte e dell’età avanzata (ultra settantenne). Tra l’altro, non appena appresa la notizia del decesso dell’anziano coniuge, la vedova, che si trovava in Spagna, faceva rientro in Italia e, come erede, subentrava quale locataria di una casa popolare a Livorno.

Per chiedere il divorzio, lo sposo non ricordava il nome della coniuge

Da citare il caso di uno “sposo” italiano che, a distanza di alcuni anni dopo il falso matrimonio, ha inteso intraprendere il percorso per ottenere il divorzio. A tal fine, quest’ultimo si è nuovamente rivolto al dominicano che lo aveva reclutato come “sposo a pagamento” poiché non era in grado di ricordare il nome della donna con la quale aveva contratto le nozze e non sapeva, dunque, come richiederne la separazione legale. Dopo non essere riuscito a reperire il cognome della propria “moglie” nemmeno tramite ricerche sui social e sul web, ha, infatti, richiesto all’organizzatore delle “nozze combinate” come poter rintracciare la donna.

Ogni matrimonio celebrato prevedeva il pagamento di un corrispettivo, solitamente tra i 6.000 e gli 8.000 euro, da ripartire, poi, tra il “coniuge” italiano, l’“agente matrimoniale” dominicano e altri soggetti che, in più occasioni, si sono prestati a collaborare per organizzare le cerimonie nuziali.

Può, dunque, stimarsi come il sistema abbia prodotto – considerando solo i 24 matrimoni di cui è stata accertata la falsità che probabilmente sono destinati ad aumentare sulla base degli elementi raccolti – un volume d’affari illecito di circa 150-200 mila euro.

Coinvolta la Toscana e il Nord Italia

L’esecuzione delle misure cautelari personali e delle numerose perquisizioni disposte dall’A.G. labronica ha interessato 55 obiettivi, in Livorno nonché nei comuni di Rosignano Marittimo (LI), Cecina e di Castagneto Carducci (LI), con l’impiego complessivo di 33 pattuglie: oltre agli investigatori del Nucleo PEF, hanno operato finanzieri in forza ad altri 5 Reparti dipendenti da questo Comando Provinciale (1^ e 2^ Compagnia Livorno, Compagnia di Piombino, Tenenza di Cecina e Tenenza di Castiglioncello).

Le operazioni di polizia giudiziaria ed economica hanno ricompreso anche 6 interventi svolti fuori provincia, mediante la collaborazione dei militari in servizio in 4 Reparti della Toscana (Poggibonsi), Liguria (La Spezia), Piemonte (Torino) e Veneto (Padova), località ove, nel tempo, taluni degli “sposi” avevano trasferito il proprio domicilio.

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