Ritengo opportuno fare una chiarezza e delle considerazioni in merito alla vicenda del Teatro Stabile in carcere. Innanzitutto dico con forza che le valutazioni sono fatte sulle cose e non sulle persone e che sulla attività teatrale a Volterra non c’è alcuna messa in discussione: ha riscosso grandi successi e tanta pubblicità ha fatto a Volterra, ha contribuito alle attività turistiche e ricettive locali e non è da interrompere.
Altrettanto corretto però è che i successi vantati in questo senso non vadano contro quello che è più opportuno in questi momenti di crisi economica. Se ci sono stati di pubblico, di ascolti, nonché di presenze nessuno intende farli cessare. La questione è perché dare il via ad un progetto di costruzione di un teatro quando l’attività che vi verrà svolta per trenta anni ha ottenuto riconoscimenti senza di esso.
Molti volterrani che si dice siano stracontenti del Teatro Stabile non hanno ben chiaro il progetto: dentro la Fortezza Medicea, un ambiente storicamente importante e sicuramente da valorizzare e preservare, verranno fatti degli scavi per fare posto ad una costruzione moderna, un teatro appunto da duecento posti. Una idea che può suonare come una irreparabile alterazione della struttura della Fortezza.
Inoltre si dice che il progetto è finanziato dal Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, per oltre un milione di euro, già stanziati appositamente e quindi solo da usarli, perché a costo zero. Manca la parte successiva: qualsiasi amministratore di qualsiasi ente sa che per sopravvenuti problemi gli stanziamenti previsti possono essere messi, con una semplice variazione di bilancio, su altri capitoli di spesa, per coprire occasioni più necessarie.
Non si specifica che il milione e duecentomila euro non coprirà assolutamente la spesa necessaria, ma occorreranno ulteriori due, tre milioni e forse più di euro per il completamento dell’opera, già previsti e prevedibili.
Si sorvola sul fatto che lo stanziamento del Dipartimento Penitenziario, che amministra comunque denaro pubblico, è stato destinato al teatro, ma sarebbe parte dell’accantonamento destinato alle necessità degli istituti di pena della toscana, per loro ammodernamento o adeguamento o messa in sicurezza o miglioramento ambientale a favore di detenuti e agenti.
Si trascura di dire che gli ulteriori finanziamenti verranno almeno in parte dalle pieghe di bilancio della Regione Toscana, ovvero dai proventi delle tasse dei cittadini.
Allora ci chiediamo: con due o tre milioni di euro, in questo momento, con una attività teatrale trentennale ben avviata e funzionante pur senza una struttura megagalattica, non si trova di meglio da fare? Se li vogliamo investire su Volterra, si farebbe del male a distribuirli diversamente, magari (detto a braccio) per eliminare il pericolo di crolli, visto che da anni l’ingresso al carcere è transennato, che gli impianti idrici e di smaltimento potrebbero essere rivisti? E l’ulteriore contributo della regione se andasse a fondo perduto alle imprese locali che sono in sofferenza? Diecimila euro a cento imprese, o attività commerciali o turistiche volterrane farebbe un milione: non sarebbe una cosa utile per la città?
Quando si devono contrarre gli investimenti perché l’economia non va bene, non è forse giusto riversare soldi sulle attività in sofferenza? Uno stesso beneficiario che si rendesse conto di questo, dovrebbe per primo chiedere un utilizzo diverso delle cifre stanziate, non arroccarsi su prerogative che non hanno più fondamento. I numerosi volterrani che vengono tirati in causa come giustamente contenti della attività riabilitativa e di recupero operata anche dalla attività del teatro hanno la percezione di quanto appena scritto? Perché non fare un serio quesito ascoltando tutti, non solo quelli più vicini e più visibili sui social?
Marzio Innocenzi, Lega Volterra
Notizie correlate
Tutte le notizie di Volterra
<< Indietro