Sei persone in carcere, una ai domiciliari e quattro con obbligo di dimora per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato). Questo il risultato dell'operazione dei carabinieri del comando per la tutela del lavoro tra Firenze, Prato e Pistoia questa mattina. Sono stati sequestrati molti beni mobili e immobili appartenenti a persone fisiche e giuridiche coinvolte nell'inchiesta. Nella mattinata i dettagli verranno diramati in una conferenza stampa alla presenza del procuratore capo Giuseppe Creazzo.
Contestualmente, è stato eseguito ad un decreto di sequestro preventivo emesso dalla medesima Procura della Repubblica dei beni mobili e immobili appartenenti a tre società indagate, dedite alla pubblicità commerciale di beni e servizi con sedi in Prato e Massa Carrara, fra cui sette autofurgoni utilizzati per la commissione dei reati ascritti, numerosi conti correnti bancari intestati a persone fisiche e giuridiche coinvolte nell’indagine, sui quali sono depositati o sono transitati gli importi patrimoniali provento dei reati contestati, diverse carte di credito e prepagate in uso agli indagati per un valore complessivo, allo stato, di circa 500.000 euro.
Le indagini, di tipo tradizionale e patrimoniale, svolte dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Firenze sulla base di una segnalazione di quella Prefettura - che aveva rilevato anomalie in una richiesta di protezione internazionale da parte di un cittadino straniero ospitato presso il Centro Accoglienza Speciale (C.A.S.) di Scandicci (FI) - hanno documentato lo sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno, di circa ottanta lavoratori extracomunitari, prevalentemente africani, da parte dei gestori delle suddette società.
In particolare, venivano accertate le modalità con le quali i medesimi, in assenza delle minime condizioni di tutela della salute, igiene e sicurezza, costringevano i lavoratori a distribuire volantini pubblicitari di note catene commerciali nazionali e internazionali per 12-13 ore di lavoro giornaliere in quasi tutte le province della Toscana con una retribuzione che non superava i trenta euro, parte dei quali veniva trattenuta dai caporali delle società indagate che controllavano i lavoratori anche con dispositivi elettronici di tracciamento e positioning.
Fra i destinatari dei provvedimenti figurano un ospite del C.A.S. di Campi Bisenzio (FI), e uno della struttura Caritas di Sesto Fiorentino (FI); altri due erano già ospitati presso le strutture degli S.P.R.A.R. (Sistemi di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Scandicci e Campi Bisenzio, all’interno delle quali venivano svolte parte delle condotte illecite contestate nei provvedimenti de quo.
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