Il monitoraggio dello stato di salute dei ponti toscani, avviato dopo il crollo del ponte Morandi di Genova e portato avanti nel corso del 2019 in collaborazione con Upi, Anci, con le Università di Pisa e Firenze e con la Federazione degli Ingegneri della Toscana, ha portato già all’individuazione di interventi per oltre 16 milioni di euro ed ha fatto da base di partenza per la stesura di linee guida nazionali.
“La salute delle nostre infrastrutture – ha spiegato l’assessore regionale alle infrastrutture Vincenzo Ceccarelli, che oggi ha aperto l’evento on-line "Monitoraggio dei ponti stradali: dal modello toscano alle linee guida nazionali”, organizzato dalla Regione, con l'adesione di Upi e Anci Toscana, al quale hanno partecipato circa 150 iscritti - deve essere una priorità. Per questo la Regione Toscana, all’indomani del terribile episodio del crollo del ponte Morandi a Genova, ha deciso di estendere a tutti i ponti e viadotti, anche quelli di competenza provinciale e comunale, un’azione di monitoraggio finalizzata ad evidenziare possibili criticità, e ad intervenire prima di possibili danni”. “Da questo percorso condiviso, svolto insieme ai tecnici di Province e Comuni ed in collaborazione con gli ordini degli ingegneri della Toscana – prosegue Ceccarelli – è nato un modello di analisi perfezionato grazie alla collaborazione delle Università di Firenze e Pisa. Grazie ad esso abbiamo monitorato un primo campione di 164 ponti, ritenuti quelli di maggior rilievo sulla rete stradale regionale. Il fatto che l'esperienza toscana sia stata di riferimento anche nella definizione delle linee guida nazionali è per noi motivo di ulteriore soddisfazione”.
L’opera di monitoraggio dei ponti presenti sul territorio regionale è iniziata nel settembre 2018 con la definizione di un gruppo di lavoro formato da tecnici della Regione, della Province, della CMF, da docenti e personale delle Facoltà di Ingegneria delle Università di Firenze e Pisa, da rappresentanti della Federazione degli Ingegneri della Toscana e di UPI e ANCI Toscana. Dopo una prima fase di individuazione dei ponti e dei viadotti prioritari, 164 in tutto, è stato elaborato un modello tecnico-operativo per fare in modo che tutte le verifiche e le ispezioni venissero svolte applicando gli stessi criteri di valutazione. E’ stata poi stilata una classifica di priorità di intervento in base al livello di rischio e sonos tati organizzati dei corsi di formazione specifici per i tecnici che avrebbero svolto le ispezioni. A dicembre 2018 la Regione ha erogato alle Province ed alla CMF le risorse necessarie per le assicurazioni ed i rimborsi forfettari dei tecnici e degli ingegneri volontari coinvolti. Da marzo 2019 sono iniziate le ispezioni e tra novembre 2019 e gennaio 2020 è stato determinato il livello di rischio dei ponti “prioritari” esaminati ed è stata definita la graduatoria di priorità d'intervento. Già da giugno 2019 sono state assegnate alcune risorse per i ponti e viadotti prioritari per i quali era stata segnalata necessità di intervento.
Tra i 164 ponti regionali ‘prioritari’, 34 si trovano lungo le strade regionali e tra questi 28 facevano parte del primo gruppo di infrastrutture controllate. Per essi e per altri 11 ponti evidenziati dalle Province è stata stimata la necessità di manutenzione per un importo complessivo di circa 16.350.000 euro. “La Regione – spiega Ceccarelli - ha stanziato nel bilancio 2020 – 2021 le risorse necessarie a finanziare gli interventi sulla propria rete stradale. Resta il tema di come proseguire per le verifiche sugli altri ponti, soprattutto su quelli che fanno capo agli enti locali, su come effettuare le verifiche senza il supporto della Federazione Ingegneri della Toscana e come reperire le risorse per le manutenzioni necessarie”.
Nel corso dell'iniziativa organizzata dalla Regione, alla quale hanno aderito anche le Università di Pisa e Firenze, oltre agli ordini degli ingegneri, il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Massimo Sessa ha illustrato le linee guida nazionali promosse dal MIT e già approvate dal Consiglio, redatte con il contributo di varie Università italiane, fra le quali l'Università di Pisa già partner del monitoraggio toscano. "Le linee guida ministeriali - conclude Ceccarelli - ampliano la gamma dei parametri oggetto di valutazione, ma la base di partenza è la stessa proposta dal modello toscano".
Fonte: Regione Toscana - ufficio stampa
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