Con l’arresto di 12 responsabili e l’esecuzione di oltre 120 perquisizioni, nello scorso mese di febbraio si concludeva la prima fase dell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Golden Wood”, condotta dai Finanzieri del Gruppo di Prato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, in virtù della quale è stata sgominata un’associazione a delinquere - stanziata a Prato, nella provincia di Firenze ed a Palermo - composta prevalentemente da soggetti di origine siciliana.
Agli arrestati ed agli ulteriori indagati, in totale 60, è stata contestata - a vario titolo - l’associazione per delinquere, con l’aggravante consistente nell’agevolazione dell'attività di un’organizzazione mafiosa, finalizzata alla commissione dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona.
Dalle indagini è in effetti emerso che il sodalizio avrebbe riciclato, ostacolando l’identificazione della provenienza delittuosa, oltre 38,6 milioni di Euro di proventi illeciti frutto degli affari criminali di Cosa Nostra, nel caso di specie la “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia, figlio di Francesco, quest’ultimo già esponente di vertice del “mandamento mafioso di Brancaccio”, condannato all’ergastolo sia per la strage di via d’Amelio a Palermo che per quella di via dei Georgofili a Firenze.
Il gruppo criminale, al fine di immettere nel circuito economico denaro di provenienza illecita, avrebbe creato e gestito - direttamente e tramite una serie di prestanome - una galassia di 33 imprese operanti nel settore del commercio di pallets, con sedi in tutto il territorio nazionale ed in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio. Sfruttando questi soggetti economici, solo in parte reali ed effettivamente attivi, è stato posto in essere un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, per un importo complessivo pari ad oltre 50 milioni di euro. La solidità dell’impianto accusatorio ha trovato peraltro conferma anche nel successivo rigetto, da parte del competente Tribunale del Riesame, delle istanze presentate avverso l’applicazione o per l’attenuazione delle misure cautelari personali adottate.
Dalla seconda fase dell'inchiesta, i finanzieri del gruppo di Prato - coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia - hanno ricostruito i possedimenti cosicché, sulla base degli elementi raccolti, il Tribunale di Firenze ha emesso numerosi decreti di sequestro preventivo finalizzato all’eventuale successiva confisca di disponibilità finanziarie, conti correnti, imprese, immobili ed automezzi di proprietà, fino all’equivalente di oltre 38,6 milioni di Euro, importo corrispondente al profitto complessivamente conseguito tramite l’attività di riciclaggio.
In esecuzione dei citati provvedimenti di applicazione di misure cautelari reali, nei giorni scorsi le Fiamme Gialle pratesi hanno sottoposto a sequestro:
- 9 immobili, tra cui una lussuosa villa nella riviera romagnola, una villetta sulla costa palermitana, due appartamenti sulla riviera ligure di Ponente con pertinenti box, un immobile di Prato ove ha sede un bar e due terreni agricoli nel palermitano;
- 8 autoveicoli, alcuni dei quali di grossa cilindrata, ed un motoveicolo;
- 22 rapporti finanziari, tra cui conti correnti, polizze vita, buoni postali e fondi comuni d’investimento, per un controvalore pari a circa 1,2 milioni di euro;
- denaro contante per oltre 200.000 euro;
- 4 imprese operanti nel settore del commercio all’ingrosso di imballaggi.
Fonte: Guardia di Finanza di Prato
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